Con l'Erasmus più facile trovare lavoro e... amore

Erasmus funziona. Chi studia o si forma all’estero ha maggiori speranze di trovare lavoro. Cinque anni dopo la laurea, il tasso di disoccupazione degli studenti Erasmus è inferiore del 23%. Ma non solo: aiuta a trovare non solo una buona occupazione ma anche l’amore della vita. Si stima che dal 1987 sono nati circa un milione di bambini da coppie «erasmiane»

Erasmus funziona. Chi studia o si forma all’estero ha maggiori speranze di trovare lavoro. Cinque anni dopo la laurea, il tasso di disoccupazione degli studenti Erasmus è inferiore del 23%. Ma non solo: aiuta a trovare non solo una buona occupazione ma anche l’amore della vita. Si stima che sin dall’esordio di questo fortunato programma, era il 1987, sono nati circa un milione di bambini da coppie «erasmiane».

 

È quanto emerge da uno studio a cura della Commissione europea, il primo così corposo, sulla cosiddetta «Erasmus generation», descritta già nel 2002 dalla gustosa commedia franco-spagnola «L’appartamento spagnolo», ma che ormai è diventata grande e si è fatta strada: esempio per tutti, il ministro Federica Mogherini, designata Lady Pesc, che scrisse la sua tesi di laurea sul rapporto tra religione e politica nell’Islam durante il suo Erasmus a Aix-en-Provence.

Università: studenti in aula

Insomma, un successo, minacciato tuttavia dai rischi di tagli di budget, un incubo che si ripresenta ogni anno, come ha ricordato alla sua presentazione alla stampa, Androulla Vassiliou, commissaria all’Istruzione e la Cultura.  «In un contesto europeo segnato da livelli inaccettabili di disoccupazione giovanile - sottolinea - i risultati di questo studio sull’impatto di Erasmus sono estremamente significativi».

 

Lo studio mostra infatti che il 92% dei datori di lavoro cerca nei candidati i tratti della personalità che sono potenziati dal programma, quali la tolleranza, la fiducia in se stessi, l’abilità a risolvere problemi. Quanto al tema del reperimento delle risorse, a fronte di nuovi tagli dei Paesi membri al bilancio Ue, Vassiliou osserva che si tratta di un «problema costante, generale che coinvolge tutti». «L’abbiamo vissuto due anni fa in modo grave, l’anno scorso in misura minore e ora si ripropone. Tuttavia confidiamo di farcela. Quanto a me ho fatto di tutto per ricordare ai governi l’importanza del programma: tre mesi fa ho scritto a tutti i ministri della Cultura europei perchè spingano i rispettivi Paesi a evitare questi tagli. Accanto al programma tradizionale - ricorda la Commissaria - esordisce il nuovo Erasmus Plus che offrirà sovvenzioni Ue a quattro milioni di giovani entro il 2020, dando loro la possibilità di sperimentare la vita in un altro paese con studi, formazione, insegnamento o volontariato».

 

Ma Erasmus, per tanti milioni di giovani, non è stata solo un’eccezionale opportunità dal punto di vista lavorativo, ma anche privato, personale. Secondo lo studio, circa il 33% degli ex studenti Erasmus ha un partner fisso di un’altra nazionalità e addirittura il 27%, più di uno su quattro, ha incontrato il proprio partner fisso durante il suo soggiorno di studio all’estero. In base a questi dati, la Commissione stima che dal 1987, l’anno in cui è partito il progetto, siano nati circa un milione di bambini figli di «coppie Erasmus». Inoltre, il 40% di chi ha vissuto questa esperienza s’è trasferito in un altro Paese dopo la laurea, quasi il doppio di quel 23% che invece non ha seguito questo programma. Infine, il 93% dei ragazzi «Erasmus» non fa fatica a immaginare di vivere in futuro all’estero, 20% in più rispetto a chi non ha mai studiato fuori.
Un bel vantaggio a fronte delle richieste di un mercato sempre più globalizzato.

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