Chiesa / Spiritualità

Due nuovi diaconi in Trentino, entrambi missionari: «Anche questa scelta è per gli altri»

Oggi, 24 giugno, nella cattedrale di Trento, l’arcivescovo Lauro Tisi ha ordinato e accolto nella Chiesa trentina Antonio Caproni (58 anni di Mori) ed Ettore Barion (50 anni di Torbole). Dal lungo impegno missionario all’accoglienza familiare: «Attendiamo che la chiesa apra alla diaconia femminile»

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di Fabio Peterlongo

TRENTO. Due nuovi diaconi permanenti sono stati ordinati oggi, sabato 24 giugno, nella Cattedrale di Trento dall'arcivescovo Lauro Tisi. Sono Antonio Caproni, 58 anni di Mori, ed Ettore Barion, 50 anni di Torbole.

Entrambi arrivano da un lungo percorso contrassegnato dall'impegno missionario. Le loro sono quelle che si definiscono «famiglie accoglienti». Antonio e la moglie Sonia hanno sei figli (di cui cinque adottati) e sei ragazzi in affido. Ettore e la moglie Eithne hanno sette figli (di cui cinque adottati), vivono a Torbole dove sono attivi nel settore turistico. Quelle di Antonio ed Ettore sembrano quasi «vite parallele», ma è negli ultimi tre anni che la loro vicinanza si è particolarmente consolidata, quando hanno iniziato la formazione per il percorso diaconale. Abbiamo chiesto ad entrambi come siano approdati a questa importante decisione.

«È la conseguenza del modo di vivere il Vangelo che porto avanti insieme a mia moglie - ha raccontato Antonio - Diventare diacono permanente significa riconoscere d'essere servo della comunità cristiana, servo degli ultimi e dei diseredati». Antonio e Sonia fanno parte dell'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, con la quale nei primi anni Novanta hanno aperto in Brasile una casa-famiglia. Per lavoro, Antonio è fisioterapista in libera professione.

Anche per Ettore il diaconato è la formalizzazione di un percorso lungo nonché di uno stato di fatto: «È una scelta che ho maturato negli ultimi trent'anni di vita, da quando a vent'anni un giovane prete mi lesse il Vangelo - ricorda Ettore - Ero uno studente di Economia e Commercio, molto concentrato su me stesso e sul divertimento, ma la lettura del Vangelo mi ha mostrato quanto sia importante riconoscere gli altri. Feci una scelta radicale, passai da Economia e Commercio a Scienze Religiose».

Sia per Antonio sia per Ettore, sono state cruciali le esperienze come missionari laici. «Con mia moglie siamo stati missionari in Brasile per sedici anni - ha indicato Antonio - In missione abbiamo compreso la via più profonda per la diaconia, quella che si rivolge ai bambini che sono rimasti senza famiglia e che si mette a loro disposizione ventiquattr'ore su ventiquattro e sette giorni su sette. Non si tratta di gesti di bontà, bensì di giustizia, di ripristino di qualcosa che è stato tolto, di restituzione del diritto alla libertà e alla speranza».

Da giovane Ettore ha trascorso del tempo in un convento francescano, dove ha riflettuto sull'opportunità di prendere i voti: «Poi ho compreso che la strada giusta per me era testimoniare la fede nel mondo, attraverso una famiglia, il lavoro». Tra le esperienze missionarie di Ettore, alcune sono state particolarmente importanti: «Abbiamo fatto i missionari in Irlanda, paese del quale mia moglie è originaria, e poi in Romania, in un orfanotrofio dove erano abbandonati i bambini disabili - ha raccontato - Abbiamo adottato cinque di questi bambini». La famiglia di Ettore continua a coordinare interventi solidali in Romania e in Ghana.

Sia Antonio sia Ettore hanno parole di riconoscenza per le rispettive mogli, parimenti protagoniste della vita familiare: «Siamo in attesa da duemila anni che la Chiesa apra alla diaconia femminile - riflette Antonio - È giusto che le donne possano partecipare attivamente ed esprimere i loro carismi». Ettore conferma, con fiducia nell'azione riformatrice di papa Francesco: «Credo che il nostro ruolo sia quello di ricordare alla Chiesa dove c'è il bisogno. I tempi della Chiesa sono spesso lunghi, ma papa Francesco sta preparando il terreno per la Chiesa di domani, in cui ci sia maggiore spazio per le voci femminili».

(Foto: Daniele Panato)

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