Schengen, Ok della Ue ai controlli ma non al confine del Brennero

Finora sono stati 1441 i profughi ridistribuiti da Italia e Grecia

Controlli alle frontiere nell’area Schengen ma non ancora al Brennero. Via libera della commissione Ue alle richieste degli Stati interessati: presentata una raccomandazione al Consiglio europeo, sulla base di un articolo del Codice Schengen mai usato prima per permettere a Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia di estendere i controlli temporanei alle frontiere interne fino ad un massimo di sei mesi, ma solo per confini specifici.

L’iniziativa è strettamente legata alle carenze persistenti nella gestione greca delle frontiere esterne, e proprio per questo, ad esempio, tra i confini che saranno oggetto dei check non figura il Brennero. Frattanto, il  commissario Ue alla migrazione, Dimitris Avramopoulos in un’intervista all’Ansa, si dice «deluso» per l’andamento lento dello schema della redistribuzione sul territorio europeo dei profughi - lontano dal target di 6 mila al mese - e parladi  «mancanza di volontà politica».

Poi, precisa: «La decisione di ricollocare è vincolante, e gli Stati membri hanno un obbligo morale e legale a farlo. Per ora non abbiamo intrapreso alcun passo legale, i miei metodi di persuasione e incoraggiamento sono stati politici; ma non significa che non ci saranno».

Fino ad ora sono stati 1441 i profughi ridistribuiti da Italia e Grecia. Di questi solo 565 dall’Italia. Ma «ora che gli arrivi in Italia sono di nuovo in aumento, il numero di ricollocamenti deve crescere se vogliamo evitare un deterioramento nel Paese», avverte. Le capitali «devono capire che se vogliono evitare movimenti secondari irregolari e fuori controllo, il ricollocamento è l’unica soluzione». In Grecia i flussi si sono ridotti, «ma ci sono oltre 50mila persone bloccate nel Paese - sottolinea - di queste oltre il 70% sono ricollocabili».

Proprio il sistema dei ricollocamenti sarà alla base della proposta legale per la revisione del regolamento di Dublino, presentata dalla commissione Ue. Il meccanismo scatterà quando la pressione alle frontiere esterne di un Paese sarà sproporzionata. Ma chi si rifiuta di accogliere, dovrà pagare 250mila euro, per ogni richiedente rifiutato.

La raccomandazione al Consiglio Ue sui controlli di frontiera è strettamente legata ai buchi persistenti nella gestione greca delle frontiere esterne, e proprio per questo, ad esempio, tra i confini non figura il Brennero. Avramopoulos però sottolinea: «Schengen non sta morendo. Al contrario, la commissione Ue sta facendo di tutto per ripristinarlo e tornare alla normalità, come indicato nella roadmap Back to Schengen».

Per «andare avanti però - avverte - servono passi intermedi. Ciò che vogliamo raggiungere, e cioè una situazione di rimozione di tutti i controlli, non può accadere in una notte, per questo dobbiamo assicurare un processo graduale, anche se questo significa permettere controlli temporanei eccezionali alle frontiere interne».

Rispetto all’idea lanciata dal ministro Alfano di costruire hotspot in mare, il commissario si dimostra possibilista. «È interessante e da esplorare, ma ci sono alcune questioni legali, tecniche e finanziarie che devono essere risolte prima, per sapere se è sostenibile e fattibile. Questo è esattamente ciò che gli esperti di Frontex stanno facendo assieme agli esperti delle autorità italiane». 

Nel frattempo però Avramopoulos raccomanda all’Italia di «estendere la sua politica sui rimpatri e le sue capacità di detenzione e accoglienza», anche «per evitare che il sistema d’asilo italiano» finisca troppo sotto pressione.

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