Vitalizi dei consiglieri, anche i sindacati dal giudice «Appoggiamo la Regione contro chi non vuole restituire»

di Zenone Sovilla

Cgil, Cisl e Uil estendono al fronte legale la loro battaglia contro i vitalizi dei politici provinciali (e regionali). Poco fa, i tre segretari provinciali, Lorenzo Pomini (Cisl), Paolo Burli (Cgil) e Walter Alotti (Cisl) hanno annunciato la decisione dei sindacati di costituirsi in giudizio a sostegno della Regione, chiamata a difendersi in sede civile dalle azioni intraprese da una settantina di consiglieri che contestano le nuove norme del 2014 in base alle quali devono restituire di parte degli anticipi dei vitalizi.

A rappresentare i sindacati in sede giudiziaria sarà l’avvocato del lavoro Ottorino Bressanini, già consigliere (Ds) e assessore provinciale una decina di anni fa, intervenuto oggi in cofnerenza stampa, accanto ai tre segretari, per illustrare il nesso tra l’intento politico e il profilo giuridico dell’iniziativa.

In sostanza, ha spiegato Bressanini, la Regione andrà di fronte al giudice per far valere le ragioni della sua attività legislativa, mentre le organizzazioni sindacali le daranno man forte, come terzo attore nella disfida giudiziaria, che nella vicenda ha un proprio interesse specifico rilevante, che cioè va oltre quello generico di ogni cittadino a che le casse pubbliche recuperino le somme in questione.

«Questo interesse specifico delle organizzazioni sindacali - spiega Bressanini - è dato da quanto prevede la legge a proposito dell’utilizzo dei fondi che saranno recuperati mediante le restituzioni richieste agli ex consiglieri. Vale a dire, l’istituzione di un fondo, che sarà dedicato alla famiglia e all’occupazione. Nella gestione del primo avranno un ruolo le organizzazioni che si occupano di famiglia, nel secondo saranno chiamate le organizzazioni sindacali regionali».

Bressanini ha tenuto a sottolineare il singnificato politico ma anche i possibili effetti giuridici della scelta di Cgil, Cisl e Uil, che sara formalizzata nei prossimi giorni, in vista delle prime udienze, previste a fine aprile. «Il giudice dovrà valutare così l’azione di organizzazioni che hanno una base popolare indubitabile e si oppongono a chi ritiene di non dover restituire nulla di quanto ricevuto. Emergerà così chiaramente che non siamo di fronte a una semplice lite fra due soggetti, il privato cittadino e l’ente pubblico. Il sostegno a favore della Regione da parte di organizzazioni portatrici di interessi collettivi, offrirà al giudice nuovi elementi di valutazione degli effetti sociali che avrà l’esito del confronto legale».

Dal punto di vista tecnico, l’azione promossa dai sindacati in sede di giudizio, riguarderà soltanto uno dei casi sul tappeto, ma gli effetti della singola sentenza sarebbero con molta probabilità destinati a riverberarsi anche sulle altre cause (nel complesso una quarantina, considerato che gli ex consiglieri del «niet» si muovono sostanzialmente in ordine sparso nelle citazioni in giudizio per contestare la legge regionale).

L'individuazione del singolo processo nel quale costituirsi in giudizio in opposizione all'azione del consigliere, come hanno spiegato i tre leader sindacali, avverrà a giorni: si deciderà se procedere semplicemente per estrazione oppure se opporsi a chi che dovrebbe restituire la somma più elevata, cioè Mauro Delladio («nulla di personale, naturalmente...»).

Nel complesso, qualora vincessero le ragioni dell’ente pubblico, si recupererebbero quasi trenta milioni di euro (al momento le restituzioni ammontano a circa quattro milioni).

IL VIDEO: PARLA LORENZO POMINI (CISL)

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