La testimonianza di due trentine «Lacrimogeni e spray contro i migranti»

Una situazione sempre più tesa e drammatica: lacrimogeni, cariche della polizia, poco cibo e poca acqua, persone che continuano ad arrivare. Al confine tra Serbia e Ungheria, più precisamente a Röszke, i giorni passano e la tensione aumenta. A confermarlo sono le due volontarie e attiviste trentine Anna Irma Battino e Valentina Merlo, che partecipano alla staffetta #overthefortress per portare aiuto, solidarietà ai migranti e per documentare la loro situazione.

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Rispetto a due giorni fa la situazione è cambiata?
«Radicalmente. Mercoledì mattina siamo arrivati a tremila persone presenti, rispetto alle mille e cinquecento di martedì. Le condizioni sono sempre più disumane e mercoledì sera la polizia ungherese ha lanciato gas urticanti, usato pallottole di sale e lacrimogeni: un gruppo di persone, formato in gran parte da giornalisti, donne e bambini, è riuscito a entrare in Ungheria sfruttando un varco. In un primo momento pareva che i poliziotti avrebbero permesso il passaggio. Poi, invece, è accaduto di tutto».
Ma se i confini ungheresi sono chiusi e il presidente Orban non pare intenzionato a concedere nulla ai profughi, perché continuano ad arrivare migranti?
«Bisogna pensare che queste persone non hanno le notizie in tempo reale che abbiano noi. Molti di loro camminano da giorni attraverso boschi e campi e le informazioni che hanno sono sbagliate, o meglio sono diventate sbagliate perché la situazione politica è molto cambiata. Inoltre non hanno alcun tipo di assistenza o di aiuto politico, basti pensare che qualche rappresentante dell’Onu lo abbiamo visto solo oggi (ieri ndr)».

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Cosa è accaduto mercoledì?
«Si è creata una situazione di altissima tensione. Ad un certo punto la polizia ungherese ha iniziato a indietreggiare e i migranti hanno pensato che fosse un segnale di resa, che a quel punto avrebbero potuto entrare in Ungheria, o meglio attraversare l’Ungheria e proseguire il viaggio verso il nord Europa. Una donna con due bambini ci ha abbracciate con le lacrime agli occhi e tutti urlavano «thank you, thank you». In un attimo, però, tutto è cambiato: la polizia ha caricato e manganellato. All’appello mancano venti persone, tra cui quattro bambini». 

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Ci sono ancora tremila persone in quel punto del confine?
«Un po’ meno, perché molte sono partite alla volta della Croazia, più precisamente di Zagabria. Ma molte altre arriveranno. La situazione è molto confusa e caotica, perché anche «aggirando» l’Ungheria non hanno comunque la certezza di poter giungere a destinazione».
Le due ragazze trentine rientreranno oggi in Italia e poi a Trento. Ma altri volontari arriveranno e la staffetta continuerà.

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