Violenza / Tribunale

Molesta la donna delle pulizie, imputato un 63enne della Valsugana

La vittima chiede 30mila euro. I fatti risalgono a un pomeriggio di fine febbraio 2019. Il racconto angosciante della donna: «Mi ha abbracciato e ha tentato di baciarmi. Anche sulla bocca. Ho detto di no, mi sono ritratta»

di Marica Vigano'

TRENTO. L'accusa è di violenza sessuale, nell'ipotesi di minore gravità: ci sarebbero stati uno strusciamento e un tentato bacio sulla bocca. Ma le lacrime della vittima, chiamata a ricordare quell'incubo, dimostrano come la gravità di un episodio non si possa valutare a tavolino.

La giovane donna, sentita in aula, ha ricostruito la vicenda con difficoltà, e non perché avesse dimenticato: è stata sopraffatta dal dolore e dall'angoscia, ha dovuto fermarsi per qualche minuto per tranquillizzarsi, le è stata offerta una bottiglietta d'acqua affinché riuscisse a prendere fiato. Trentenne, sposata, si divide fra la cura dei figli e qualche lavoretto; capita, ad esempio, che venga chiamata nelle famiglie per fare una mano nelle faccende domestiche.

L'incontro con l'imputato, un uomo di 63 anni della Valsugana, è avvenuto per caso, al bar-edicola dove la donna andava un paio di volte la settimana a prendere i giornalini per i figli. In un'occasione, qualche anno prima, la donna era stata nel monolocale del sessantenne per aiutarlo nelle pulizie: non era accaduto nulla di strano, dunque ha acconsentito quando le è stato nuovamente proposto di occuparsi della sistemazione dell'appartamento. Un lavoro di un'ora, un'ora e mezza.

Era la fine di febbraio 2019, un pomeriggio. «Sono andata perché sapevo che quel giorno mio marito poteva rimanere con i figli. Lui mi ha accompagnato sotto casa dell'uomo. Sono salita e ho iniziato a sistemare la cucina» ha raccontato davanti al collegio presieduto da Claudia Miori, con le giudici Greta Mancini e Marta Schiavo. «L'uomo mi aveva detto che aveva male al braccio sinistro».

Il sessantenne dopo aver trascorso un po' di tempo sul divano a guardare il telefonino ha detto di voler fare una doccia. «L'ho visto con la coda dell'occhio: si è spogliato completamente lasciando i vestiti sul divano ed è entrato in bagno. Poi mi ha chiesto se lo aiutavo a lavarsi la schiena, ma ho fatto finta di non sentire» ha detto la donna, spiegando che quella situazione era del tutto anomala e che la turbava.

Mentre lei continuava a sistemare casa, l'uomo è uscito dal bagno con le parti intime coperte e le ha chiesto di asciugargli le spalle. «Lo ho fatto, però non guardavo: mi sono voltata dall'altra parte. Quindi è tornato in bagno, è uscito nudo e si è rivestito con gli stessi indumenti lasciati in salotto». Quando lei ha terminato il lavoro («Ho preso alla svelta la borsa e la giacca, ho accelerato perché volevo tornare dai miei figli» ha precisato), è accaduto il fatto più inquietante.

«Mi ha abbracciato e ha tentato di baciarmi. Anche sulla bocca. Ho detto di no, mi sono ritratta». Ricordando questo particolare la donna si è bloccata, non riuscendo a trattenere le lacrime. Solo dopo qualche minuto l'avvocato Nicola Zilio (che ha sostituito in aula l'avvocato Claudio Tasin, legale dell'imputato) ha ripreso le domande. «Lui mi teneva abbracciata. È rimasto così per due minuti» ricorda lei, che non se l'è sentita di andare nei particolari di ciò che è successo, ma ha confermato quanto contenuto nel capo di imputazione: l'uomo era eccitato e stringendola a sé, lo aveva fatto capire. Per la legge è violenza sessuale.

La donna ha avuto uno shock: «Per i due giorni successivi ho continuato a lavarmi. Mi sentivo sporca» ha detto in aula. Poi si è confidata con il marito e con una vicina. Assistita dall'avvocato Marcello Paiar chiede un risarcimento dei danni pari a 30mila euro. L'udienza è stata rinviata a febbraio per sentire altri testi.

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