Vallagarina / Siccità

Val di Gresta, per salvare i campi si recupera l'acqua di lavaggio delle verdure

A Ronzo Chienis, nel cuore dell'area specializzata in agricoltura biologica, è in arrivo un sistema per il riciclo dell'acqua, che ne farà risparmiare enormi quantità. Nella zona i problemi di approvvigionamento idrico sono pesanti e il paese viene servito da autobotti

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di Nicola Guarnieri

RONZO CHIENIS. Manca l'acqua. Sembra un mantra, ma l'oro blu è in difficoltà e senza bere (discorso che vale tanto per gli umani che per le piante) si muore. Ronzo, per capirci, è uno dei Comuni all'asciutto.

Il problema riguarda i campi ma, soprattutto, i residenti. Perché l'acqua potabile scarseggia e il Comune è costretto a razionalizzare. Tanto da emettere un'ordinanza che ne vieta l'uso - se non squisitamente potabile o per igiene - per evitare davvero di trovarsi a secco. «Basterebbe il collegamento con la fonte di Spino», ripetono in tanti in Val di Gresta.

Ma il dramma è adesso, attuale, e coinvolge una zona che vive di agricoltura e, di conseguenza, direttamente connessa con l'acqua.

«Alla conferenza di servizi tra Ronzo, Arco, Nago, Torbole e Mori - ricorda il sindaco Gianni Carotta - ho detto chiaro che mi serve la mia acqua. E mi basta che resti a monte quella che scende a Nago, il resto possono usarla. Però è assurdo pompare acqua da Nago con un dislivello di 800 metri quando ce l'ho già qui. Come è assurdo che abbiamo carenza idrica e debba intervenire la Protezione civile per portarcela con le botti. Per farla breve, come sindaco ho l'emergenza di avere l'acqua adesso, mentre la burocrazia ha altri tempi.

Per quanto riguarda l'agricoltura, ho spedito una lettera ai residenti dicendo che non posso garantire l'acqua. Anch'io, che abito a Pra de Lac, mi razionalizzo l'uso domestico. Tantopiù che da lì devo portare l'acqua a Bordala. Ne abbiamo parlato anche con Aprime, che è il gestore, e tutti i Comuni mi sembrano d'accordo: serve l'acqua a monte».

Adesso si continua con le botti che servono il paese ogni due giorni, caricando il serbatoio di Font. «Le vasche, per ora, sono piene, perché non si usa per gli orti».

Nell'orto biologico del Trentino la crisi idrica è il Problema con la «P» maiuscola. Perché senza quella muore tutto, un'intera vallata. Per questo ci si è mossi con progetti a lungo termine - come il bacino di raccolta da 12 milioni di euro finanziato con i fondi del Pnrr - ma soprattutto, visto che i prodotti della terra hanno fretta, con il riciclo dell'acqua di lavaggio, un impianto che evita lo spreco e che, attenzione, è il primo in Trentino. Perché confidare sempre sulle autobotti della Protezione civile per il trasporto di migliaia di litri non ha più senso.

Nell'immediato, e parliamo massimo di agosto se si vuole sopravvivere, si recupererà l'acqua di scarto.

«Le analisi sono buone, e questo dà di fatto il via libera. - conferma la presidente del consorzio agricolo Vanda Rosa - Ora abbiamo chiesto un preventivo ma l'intervento si farà, perché dobbiamo resistere. Sto parlando del lavaggio di carote e sedano rapa. I risultati delle analisi sono positivi e dunque potremo usare l'acqua di scarico del consorzio per lavare la verdura».

Pulire le verdure significa lavare carote e rape da terra e ramaglie ma l'acqua usata passa nello strigliatore, per trattenere appunto le ramaglie, i sassi, la terra. Però poi deve finire nel depuratore per essere ripulita. L'obiettivo è riprendersela per ripartire con il ciclo. Perché di acqua, per lavare la verdura, ne serve tantissima: tra carote e sedano rapa si parla di 4.500 quintali.

«Per lavarla servono circa 1.400 metri cubi al mese, da settembre a gennaio». Un'infinità. «Per questo speriamo di poter partire a breve».

L'ok arrivato dal laboratorio è di fatto un salvavita. «Sotto il depuratore ci sono due vasche che saranno riempite con 40 centimetiri di acqua. - spiega la presidente del consorzio - Sarà infilato un tubo dentro quello esistente e questo ci consentirà, come ora, di non ricorrere alle autobotti visto che parliamo di 70-80 metri cubi di acqua al giorno come consumo».

Nel futuro, e parliamo del 2026, arriverà il bacino che a Ronzo non c'è mai stato. «La Val di Gresta ne ha cinque a Pannone, Manzano, Valle San Felice per l'irrigazione. Ronzo non ha bacini. Siamo sprovvisti di acqua per agricoltura e la maggior parte del prodotto arriva da Bordala, Creino e Ronzo Chienis.

Quest'anno partiamo con il recupero dell'acqua di lavaggio e si tira la cinghia. Per noi va bene riutilizzare l'acqua che, ci tengo a dirlo, è filtrata, passa dal depuratore dove vengono trattenuti il limo e le particelle sospese».

Nel frattempo è stato affidato il progetto definitivo per sanare alcuni tubi di collegamento per portare l'acqua da Font a Mont da Ronz e da Pra de Lac a Ronzo. Un'opera di miglioria da 125mila euro. Insomma, la Val di Gresta - l'orto biologico del Trentino - resiste.

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