Il lupo sbrana due capre dello scrittore Martinelli «Ma no agli abbattimenti»

di Chiara Zomer

Per lui non erano solo due caprette. Sono state, in qualche modo, amiche. Così come lo sono state dei tanti che hanno letto i suoi romanzi. Perché almeno una di loro, la Vida, in quei romanzi ci è entrata. Più volte. Perché Mario Martinelli, lo scrittore della Vallarsa, ha sempre raccontato la sua montagna, la natura della sua valle, la vita di chi al trambusto cittadino preferisce il tempo scandito dalla natura. Ecco, quelle due caprette, compresa la Vida, sono state uccise, nella notte tra sabato e domenica, dal lupo. Ad accorgersene Mario Martinelli e la compagna Fiorenza Aste ieri mattina.

Perché durante la notte il lupo - o i lupi, posto che in Vallarsa ce ne sono certamente almeno cinque, pare divisi in due branchi - non si sono fatti sentire. Sono entrati, superando il recinto, e hanno ucciso le caprette. Un brutto colpo, per Mario e Fiorenza, che però reagiscono senza invocare interventi o abbattimenti: «Non è colpa del lupo se la gente ha lasciato la montagna e il bosco si è preso tutto lo spazio. Non ha senso parlare di abbattimenti. Cerchiamo di ripopolare la montagna, conteniamo il bosco».Anzi, lo scrittore vallarsero e la compagna prendono spunto dall'accaduto proprio per rimettere al centro del dibattito politico non

tanto la gestione del lupo, quanto la gestione del territorio. «Vida mi è stata vicina mentre attraversavo due trapianti di fegato e, senza vergognarmi, posso dire di averla amata e usavo ripetere che non ero un alpinista ma un montanaro - ha scritto Martinelli in una mail inviata al quotidiano on line IlDolomiti - e che mi piaceva arrampicarmi sulla montagna solo fin dove arrivavano le mie capre. Ma ciononostante non voglio assolutamente prendere posizione contro la presenza del lupo nelle nostre valli. Anzi».

Spiega, Martinelli, che il recinto con cui ha protetto i suoi animali era troppo basso. E che, parlando del lupo, quel che c'è da fare, semmai, è insegnare alla gente come proteggere gli animali.Più nel dettaglio del problema del territorio entra Fiorenza Aste: «L'emozione è forte, perché per molto tempo davvero Vida è stata come un cane. Dove andava Mario, andava lei. Ma ecco, non sto dicendo che non bisogna interrogarsi su come gestire il lupo. Certo che bisogna farlo. Ma non ragionando di abbattimenti. Ragionando, piuttosto, de

l fatto che se si abbandona la montagna poi è naturale che sia il bosco a guadagnare spazio. In Vallarsa se ne sono andate due attività nello spazio di poco tempo, non è che il lupo si è avvicinato al paese. È che le quattro case abitate sono in mezzo al suo territorio, ormai. Io credo che dovremmo guardare all'Alto Adige, dove i masi sono abitati, dove il bosco è curato e non lasciato avanzare verso le case, dove si valorizzano davvero le produzioni di montagna. Io credo che dove la montagna è vissuta In questo modo si mette un naturale freno al lupo. Ma per portare gente in montagna servono servizi, servono trasporti. Ragionare di abbattimento del lupo significa scambiare la causa con la conseguenza».

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