Gioele dice addio a 3 anni Il suo cuore si è fermato

di Nicola Guarnieri

Nemmeno il tempo di assaporare la vita, di giocare e litigare con i compagnetti di scuola. Gioele non ci è mai arrivato in aula perché il destino ha deciso per lui molto prima. Se n'è andato da questo mondo di cui aveva appena sentito la carezza troppo presto, a tre anni, nel cuore di una notte diventata tragedia per lui, i genitori e l'intera piccola comunità montana della frazione moriana. Era malato Gioele, nato con problemi al cuore, con una cardiopatia grave e costretto a iniziare la sua camminata sulla Terra in salita. Ma accanto ha avuto il sostegno, l'amore, il coraggio di mamma e papà, poco più che ventenni, che l'hanno preso per mano e sfidato le regole non scritte del fato avverso.

È scomparso dopo lunghissimi tentativi di strapparlo alla morte, con i medici e gli infermieri di Trentino Emergenza che hanno lottato fino alla fine per non cedere all'evidenza, per non lasciarsi scappare dalle mani quell'esistenza ancora in erba. Perché quando un figlio ti scivola via diventiamo tutti genitori e ci proviamo fino all'ultimo, anche più in là. E così è successo nella notte tra venerdì e sabato. Erano le due, ora di nanna, di sonno tranquillo tra le braccia di Morfeo. Il piccolo, però, si è sentito male, la febbre è salita e quella patologia che non l'ha più lasciato dalla culla ha fatto scattare subito i soccorsi.

Il papà ha chiamato il 118 ed è stata una corsa contro il tempo. A Nomesino è arrivata l'ambulanza partita da Rovereto, da Trento l'automedica con il rianimatore che appoggia sempre l'elicottero negli interventi. Gli operatori si sono riversi sul bimbo, hanno provato e riprovato a rianimarlo: quaranta interminabili minuti di intervento senza sosta, con il sudore a rigare i volti tesi e disperati e alla fine la sentenza ferale. Nessuno voleva smettere. Perché è impossibile andarsene per sempre a soli tre anni per problemi cardiaci. Ma quella disfunzione non ha perdonato, stavolta ha colpito duro. E pensare che già un mese dopo il primo vagito il piccolo era stato operato al cuore. Un'operazione riuscita, un sospiro di sollievo e mamma e papà, giovanissimi ma incredibilmente pronti a lottare che, tenendosi le mani, hanno pensato che ce la potesse fare ad andare avanti, a crescere, a giocare con gli altri. Sembrava così ma purtroppo il destino è tornato in ballo.

Proprio venerdì mattina Gioele era stato ricoverato al pronto soccorso. Visite, controlli meticolosi e poi il sospirato via libera dei medici, la dimissione, il ritorno a casa in quel paese da cartolina tra Mori e la Valle di Gresta. Nella notte, invece, è successo l'irreparabile e il tempo si è fermato, il mondo si è fermato. I genitori non volevano arrendersi, i rianimatori non volevano arrendersi, gli abitanti di Nomesino non volevano arrendersi. Perché in quei momenti si è una sola famiglia e il dramma ha scosso tutti, a partire dagli stessi operatori del 118, freddi e determinati fino a un secondo prima, devastati subito dopo. Perché la scomparsa drammatica del piccolo Gioele ha palesato in un attimo la fragilità dell'esistenza.

comments powered by Disqus