Altipiani / La polemica

Lettera di venti ex dipendenti dell'Apt Alpe Cimbra: «Ci siamo dimessi per le pressioni»

Gli ex lavoratori muovono accuse pesanti e parlano di «un ambiente lavorativo in antitesi allo spirito collaborativo della piccole comunità montane»

di Luisa Pizzini

ALTIPIANI. «Le nostre dimissioni non sono state una scelta presa a cuor leggero, bensì obbligate da un ambiente lavorativo dove prevalgono pressioni psicologiche, mancanza di rispetto, prevaricazioni, strumentalizzazioni, un atteggiamento in antitesi allo spirito collaborativo della piccole comunità montane qual è l'Alpe Cimbra».

Sono accuse pesanti quelle che alcuni ex dipendenti dell'Apt Alpe Cimbra affidano ad una lettera (con 20 firme in calce) dopo che un'interrogazione in Consiglio comunale ha fatto venire a galla il "caso" dell'elevato turnover all'interno dell'ente negli ultimi anni (l'Adige dell'11 febbraio).

É stata la minoranza del gruppo "Insieme per l'altopiano" a chiedere spiegazioni in merito: «Come si giustifica che ben quindici dipendenti Apt residenti sugli altipiani abbiano abbandonato il lavoro anche se con contratto a tempo indeterminato?».

Il sindaco Michael Rech, già presidente dell'Apt Alpe Cimbra dal 2013 al 2019, ha affidato la risposta alla relazione redatta dal presidente del Cda dell'Apt Nicola Port e dal presidente del Colleghio sindacale dell'ente Giogio Fiorini. In quelle pagine i presidenti, tra le alte cose, parlano della necessaria «grande capacità di adattamento», «di acquisire nuove competenze e di lavorare in team in maniera anche trasversale».

«Capacità - aggiungono - che per chi non ha mai avuto esperienze lavorative qualificanti nel settore turistico o per chi si trova al primo impiego sono risultate spesso di difficile acquisizione». Non hanno voluto aggiungere altre considerazioni, così come la direttrice Daniela Vecchiato.Il Comune di Folgaria è uno dei soci dell'Apt. Assieme ai comuni di Lavarone e Luserna ed alla Comunità di valle detiene una buona parte delle quote ed è così che, dopo il passaggio in Consiglio comunale, la vicenda è finita sul tavolo dei sindaci e della commissaria e oggi verrà sviscerata in un confronto con il Cda dell'Apt.

Ma su questo tavolo ci arriva con un carico pesante, quello degli ex dipendenti che hanno deciso di dire la loro. «Ci teniamo a specificare - scrivono - che il numero di dipendenti che hanno lasciato l'azienda negli ultimi sette anni (in maniera più corposa dal 2019) sono più di 25 e non 15, la maggior parte a tempo indeterminato.

La "scarsa professionalità" è un punto ricorrente nell'accusa mossa, tuttavia ognuno di noi nel suo bagaglio personale di competenze portava chi percorsi di studi specifici, chi esperienze internazionali, chi anni di attività nel settore, chi conoscenze tecniche e skills mirate, che hanno portato per la maggior parte alla riconferma del contratto di lavoro da determinato ad indeterminato».

Su una cosa sono d'accordo con l'ente gli ex dipendenti, sui risultati positivi. Ottenuti però in modo diverso, a loro dire. «Gli evidenti risultati ottenuti relativamente alla crescita turistica del territorio - scrivono - sono prova non solo delle competenze dei vertici, ma anche della professionalità dei dipendenti, che hanno dimostrato "una grande capacità di adattamento a quanto richiesto dal contesto lavorativo e di acquisire rapidamente nuove competenze", caratteristiche, queste, che hanno favorito e permesso alla maggior parte di noi di reinventarsi da zero dopo la fine dell'esperienza in Apt.

Abbiamo sempre cercato di dare il nostro contributo personale spinti da una grande passione e senso del dovere verso la nostra comunità».Nella relazione, l'Apt parla di impegno non sufficiente dei lavoratori che avevano un secondo lavoro. Loro rispondono così: «I nostri impegni personali non sono mai prevalsi sulla disponibilità lavorativa, tanto che alcuni di noi hanno accantonato gli studi per potersi dedicare totalmente all'attività in Apt. La verità è che l'ambiente lavorativo non è sicuramente volto alla valorizzazione del dipendente, né tantomeno alla sua crescita professionale. Il lavoro di team, auspicato dal Cda, viene costantemente sminuito, addirittura ostacolato cercando di creare tensioni, malumori e scarico di responsibilità tra lo staff per effetto di una gestione verticistica della direttrice e responsabile del personale.

Questo malumore è stato più volte esternato ai membri del Cda, senza che mai nessuno abbia approfondito e dato seguito alle nostre segnalazioni». Infine un auspicio: «Speriamo che la situazione volga al meglio nel minor tempo possibile perché l'Alpe Cimbra, il nostro territorio, merita sì un afflusso ingente di turisti che possa portare introiti economici, ma non si può dimenticare che anche chi vi lavora merita rispetto e gratificazione per i risultati ottenuti».

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