Pandemia / Salute

Borgo Valsugana, chiuso il reparto covid: «Dura fin da subito, ma la seconda ondata è stata la più tremenda»

Al San Lorenzo parla il primario Inchiostro: «Devo dire grazie a tutto il personale, hanno dato tutti il 200 per cento»

di Massimo Dalledonne

BORGO.  «Il momento più brutto? Quando è arrivata la seconda ondata all'inizio di novembre. Quello più felice verso la fine di gennaio, il giorno in cui abbiamo chiuso una delle due aree allestite al primo piano dell'ospedale».

Da qualche giorno, esattamente da lunedì scorso, all'ospedale San Lorenzo è stato chiuso il reparto Covid. Per 160 giorni, poco più di cinque mesi, è stato diretto e seguito H24 dal dottor Sandro Inchiostro, primario di medicina e del pronto soccorso.

«Il nostro è stato un lavoro d'equipe che ha coinvolto tutti gli operatori, nessuno escluso. Tutti ci siamo messi in gioco, dai medici al personale infermieristico, sociosanitario ed ausiliari compresi». L'ultimo paziente Covid è entrato giovedì 8 aprile. Dall'1 novembre al 12 aprile al San Lorenzo sono stati ospitati 305 pazienti. Un intero piano, il primo, messo a disposizione, le due ali di chirurgia per ospitare i nuclei Covid 1 e Covid 2. Il mese di novembre è stato quello più critico. Qualcosa come un centinaio di ricoveri. A fianco dei medici una quarantina di professionisti sanitari. «In occasione della prima ondata - ci racconta Inchiostro - siamo riusciti a contenere il danno. Tra marzo ed aprile dello scorso anno abbiamo ospitato 56 pazienti e, in caso di mancanza di posti letto, abbiamo avuto il supporto della rete ospedaliera trentina. Ma la seconda ondata, per Borgo e la Valsugana, è stata quella più pesante».

Al San Lorenzo sono arrivati pazienti Covid anche da altre vallate del Trentino. Dopo Rovereto, Borgo è stato uno dei primi reparti ad aprile. Il 2 novembre erano già 15 i posti letto occupati. «Non finirò mai di ringraziare tutto il personale. Potrà sembrare retorico ma mi creda, tutti hanno dato il 200% per superare insieme una situazione davvero critica».

A dicembre gran parte degli operatori sanitari era risultata positiva. Soprattutto quelli dei cosiddetti "reparti bianchi": un'emergenza nell'emergenza. In oltre cinque mesi, accanto ai 305 pazienti Covid, al San Lorenzo ne sono stati ospiti altri 352 non Covid. Sale operatorie bloccate per alcuni mesi. Attività che, una volta superate le prime criticità, è gradualmente ripresa, con interventi programmati.

Dal 12 gennaio due sedute alla settimana, dall'8 febbraio con una seduta giornaliera. In cinque mesi oltre 300 pazienti sono stati ospitati nelle due aree Covid. Si sono registrati anche 59 decessi. A fine gennaio la chiusura del reparto Covid 1.

«Per due mesi e mezzo abbiamo lavorato con i posti letto presenti nel secondo nucleo, chiuso lunedì scorso. Nella gestione complessiva dell'emergenza - sottolinea il dottore Inchiostro - abbiamo avuto il supporto di tutta la rete ospedaliera provinciale sia per quanto riguarda il trasporto dei pazienti che le dimissioni protette nelle diverse strutture e centri accreditati presenti sul territorio».

Al suo fianco il direttore sanitario dell'ospedale Pierantonio Scappini, il responsabile del servizio professioni sanitarie Matteo Vezzoli e il capo sala della direzione medica Enrico Lenzi. «In questi mesi, grazie alla disponibilità del parroco di Borgo - concludono Lenzi e Scappini - siamo riusciti a garantire anche un servizio di assistenza spirituale ai pazienti nell'area Covid. Una volta alla settimana, il tutto gestito nella massima e totale sicurezza. Sono potuti entrare anche i familiari delle persone ricoverate per dare un supporto morale ai loro cari».Le due aree Covid sono state chiuse. Al San Lorenzo di Borgo resta il presidio del Pronto Soccorso dove continuano ad essere accolti, in aree separate rispetto agli altri pazienti, le persone con possibili sintomi da Covid 19. Un servizio, quest'ultimo, gestito con il supporto del reparto di medicina e del suo primario Sandro Inchiostro.

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