Dal Vesuvio al Primiero per guidare uno skibus

Nella giornata della Festa delle donne, la bella esperienza di Maria Rosa De Luca

di Manuela Crepaz

Se il presente non dà sufficienti garanzie per il futuro, è meglio adoperarsi per cambiarlo, con grande determinazione e senza cedere a compromessi. Potrebbe essere il sottotitolo della storia di Maria Rosa De Luca, 34 anni di Torre del Greco, città metropolitana tra il Vesuvio e il golfo di Napoli. Vive a Fiera di  Primiero, in un alloggio di Trentino Trasporti, e ci starà fino alla fine dell’inverno, quando scadrà il suo contratto stagionale di autista di skibus a San Martino di Castrozza.
Cosa l’ha portata a Primiero?
Sono laureata in scienze ambientali e forestali con specializzazione in gestione e controllo del territorio, laurea di cinque anni raggiunta in corso. Spero di trovare presto un lavoro che si addica ai miei studi. Ho provato a trovare un’occupazione giù, però non ho trovato niente. Allora mi sono detta, o trovo un’alternativa che mi permetta di rimanere, o me ne vado su. E così ho fatto.
E come ha deciso di mettersi al volante di uno skibus?
È una lunga storia: dopo la maturità classica ho lavorato per molti anni come cameriera, poi, ventiseienne, ho deciso che non poteva essere l’occupazione della vita. Va bene finché sei giovane, per un futuro no, e allora mi sono rimessa sui libri. In attesa di trovare un lavoro consono, ho investito nel prendere la patente di autobus e mi sono messa alla guida di uno scuolabus.
Era un buon ripiego?
Non proprio, era buono perché mi piace guidare. Non amo il lavoro d’ufficio, ne preferisco uno dinamico, che stai in giro. Ma ero malpagata e giù ti danno pullman inefficienti, io ne guidavo uno che rimaneva la porta aperta, i fari e il clacson non funzionavano, non frenava, e mi sono detta, senti, ma io devo stare su ’sto scuolabus con i ragazzi dentro? E mi dicevano, ma no, non ti preoccupare, ma io non lo accettavo, perché avevo fatto un investimento abbastanza impegnativo per essere un minimo gratificata; almeno un pullman efficiente lo desideri, e invece niente. Ho fatto un po’ di pratica giù, poi ho cominciato a fare i concorsi su e mi sono licenziata perché se faccio un incidente la colpa è mia che mi sono messa alla guida di quel pullman: nel momento in cui tu metti in moto, accetti tutto questo, ma se fai un incidente, è colpa tua come autista. E poi, licenziata per modo di dire, perché non avevo il contratto e non mi pagavano i contributi.
Come si trova ora?
Il gruppo di qua è ottimo, bravi ragazzi, mi aiutano perché capiscono che vengo da fuori, ma soprattutto è un ambiente gratificante.
In che senso?
A livello lavorativo è come se vivessi un sogno. Ci sono diritti e doveri, però ti gratificano: sei pagata e ti versano i contributi, insomma, quello che alla fine ognuno di noi vorrebbe.
Si adatterebbe a vivere in Trentino?
Sì. Il clima di laggiù non lo cambierei con niente, però qui è un paradiso. Spero che mi rinnovino il contratto. Ora non ho né computer né internet e senza è difficile inoltrare curriculum. Se mi dessero l’urbana a Trento, mi potrei organizzare: affitterei un appartamento, mi porterei su il pc e nel tempo libero mi darei da fare.
 
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Ci spera, Maria Rosa. E intanto, continua il suo lavoro: dalle 8,30 alle 17,30 sullo skibus, una quindicina di corse avanti e indietro, dal centro di San Martino alle piste. Poi, la sera, sono i colleghi che la riaccompagnano a casa: c’è quello che deve fare rifornimento all’autobus o quello che deve fare la pulizia alle macchine al deposito. Nessuno le fa sconti perché è una donna, hanno un occhio di riguardo perché è una collega alla prima esperienza, ma brava, che ha imparato in fretta a guidare sulla neve. Cosa che a Napoli non aveva appreso.

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