Profughi in aumento, allarme per i naufragi e l'accoglienza

Secondo testimonianze raccolte dalla ong Save the Children, potrebbero esserci 400 nuove vittime di un naufragio al largo di Lampedusa, persone che erano partite dalle coste libiche per raggiungere l’Europa.

I 150 sopravvissuti sbarcati ieri a Reggio Calabria, sulla nave Orione, parlano di molti giovani e bambini che sarebbero fra le vittime , mentre la guardia costiera, che ha tratto in salvo i migranti, precisa di non avere avvistato altri superstiti in zona.

Save the Children spiega che negli ultimi tre giorni sono arrivati in Italia oltre 5 mila profughi (circa 45 i bambini) a Lampedusa, in Sicilia, ma anche sui litorali calabro e pugliese. Sono 1511 i migranti tratti in salvo nella sola giornata di ieri - in 12 diverse operazioni coordinate dal Centro nazionale di soccorso della guardia costiera a Roma - che si aggiungono agli 8.480 salvati nei giorni scorsi per un totale di quasi diecimila persone soccorse.

«Molti di loro hanno vissuto esperienze atroci di violenza subita e assistita e hanno perso amici, parenti o i genitori, anche negli ultimi naufragi. Secondo i racconti, la situazione in Libia è sempre più fuori controllo e inaudita è la violenza anche per le strade. È fondamentale garantire un’adeguata accoglienza e il necessario supporto anche psicologico, in particolare ai più vulnerabili», racconta Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.

Bherane, 17 anni, uno dei sopravvissuti, ha spiegato: «Nei pressi di Tripoli abbiamo vissuto per quattro mesi in una fabbrica di sardine. Eravamo più di mille persone. Mangiavamo una sola volta al giorno e non potevamo fare nulla.
Se qualcuno parlava con un amico o un vicino, veniva picchiato. Tutto questo per estorcere altri soldi. Ti facevano chiamare a casa, dicendo che stavi per morire e nel frattempo ti picchiavano, così i tuoi familiari sentivano le tue urla».

Secondo Save the Children, il crescente numero dei morti in mare pone, non solo all’Italia ma a tutta l’Unione europea e ai suoi membri, il dovere di rispondere con un sistema di ricerca e soccorso in mare capace di far fronte a questa situazione, che secondo tutti gli osservatori è destinata a peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi. «L’elevata e costante presenza negli sbarchi di minori soli non accompagnati - sottolinea l’Ong - impone la necessità di contare su un adeguato sistema di accoglienza: ad oggi, tale sistema non esiste e inoltre anche il sistema di prima accoglienza, con dieci nuove strutture individuate dal ministero dell’interno, non è utilizzato in modo sistematico e mancano procedure chiare e condivise per il trasferimento dei minori».

Alcuni dei 265 migranti sbarcati oggi a Catania dopo essere stati soccorsi dal rimorchiatore privato Asso 21, hanno raccontato: «Quando stavamo per ultimare il trasbordo e sul barcone erano rimasti ancora una trentina di persone sono arrivati su una motovedetta i miliziani libici che hanno cominciato a sparare in aria. Due di noi sono finiti in mare ma per fortuna sono stati subito recuperati prima di annegare».
Tra i profughi - in gran parte siriani e palestinesi, ma anche provenienti da Somalia, Sudan e Bangladesh - una sessantina di donne e circa 45 minori, la metà dei quali non accompagnati che sono stati subito assistiti dal personale dell’organizzazione Save the Children.
I migranti, che hanno raccontato di essere partiti all’alba di lunedì dal porto libico di Sebrata, hanno aggiunto che subito dopo l’assalto, avvenuto nel tardo pomeriggio, la motovedetta ha preso a rimorchio il barcone facendo rotta verso le coste nordafricane.

Secondo quanto ricostruisce l’agenzia Ue Frontex, a sparare ieri nei pressi di un rimorchiatore italiano e di un mezzo della guardia costiera islandese sono stati dei «trafficanti di uomini» che intendevano recuperare una barca di legno, durante un’operazione di salvataggio di migranti a 60 miglia dalla Libia. Il mezzo della marina islandese, Tyr, che trasportava già 342 migranti, raccolti durante una precedente operazione, è stata chiamata ad assistere il rimorchiatore italiano in un altro salvataggio.
Dopo che quasi tutte le 250 persone che si trovavano a bordo del barcone sono state trasferite sul mezzo italiano, si è avvicinato un motoscafo: l’equipaggio ha sparato vari colpi in aria, per poi allontanarsi subito dopo col barcone vuoto.
È la seconda volta quest’anno che i trafficanti non esitano a sparare per riprendere il barcone utilizzato, dopo un’operazione di salvataggio nel Mediterraneo centrale. «Questo è un segnale che i trafficanti in Libia stanno finendo le barche», afferma il direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri.
Tyr e tutti gli altri mezzi che prendono parte all’operazione coordinata da Frontex hanno aiutato le autorità italiane nel salvataggio di circa 7500 migranti da venerdì scorso.

Oggi, di fronte all’aumento degli sbarchi e delle tragedie in mare, il commissario Ue all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha detto che «la Commissione Ue è pronta a fare la sua parte per sostenere ed assistere l’Italia e gli altri Stati membri più colpiti, che hanno necessità urgenti».

