Il «Senato dei sindaci» non convince i trentini

La proposta di un Senato «dei sindaci» - e non di un Senato delle Regioni - lanciata dal segretario del Pd, Matteo Renzi, giovedì sera alla direzione nazionale del suo partito, solleva molte critiche e perplessità fra i parlamentari trentini. Persino il senatore renziano Giorgio Tonini ha preso la parola davanti al suo segretario per esprimere un «dissenso temperato», espressione che ha suscitato le ironie di Renzi, ma che tradotto esprime la contrarietà al modello proposto

di Luisa Maria Patruno

La proposta di un Senato «dei sindaci» - e non di un Senato delle Regioni - lanciata dal segretario del Pd, Matteo Renzi, giovedì sera alla direzione nazionale del suo partito, solleva molte critiche e perplessità fra i parlamentari trentini. Persino il senatore renziano Giorgio Tonini ha preso la parola davanti al suo segretario per esprimere un «dissenso temperato», espressione che ha suscitato le ironie di Renzi, ma che tradotto esprime la contrarietà al modello proposto, «temperata» solo dal fatto che il segretario Pd ha assicurato che la discussione è ancora aperta e non è già tutto deciso. La sua proposta di riforma costituzionale prevede di eliminare il Senato elettivo, come lo conosciamo oggi, con i suoi 315 senatori, e di rimpiazzarlo con un nuovo Senato di 150 membri, tra cui  108 sindaci  di comuni capoluogo, 21 presidenti di Regione e 21 esponenti della società civile. Quale ruolo e funzioni debba avere questo Senato non è chiaro. Renzi ha parlato di «luogo di rappresentanza» e di partecipazione all'elezione del presidente della Repubblica, mentre non si capisce se svolgerà anche una funzione legislativa o esprimerà solo pareri.

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