Valsugana / Intervista

«Questo è un territorio sano, ma va tenuta la guardia alta»

Parla il capitano Alfredo Carugno: dopo quattro anni al comando della Compagnia di Borgo dei carabinieri, andrà a Mestre. “Qui il profilo economico e sociale è ben strutturato. Dal punto di vista umano mi dispiace andarmene. I reati più diffusi? Liti in famiglia, lesioni personali, danneggiamenti, furti e minacce. Diversi sono stati i sequestri di armi da fuoco e bianche ma anche di sostanze stupefacenti"
 
 

di Luigi Oss Papot

TRENTO. È arrivato in Valsugana, al comando della Compagnia dei carabinieri di Borgo, a settembre del 2019, e fra pochi giorni andrà in Veneto, per un nuovo incarico: il capitano Alfredo Carugno sta preparando l’avvicendamento ed accetta di tracciare un bilancio di questi anni, con la disponibilità e l’accoglienza che lo hanno sempre contraddistinto.

Capitano Carugno, anzitutto ci illustra il territorio su cui opera la Compagnia di Borgo?

“La Compagnia di Borgo copre il territorio che va dall’Altopiano di Pinè, Alta e Bassa Valsugana fino al Tesino ed al confine con il Veneto. In totale 30 Comuni per circa 74 mila persone, con 10 comandi stazione ed un numero adeguato di carabinieri, considerando che su questo territorio la Polizia di Stato non ha un commissariato. A Borgo ha sede anche il nucleo operativo e radiomobile e la centrale operativa, collegata al numero unico 112”.

Come è arrivato al comando di Borgo e dove proseguirà la sua carriera nell’Arma?

“Ho iniziato al Reggimento Carabinieri “Campania” occupandomi di ordine e sicurezza pubblica; poi sono stato in Calabria, al comando del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Scalea; successivamente trasferito in Bari ho comandato la Compagnia d’Intervento Operativo. A settembre 2019 sono arrivato a Borgo ed ora, a breve, sarò a Mestre al comando della 1° Compagnia del 4° Battaglione Carabinieri “Veneto”, prossimo alla promozione a maggiore, per occuparmi di ordine e sicurezza pubblica”.

Come si è trovato in Trentino e in Valsugana?

“La Provincia e la valle sono molto organizzate. Il profilo economico e sociale è ben strutturato, sono presenti tanti servizi. È un territorio ancora sano rispetto ad altre realtà lavorative che ho vissuto. Dal punto di vista umano e personale mi dispiace lasciare un territorio così, dove ho trovato da parte dei cittadini una particolare affezione per l’Arma. Non è una cosa scontata”.

Dal punto di vista operativo, come si è strutturata la sua linea di comando in questi anni?

“Mi sono concentrato sulla prevenzione dei reati, piuttosto che sulla loro repressione. Ai cittadini interessa la tranquillità e la serenità sul territorio. Ho puntato sulla concretezza, incrementando la presenza sul territorio del pattugliamento, con interventi rapidi e risolutivi, chiedendo all’autorità giudiziaria misure di prevenzione in caso di reati.

Non è mancata attenzione all’aspetto ambientale dei reati e controlli alla cantieristica, sotto l’ala del Comando provinciale, così come i controlli a parchi pubblici, scuole, per la somministrazione di alcol a minori, guida in stato di ebbrezza, locali notturni. Per molti aspetti le telecamere di videosorveglianza sono ormai indispensabili e fondamentali: Pergine da questo punto di vista è all’avanguardia”.

Quali sono stati i reati maggiormente diffusi in questi anni in Valsugana?

“Liti in famiglia, lesioni personali fra cui molti “codici rossi”, danneggiamenti, furti ma con andamento altalenante, ricettazione, minacce, frodi e truffe informatiche; diversi sono stati i sequestri di armi da fuoco e bianche ma anche di sostanze stupefacenti con anche piantagioni sequestrate ed operazioni importanti di contrasto o per le truffe agli anziani, con oltre 1.200 persone incontrate sul territorio. Da registrare un omicidio volontario, uno colposo, tre tentati”.

Quali sono stati gli episodi che più l’hanno colpita o segnata?

“Un furto con strappo ai danni di una persona anziana, avvenuto proprio qui di fronte al comando, risolto in poche ore; ma anche l’omicidio di Agitu, per il quale sono stato uno fra i primi ad arrivare, la campagna di ricerche per Albino Laner, trovato morto poi dopo mesi, o il rave party in Tesino con circa 300 persone denunciate”.

Grazie del suo tempo capitano.

“Un grazie a chi ha permesso di ottenere questi risultati: ai comandanti di stazione, al personale del mio ufficio, del nucleo di comando, operativo e radiomobile”.

 

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