Pensioni, le ipotesi allo studio del governo. Susanna Camusso: «Non fare allarmismo»

Dopo l’allarme lanciato dal presidente dell'Inps Tito Boeri che ha parlato del rischio di una generazione perduta riferendosi all’ipotesi che i nati nel 1980 potrebbero andare in pensione a 75 anni, si accende il dibattito sull’uscita dal mondo del lavoro. Il ministro Padoan ha aperto alla possibilità di intervenire per rivedere le normative.

«Proporre in questo modo la previsione di pensione a 75 anni è irragionevole, rischia di sembrare un annuncio e non una criticità da affrontare. Rischia inoltre di passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani con molti che reagiscono dicendo allora non pago più i contributi». È questo il commento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso a margine dell'assemblea dei lavoratori con disabilità parlando della previsione del presidente Inps sulle pensioni della generazione anni '80.


Ecco in sintesi quali sono i temi sui quali sta ragionando il governo.

OBBLIGATORIETÀ PER IL VERSAMENTO DEL TFR NEI FONDI

Il trattamento di fine rapporto così come è concepito in Italia non esiste negli altri Paesi (ci sono forme di indennità di licenziamento che non vengono erogate sia in caso di dimissioni che di licenziamento per colpa del lavoratore). Il Tfr vale il 6,91% della retribuzione annua del lavoratore dipendente e il versamento nel fondo complementare (adesso scelto da una quota minoritaria dei lavoratori) potrebbe rafforzare significativamente il secondo pilastro. Il Governo potrebbe anche valutare il versamento obbligatorio solo di una quota del Tfr o decidere il versamento forzato solo per i nuovi assunti. Non è escluso un semplice rafforzamento dell'automatismo con il silenzio assenso senza comunicazione della possibile scelta.

PRESTITO PENSIONISTICO

Resta tra le opzioni più accreditate la possibilità di un anticipo di una prestazione 'light' (sugli 800 euro) in attesa del pensionamento da restituire a rate sull'assegno previdenziale una volta raggiunti i requisiti. Su questo punto potrebbe intervenire anche un accordo con il sistema creditizio. La soluzione potrebbe essere usata anche solo per le persone che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione come una sorta di mobilità lunga ma pagata dal lavoratore magari con un contributo dell'azienda.

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ANTICIPO USCITA CON PENALIZZAZIONE

È una possibilità che potrebbe essere utile per i lavoratori con un'aspettativa di pensione più alta perchè il taglio dell'assegno non dovrebbe essere inferiore al 3-4% per ogni anno di anticipo della pensione. Nonostante questo taglio resta il problema della copertura finanziaria dell'esborso in questi anni dato che le pensioni in più si pagano subito e il recupero avviene nel tempo.

RICALCOLO DELL'ASSEGNO CON IL SISTEMA CONTRIBUTIVO

L'anticipo non sarebbe conveniente per il lavoratore perché la riduzione dell'assegno sarebbe consistente (circa il 25%), quindi nel caso di anticipo di 4 anni oltre il 6% l'anno.

STAFFETTA TROPPO COSTOSA

Anche la staffetta generazione appare un'opzione difficile da mettere a punto dato che va comunque finanziata come accade per il part time agevolato che pure non prevede turn over obbligatorio.

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