Il lungo abbraccio a don Gabriele

Folgaria, l'ultima messa del sacerdote, che ha lasciato il segno nella comunità

La parrocchiale S.Lorenzo di Folgaria era stracolma di gente, domenica mattina. C'erano i gruppi del volontariato, gli Alpini, gli Schützen, la banda, i vigili municipali, i vigili del fuoco, il soccorso alpino, la croce rossa, il coro Martinella, i forestali con il comandante Sordo, la dirigente dell'istituto comprensivo Sandri, il presidente della casa di Riposo Palmerini, i carabinieri. C'erano il sindaco in carica e quelli che lo hanno preceduto. E poi c'erano tantissimi giovani, tutti a salutare don Gabriele Bernardi che lascia la comunità di Folgaria per un periodo di riposo. Ma qualsiasi sia il motivo che porta don Gabriele a lasciare l'altopiano, la folla commossa e silenziosa, ieri riunita in chiesa, racconta più di ogni altra cosa l'affetto che il sacerdote ha saputo conquistarsi, in soli tre anni di mandato.

«Don Gabriele è un mito», era solito ripetere il vecchio sacrestano Renzo Targher. Anche per questo domenica è stato salutato con ogni onore. Elena Broz a nome dei parrocchiani ha elogiato don Gabriele dal punto di vista umano e clericale: un lungo ritratto che ha ripercorso il cammino fatto sulle montagne folgaretane. Il sindaco di Folgaria Walter Forrer era commosso. Lui rappresenta tutto il territorio, nelle sue parole ha evidenziato il legame tra Chiesa e istituzioni, e sottolineato l'energia di questo giovane sacerdote, la sua capacità di recuperare le tradizioni. Il parroco era arrivato a Folgaria il 30 settembre del 2012, in tre anni era riuscito a creare un atmosfera collaborativa, a raccogliere 402 mila euro per la messa in sicurezza della Chiesa. Ieri erano moltissimi i giovani che avevano le lacrime agli occhi, ora vedono andar via un punto di riferimento. 

D'altronde don Gabriele si era subito inserito nel contesto sociale. È stato attore protagonista con la compagnia locale la Zinzola, lo si vedeva solfeggiare con i bandisti, a scuola rappresentava una via da seguire. Parlava alla comunità con gentilezza, con fermezza, con sapiente capacità comunicativa. Storici alcuni suo interventi, come l'ultimo di grande profilo politico al consiglio comunale. C'è il saluto anche delle catechiste, dei bambini, la Comunità è affranta, nessuno vuole uscire dalla Chiesa, il coro Martinella intona «Amici miei». Dopo questi sincero tributi di stima, don Gabriele ha preso il microfono. Era commosso, si è interrotto con il nodo in gola. «Non fatevi portare via le vostre tradizioni, la vostra fede», ripete più volte. Il suo è un intervento profondo dove spesso la fede smussa gli angoli. «Ho voluto bene a questa Comunità e questa Comunità ha voluto bene a me. Voi siete i miei figli, i mie padri, i miei nonni» ripete. È un abbraccio sentito, vero.

«Figlioli» era solito dire nel salutare le persone, un modo espressivo eloquente, significativo, le sue omelie, diventate famose erano un insieme di sentimenti, di dolcezza e fermezza, denotavano un enorme cultura ed un senso comunicativo che solo poche persone possiedono. Ora tornerà nel suo paese sull'altopiano di Pinè. Ma una cosa è certa. Questo giovane sacerdote a Folgaria ha lasciato il segno, entrerà nella storia di questa Comunità, che mai s'era legata con così forte affetto al suo parroco.

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