La storia / Parapendio

Come sentirsi liberi? Volando a 73 anni

Classe 1949, Bruno “Brunetto” Dossi ama librarsi nel cielo con il suo parapendio. Il lancio preferito? “Sulle pendici del Baldo, con decollo superiore da Malga Campo a quota 1630 m, oppure in località Quaim a 1157 m, con il successivo atterraggio in località Larghe”

di Roberto Franceschini

CORNÈ DI BRENTONICO. L’essere umano ha sempre desiderato volare e librarsi nel cielo come gli uccelli, liberi e felici di stare lassù. Come per altro recita la notissima canzone di Domenico Modugno “Nel blu, dipinto di blu” ai più conosciuta come “Volare” nel cui testo è noto il motivetto “Penso che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la faccia di blu, poi all'improvviso venivo dal vento rapito, e incominciavo a volare nel cielo infinito. Volare, oh oh, cantare oh, oh, oh !”.

E non c'è un solo pilota di volo libero che utilizzi un parapendio, un deltaplano o un paracadute, che non abbia almeno una volta cantato questa nota canzone italiana. E tra quanti praticano questa spettacolare disciplina sportiva, non possiamo menzionare uno dei più “anziani” piloti ancora in attività, quanto meno a livello provinciale: Bruno Dossi conosciuto a tutti come “Brunetto”, residente nella frazione Cornè di Brentonico.

Classe 1949, 73 anni, per molti anni impegnato nel settore idraulico e manifatturiero, ma con una grande passione del volo sin dalla fine degli anni Sessanta, quando da militare servì la patria come paracadutista nella “Brigata Folgore”: l'unica grande unità aviotrasportata dell'Esercito Italiano operativa nei centri addestramento di Pisa e Livorno.

Dopo essere convolato a nozze nel 1972 con Maria Luisa Scarperi ed accudito i suoi tre figli, la passione del volo riprende ancora più vigore e nel 1989 decide di sostenere il difficile esame di abilitazione a Campo Tures in Alto Adige, con il severissimo esaminatore Helmut Stricker, e conseguire così l’ambito brevetto rilasciato dall’Aero Club d’Italia, dopo il corso svolto nel pendio erboso a Lagolo di Madruzzo, sotto la direzione dell’istruttore Dario Segantini, diventato famoso per aver fondato la prima scuola di volo libero a livello nazionale “Otto Lilienthal”, celebre pioniere dell’aviazione tedesca.

Nel corso della sua trentennale attività di volo, Brunetto ha solcato i cieli di molte regioni italiane, con alcune impegnative uscite in Francia e nell’isola di Cipro. Il suo decollo preferito resta comunque quello a pochi chilometri da casa. «Sulle pendici del monte Baldo, con decollo superiore da Malga Campo a quota 1630, oppure quello più in basso, in località Quaim a quota 1157, con il successivo atterraggio in località Larghe nei pressi del capoluogo comunale dell'altopiano, Brentonico», dice.

«Un volo al cospetto delle frazioni Sorne, Prada, Saccone, Cazzano, Crosano, Cornè e più oltre la sottostante Asta dell’Adige in direzione di Mori e Rovereto». Ed in queste giornate autunnali, non è difficile incontrarlo in decollo con la sua coloratissima vela, con tanto di imbrago, paracadute d'emergenza, casco e scarponcini, per un volo in compagnia di altri piloti decisamente molto più giovani di lui.

E tra i suoi più cari amici di tanti decolli, menziona con immutato affetto e stima il decano dei piloti italiani. Il notissimo Fernando Chemini “Nando” da Rovereto, il quale il prossimo 15 dicembre spegnerà 92 candeline e che sino a pochi anni fa volava ogni giorno a Lagolo.

Con i suoi con innumerevoli e perfetti “top”, ovvero decollo e atterraggio dalla stesso punto, lungo i versanti orientali del Monte Bondone nella Valle dei Laghi, dove spesso cantava a squarciagola “Volare, oh, oh, più in alto del sole ed ancora più su”.

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