"Assurdo consegnare  i marò all'India"

Attilio Piacentini, generale di Squadra Aerea: «Ancora una volta, non posso sottacere le perplessità sia per la totale assenza di sostegno dello Onu/ Ue/ Nato, in nome dei quali operiamo (sempreché il Governo abbia tentato di coinvolgerle in maniera decisa), sia per il ripetersi di scritti di nostri concittadini contro i due Marò che evidenziano, tra l'altro, una totale assenza di spirito ed orgoglio nazionale» I tuoi commenti 

marò indiaIl rientro dei marò in India, su ordine del Governo, è semplicemente assurdo e di una gravità assoluta.
Se sotto l'aspetto formale non potevo sottacere un certo imbarazzo per l'occasione scelta per trattenere i due marò in Italia, dal punto di vista sostanziale ero pienamente d'accordo con l'azione del Governo anche perché proprio l'India non può parlare di correttezza e di rispetto delle sovranità nazionali, dopo quanto accaduto e fatto.
Per l'ennesima volta è, infatti, necessario ricordare che:
- il grave incidente nel quale hanno perso la vita dei pescatori indiani (sempreché sia effettivamente riferibile alla nostra nave mercantile) è avvenuto in acque internazionali e quindi non soggetto alle norme del diritto indiano ma solo a quello internazionale ed italiano.
- la nave mercantile italiana è rientrata spontaneamente nel porto di partenza ed i due marò 

sono stati invitati a scendere a terra con l'inganno e poi arrestati;
- l'esame balistico delle tracce rinvenute sul peschereccio colpito sono state condotte dalle Autorità indiane escludendo la presenza dei nostri esperti;
- la Marina Militare aveva affermato, in tale occasione, che le tracce di armi da fuoco rilevate sul peschereccio non corrispondevano al tipo di armamento in dotazione ai marò;
- i due predetti marò hanno sempre affermato di aver rispettato le norme di ingaggio previste;
- le decisioni indiane su responsabilità e competenze di giudizio sono state continuamente e fastidiosamente rinviate, anche per evidenti discordanze politiche interne. Inoltre lo stato del Kerala ha redatto tutti gli atti nella lingua locale che ha comportato difficoltà di traduzione allo stesso governo centrale.
- l'Italia non si è sottratta ad un arbitrato internazionale, più volte riproposto.
A tutto ciò si era aggiunta la notifica al nostro Ambasciatore del divieto di lasciare l'India; una decisione che non trovava precedenti neppure in tempo di guerra e che costituiva un vero e proprio ricatto.
Oggi l'India grida vittoria perché ha umiliato l'Italia spingendo il Governo a rimangiarsi quanto affermato, e di questa situazione sono chiaramente responsabili soprattutto il Ministro degli Esteri e della Difesa.
Non posso sottacere poi che il Ministro della Difesa ha indossato l'uniforme della Marina militare ai massimi vertici, e che, con il confronto con la dignità il coraggio e il senso del dovere dimostrato dai due marò, ne esce totalmente sconfitto. Anche se al termine del mandato le sue dimissioni dovevano essere un'azione sentita e di supporto formale ai due marò. Così dovrebbe fare un vero «comandante».
A conclusione devo osservare che la decisione assunta dal nostro Governo di rinviare i due marò in India introduce il principio, assurdo, che i militari all'estero debbano essere eventualmente giudicati da altri Paesi. È una decisione che rivoluziona uno di cardini della sicurezza delle nostre missioni, perchè in assenza della certezza del rispetto anche del diritto internazionale (che costituisce la doverosa cornice di riferimento entro la quale accettare una nostra partecipazione), ora, in aggiunta alla possibilità di rischiare la vita si aggiunge anche la possibilità di essere eventualmente abbandonati per scelte di carattere economico/politico. Stando così le cose le missioni all'estero sono diventate un rischio eccessivo e per tale motivo bisognerebbe valutare le ipotesi di sospenderle. Oltretutto le nostre leggi ed i nostri regolamenti militari erano già garanti per perseguire eventuali responsabili. Appare altresì stupefacente che il governo abbia dichiarato con estrema semplicità che i due marò non rischiano «la pena capitale», come se un'altra condanna dell'tribunale Indiano fosse accettabile.
Infine, ancora una volta, non posso sottacere le perplessità sia per la totale assenza di sostegno dello Onu/ Ue/ Nato, in nome dei quali operiamo (sempreché il Governo abbia tentato di coinvolgerle in maniera decisa), sia per il ripetersi di scritti di nostri concittadini contro i due Marò che evidenziano, tra l'altro, una totale assenza di spirito ed orgoglio nazionale.
Attilio Piacentini
Generale di Squadra Aerea

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