«Cicloturisti giù dal treno: una cartolina pericolosa»

di Giorgia Cardini

Una ventina di ciclisti tedeschi rimasti bloccati a Bassano del Grappa dieci giorni fa, altri sette costretti a chiamare un «salato» ciclotaxi per risalire da Bassano a Grigno, una famiglia di quattro persone spinta a scendere dal treno nonostante il pagamento regolare del biglietto, ma ostinatamente rimasta a bordo.

La stagione cicloturistica è ricominciata alla grande, ma per chi tenta di prendere i Minuetto che collegano Trento a Bassano del Grappa e viceversa, sono ricominciate le discussioni coi bigliettai, le liti e i disagi a causa della presenza di due soli posti per biciclette, che aumentano a 32 solo in luglio e agosto: le lettere al giornale già fioccano e siamo solo a fine maggio.

A lanciare l’allarme sulla possibile perdita di un’enorme opportunità turistica, proprio a causa di un servizio non più all’altezza del dilagante turismo leggero, non sono però operatori trentini ma il presidente degli albergatori di Bassano del Grappa, Roberto Astuni, titolare dell’Hotel Alla Corte: «L’esperienza vissuta dai cicloturisti tedeschi rimasti bloccati a Bassano è una cartolina pericolosissima», dice.

«Quando nel 2010 siamo arrivati a Bassano e abbiamo rilevato questo hotel - premette Astuni -, ci hanno chiesto se sapevamo di affacciarci su un tracciato su cui passavano annualmente trentamila cicloturisti. Abbiamo colto subito il suggerimento, ci siamo attrezzati e siamo diventati un bike hotel. E quando i ciclisti sono diventati 300mila, abbiamo avviato una collaborazione con meccanici specializzati, servizi di trasporto privato e abbiamo aperto una bike clinic con assistenza, lavaggio e pompaggio». La premessa serve a dire che «i privati ci sono, sono disponibili a investire, ma serve un forte impegno politico per non perdere un’occasione unica».

Il problema dei trasporti, infatti, per Astuni è notevole: «Qualche anno fa, visto che le ferrovie latitavano,  avevamo tentato di avviare una collaborazione con l’Apt di Levico Terme: si era parlato di organizzare un servizio di trasporto privato, con pullmino dotato di carrello bici che prendesse a riferimento le fermate ferroviarie lungo la linea della Valsugana. Pareva che la vostra Provincia  fosse interessata a sponsorizzare il tutto, ma la collaborazione non è partita perché la poi la linea ferroviaria è passata in gestione proprio all’amministrazione trentina, che si era impegnata ad aumentare i posti per le bici». I posti in effetti sono aumentati, ma solo in luglio e agosto. Troppo poco.

«Noi privati - prosegue Astuni - siamo disposti a investire in un servizio migliore, perché l’indotto generato dal cicloturismo è enorme: parliamo di 500 euro spesi in una settimana in prodotti enogastronomici o di artigianato locale. I passaggi sulla San Candido-Lienz lasciano su quell’area 100 milioni l’anno, ma anche la parte trentina della Valsugana beneficia già di almeno 4 milioni di euro spesi da chi pedala, con Levico Terme che da località in declino qual era, sta rinascendo alla grande grazie al cicloturismo».

Proprio nell’ottica di beneficiare delle ricadute, gli albergatori di Bassano stanno facendo accordi con associazioni affacciate su altre ciclabili (ad esempio, la Treviso-Ostiglia) che si intersecano con la Monaco-Venezia. Per Astuni serve però sedersi a un tavolo comune e pianificare i servizi al cicloturista: «È il cliente migliore: l’ultima cosa che chiede è il prezzo, cerca i prodotti locali e la piena immersione, anche culturale, nel territorio. Noi abbiamo la grandissima fortuna di poter soddisfare queste esigenze, ma bisogna che i politici veneti e trentini dialoghino, per fare meglio e di più: nessuno si è reso ancora veramente conto dell’indotto enorme che può generare la Trento-Venezia come parte del più grande tracciato Monaco-Venezia». 

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