L'«ottocottero» contro le valanghe per la strada del Rolle

Il drone potrebbe essere impiegato per garantire la sicurezza

di Manuela Crepaz

Potrebbe essere un ottocottero, vale a dire un drone con otto eliche a tentare di garantire il prossimo inverno la sicurezza sul tratto stradale di collegamento tra San Martino e Passo Rolle, in attesa di eventuali altri interventi risolutivi, sempre proclamati ma mai messi in cantiere. Quest’oggetto volante ben identificato, pilotato da terra in sicurezza e rapidamente, trova ormai largo impiego non solo per riprese e fotografie dall’alto e in movimento, ma anche nelle emergenze, agganciando per esempio termocamere per individuare il nucleo di un incendio o persone disperse, e ora anche cariche esplosive per il distacco artificiale di valanghe.

La strada del Rolle da anni è a rischio di chiusura ad ogni nevicata, dal momento che mancano i paravalanghe lungo il tratto di un paio di chilometri tra la ex Malga Fosse e la Val Confine, proprio sotto il valico dolomitico. Le reti di protezione erano state messe a dura prova dalle costanti nevicate e conseguenti slavine, finché una valanga di imponenti dimensioni nel marzo del 2014 le aveva divelte e da allora non sono più state ripristinate. I 72 giorni di chiusura di quell’annus horribilis sono entrati ormai nella memoria collettiva come le nevicate del 1952, e il problema è stato risolto con un parziale riposizionamento di nuove reti paramassi. Il tratto più critico è rimasto sguarnito e le conseguenze si sono sperimentate pure l’inverno scorso. Ed ecco la soluzione tampone, già sperimentata altrove, più economica dell’intervento dell’elicottero della Provincia con l’apposito contenitore a campana, la daisybell, che ha operato fino allo scorso anno.

Il funzionamento è similare: lo scoppio di una carica esplosiva provoca un’onda d’urto che avvia il distacco artificiale della neve o ne garantisce la tenuta bonificando l’area. Operando però ad una velocità inferiore e per un tempo di applicazione doppio, la carica pirotecnica può esercitare una maggiore pressione sulla superficie della neve, raddoppiando così l’efficacia destabilizzante sul manto nevoso. Il drone, inoltre, può essere utilizzato - a differenza dell’elicottero - anche con la nebbia, perché è il pilota che imposta da terra il percorso. Il cilindro contenente l’esplosivo pirotecnico e che viene caricato sotto il drone, che di nome fa Sniper, ha il vantaggio di poter essere stoccato in depositi adibiti senza pericoli per la sicurezza ed essere così sempre a disposizione. Potrebbe pure essere utilizzato a favore degli impianti di risalita per mettere in sicurezza le piste soggette a rischio di valanghe.

Sarà dato in dotazione ai vigili del fuoco di Primiero e quattro di loro seguiranno il corso all’Enac per il conseguimento della patente teorica e pratica di piloti e due invece quello di fuochini, per maneggiare in sicurezza l’esplosivo. In caso di incendio, si potrà sostituire la «bomba» con la fotocamera termica e in tutta sicurezza, e il drone comunicherà al pilota dove si è scatenato il rogo. I suoi utilizzi non si fermano qui: potrebbe essere utilizzato anche dal soccorso alpino per cercare dispersi attraverso la termocamera o l’artva, trasmettere immagini della zona interessata, trasportare materiale sanitario salvavita. Insomma, si potrebbe rivelare un’indispensabile dotazione al territorio con molteplici utilizzi.

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