Primarie, Pd spaccato  Decisione ancora rinviata

Il Pd vuole le primarie di coalizione per la scelta del candidato presidente. Questa è l'unica cosa su cui sono tutti d'accordo. Per il resto, cioè con chi presentarsi al confronto con gli alleati, restano le divisioni. E ieri il partito si è spaccato tra pro e contro le primarie del PdI tuoi commentiL'editoriale del direttore

di Luisa Maria Patruno

zeniTRENTO - Il Pd del Trentino vuole le primarie di coalizione per la scelta del candidato presidente. Questa è l'unica cosa su cui nel partito sono tutti d'accordo. Per il resto, ovvero sul punto chiave che è con chi presentarsi al confronto con gli alleati, restano le divisioni. E ieri - prima in coordinamento e poi nell'assemblea provinciale convocata per una decisione definitiva che non c'è stata - il partito si è spaccato tra pro e contro le primarie del Pd. Si sono infatti consolidate due posizioni contrapposte, rimasta minoritaria quella di chi - come Andrea Rudari - proponeva di andare alle primarie di coalizione anche con più nomi. 

 

Da una parte ci sono Luca Zeni e Donata Borgonovo Re, con i loro sostenitori (tra cui i consiglieri provinciali Margherita Cogo e Mattia Civico e molti del circolo di Trento), che chiedono un confronto aperto con primarie del Pd per selezionare un candidato unico; dall'altra c'è il presidente del partito, Roberto Pinter, con il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, il segretario del circolo di Rovereto, Fabiano Lorandi, e una serie di sindaci e amministratori che sostengono Alessandro Olivi, i quali puntano invece ad arrivare alla scelta dell'unico candidato tramite un confronto e un voto fra gli iscritti nei circoli del Pd oppure il voto in un'assemblea allargata ad amministratori.


Ieri, Matteo Pallaver, giovane membro dell'assemblea, ha proposto come ipotesi di mediazione primarie interne al Pd ma all'australiana (meccanismo che si era già affacciato sei mesi fa su idea del segretario Michele Nicoletti ma per le primarie di coalizione). Il vantaggio, secondo Pallaver, di questo sistema è che chi vota deve esprimersi su tutti i candidati, indicandoli in un ordine di preferenza e poi se nessuno supera il 50% si sommano ai voti degli altri candidati le seconde preferenze del candidato meno votato e si vede chi la spunta. La proposta di Pallaver, per primarie di partito il 2 giugno, è stata sottoscritta da 20 membri dell'assemblea e abbracciata dal fronte pro-primarie, ma non ha convinto per nulla l'altro fronte, anche perché sa un po' di fregatura per Olivi, rispetto alle primarie secche, dove Borgonovo e Zeni si dividerebbero i voti. Fabiano Lorandi ha presentato dunque una mozione alternativa (con nove firme).


Al voto però è stato difficile arrivare, perché già ci si era arenati in coordinamento, con uno scontro fra il presidente Pinter e chi voleva le primarie. Dopo una lunga discussione di due ore in cui Pinter chiedeva che si facesse un ulteriore confronto in coalizione - sia sul programma che sulle primarie - prima di decidere su quelle del Pd, il presidente ha detto che in ogni caso non avrebbe messo ai voti in assemblea una decisione così importante senza la presenza del segretario Nicoletti. E quindi ci si sarebbe potuti esprimere solo sul sì alle primarie di coalizione. «Avete voluto tenervi un segretario-deputato? - avrebbe rinfacciato Pinter ai compagni di partito che hanno stoppato il suo incarico a segretario di transizione - il risultato è che non c'è nei momenti che contano perché è a Roma».

 

In effetti, Nicoletti ieri non solo non ha partecipato alla delicata assemblea, convocata da tempo per le 19, ma neppure al coordinamento del partito che l'ha preceduta nel pomeriggio perché era già partito. La parte che chiede le primarie interne e che vede il tempo scorrere, con il rischio che non ce ne sia più abbastanza per farle, ha vissuto l'obiezione di Pinter come un pretesto. Ha commentato Zeni: «Credo che abbiamo il dovere di decidere qualcosa, in un senso o nell'altro». Il clima ieri era però davvero pesante. I più ostili a Donata Borgonovo Re hanno storto il naso persino per la presenza della candidata che si è dimessa dall'assemblea.


A riunione ancora in corso la proposta sul tavolo era comunque quella di votare solo per le primarie di coalizione, aprire un dibattito con i candidati sul territorio e dopo aver verificato con gli alleati il tipo di primarie di coalizione decidere se presentarsi con più nomi o un solo nome e in quest'ultimo caso se selezionarlo con primarie del Pd aperte o consultazione di iscritti o decisione dell'assemblea allargata.

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