Otto marzo di protesta per le donne delle pulizie

Scuola, manifestazione a Montecitorio del personale Ata

Ma quali mimose? Quali spettacolini osé con spogliarellisti pronti a mettere in mostra bicipiti, addominali e natiche? Sarà un 8 marzo di lotta nel settore pulizie e decoro della scuola, dove su circa 18.000 addetti in appalto ben 12.000 sono donne: l’Usb ha indetto lo sciopero in Sicilia, Puglia, Basilicata, Sardegna, Campania, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

Non solo. È prevista una manifestazione in piazza di Montecitorio: dalle 11 convergeranno lavoratrici e lavoratori da tutte le regioni coinvolte. Per quelli impegnati nelle pulizie e nelle piccole manutenzioni legate al progetto «scuole belle», sono partite le procedure di licenziamento da parte delle aziende con pesantissimi tagli.

«Il Governo ha assunto l’impegno, per ora solo formale, di trovare ulteriori risorse per completare il progetto “scuole belle”, ma solo fino alla fine dell’anno scolastico e cioè al massimo fino a giugno - sottolinea Carmela Bonvino, dell’Esecutivo nazionale Usb Lavoro Privato - mentre si parla genericamente di valutare la possibilità di una soluzione a regime, non chiaramente individuata. La mera prosecuzione dell’appalto e del progetto “scuole belle” non dà tranquillità e prospettive e sancisce la continuazione del regime degli appalti che di fatto ha creato esso stesso gli esuberi.

L’alto livello dei profitti garantito alle aziende con la gara Consip, circa il 26% in più rispetto al costo del lavoro, richiede risorse spropositate a fronte dei bassi livelli occupazionali e di servizio garantiti, che oltretutto sono accompagnati da condizioni di lavoro inaccettabili, sia in termini di carichi che di flessibilità selvaggia, di assenza dei diritti e mancati pagamenti, nonchè di ulteriori periodi di ammortizzatori sociali in deroga».

La richiesta dei lavoratori e del sindacato è che il Governo «si impegni da subito senza ulteriori indugi a realizzare l’unica soluzione possibile per mettere fine a questa storia di precarietà che dura da vent’anni, cioè la stabilizzazione degli addetti negli organici del personale Ata, con conseguente reinternalizzazione del servizi».

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