Frattanto, due somali, ritenuti degli scafisti, sono stati fermati nell’ambito delle indagini sullo sbarco di 415 migranti nel porto commerciale di Augusta. Un presunto scafista è stato sottoposto a fermo e due tunisini sono stati arrestati anche dalla polizia di Agrigento.

A Palermo intanto sta attraccando la nave King Jacob con a bordo i primi cento dei profughi soccorsi nei giorni scorsi nel canale di Sicilia. Oggi sbarcheranno nel capoluogo siciliano complessivamente circa 480 migranti, ieri erano arrivati circa 1169 profughi.

Due navi mercantili che nella notte hanno recuperato in mare 372 profughi sono stati dirottate nel porto di Pozzallo per le operazioni di sbarco.
Dopo l’arrivo in rada, è avvenuto il trasbordo dei migranti sul rimorchiatore No Taurus della guardia di costiera. Il primo mercantile battente bandiera delle Isole Palau, nell’Oceano Pacifico, aveva a bordo 204 migranti di cui 194 uomini, 7 donne e 4 minori. Il secondo mercantile che è rimasto al largo dell’Isola delle Correnti prima di conoscere la destinazione dello sbarco aveva raccolto 168 migranti di cui 148 uomini, 19 donne e una minore. Le operazioni di identificazione avverranno nel centro di prima accoglienza di Pozzallo, successivamente i migranti verranno trasferiti in altri centri siciliani.

E sono 110 i migranti sbarcati stamane nel porto di Corigliano Calabro. Si tratta di 96 uomini e 14 donne, di nazionalità nigeriana e ghanese.
Anche il Comune, dopo le proteste di ieri del sindaco, Giuseppe Geraci (centrodestra), ha garantito assistenza e soccorso ai migranti sbarcati.

«La prossima volta saremo costretti a dire di no anche se dovessimo essere poi precettati», ha detto il sindaco. «Ho parlato con il prefetto - ha aggiunto - e a ho espresso i problemi che comporta per il nostro territorio il flusso di migranti. Noi non ce la facciamo più a sostenere questa situazione e non riusciamo a farci carico di questi problemi».

Sulla stessa lunghezza d’onda si sono già espressi alcuni esponenti delle Regioni, a cominciare dal presidente lombardo, Roberto maroni, e dal suo omologo veneto, Luca Zaia, secondo i quali i posti disponibili epr la nuova accoglienza dei profughi «sono pari a zero». Anche in Trentino la Lega Nord minaccia azioni clamorose.

Lorena Rambaudi, coordinatrice nazionale della commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni, a sua volta assessore alle politiche sociali della regione Liguria, individua una strada: «Sono sicura - dice - che gli organi preposti sappiano che le Regioni sono in difficoltà nella ricerca di nuovi spazi per accogliere i migranti. A mali estremi una soluzione può venire dalle Prefetture, che hanno poteri straordinari, e quindi se non si riesce a risolvere con le normali modalità si dovrà per forza dichiarare lo stato d’emergenza, attivando quindi le requisizioni, come abbiamo già fatto nel 2011 con la prima emergenza Nord Africa.

Di strutture ce ne sono - prosegue l’amministratrice facendo riferimento alla circolare di ieri del Viminale che ha chiesto alle Regioni di reperire in tempi brevi 6.500 nuovi posti per i migranti - ma molte non sono utilizzabili. È chiaro che è utile la collaborazione tra Stato e Regioni, ma se i numeri sono insostenibili rispetto all’organizzazione dei territori bisognerà far altro. E a quel punto critico purtroppo siamo già molto vicini, lo dico con sicurezza per la mia regione ma ho sentito anche colleghi di altri territori dire la stessa cosa».
A luglio 2014, spiega ricorda Rambaudi, «con un accordo tra Stato, Regioni e Autonomie sono stati fissati criteri per la prima e seconda accoglienza dei flussi migratori, con quote e percentuali di ogni regione. A quel piano, che riguardava 60 mila persone che poi sono subito diventate 180 mila, abbiamo aderito con non poche difficoltà, quindi lascio immaginare i problemi che le Regioni avranno con questa nuova ondata di arrivi, che si prevede possa raggiungere quantità straordinarie.

Ora siamo a un punto di criticità. Abbiamo la sensazione di essere al limite per assorbire i nuovi arrivi, anche perchè chi fa accoglienza i posti letto li ha già messi tutti a disposizione nei bandi. Nella mia regione il terzo settore è vivace, ma il problema rimane - anche se l’accoglienza è a carico dello Stato - perché reputo importante che ogni singolo territorio faccia la sua parte, anche sul fronte dei costi indotti. Noi più volte abbiamo chiesto di usare le caserme ma questo non è stato possibile in quanto presidi militari, e quando non sono tali quelle strutture hanno problemi di agibilità. Che dire - conclude Rambaudi - credo che la mia situazione sia molto simile a quella di altre regioni».

Frattanto, alla Camera dei deputati è ripresa stamattina, fra le polemiche, la discussione in aula sulla proposta del Pd per l'istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, il 3 ottobre, anniversario del tragico anniversario del naufragio del 2013 nel quale persero la vita quasi 400 persone al largo di Lampedusa. Il dibattito si è fatto rovente sia sul merito della proposta, attaccata duramente soprattutto dalla Lega ma anche da altre opposizoni che la definiscono «ipocrita», sia di rimbalzo sugli eventi di queste ore, l'incremento degli arrivi di migranti e le polemiche sull'accoglienza.

 

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