Pietro Martini / Il caso

Martini intervistato a “Chi l’ha visto?”: «Amo Katja ma non torno»

Dopo il suo “ritorno” contattando L’Adige, ha concesso un’intervista alla trasmissione di Federica Sciarelli che si occupa di persone scomparse. La moglie si commuove: «Quando è sparito ho vissuto l’inferno. Questo era un piano progettato meticolosamente»

TRENTO. Anche a "Chi l'ha visto", la trasmissione di Federica Sciarelli che si occupa di persone scomparse, la storia di Pietro Martini, 43 anni, è sembrata decisamente insolita.

«La novità è straordinaria - ha detto la giornalista, perché ci capita raramente che qualcuno scomparso ci chiami e ci dica "Sono vivo"». Che è poi quello che è accaduto una decina di giorni quando Pietro Martini si è messo in contatto con "l'Adige" per far sapere di essere vivo e di sentirsi dispiaciuto per aver messo in allarme così tante persone. Martini scompare l'8 giugno scorso durante una gita in Adamello.

Nato a Trento ma residente a Monaco, due figli da un precedente matrimonio, Pietro parte con l'idea di visitare il padre a Carisolo. Qualcosa però va storto e l'uomo sparisce nel nulla. La prima ipotesi è di un incidente e per diversi giorni sono al lavoro Soccorso alpino, carabinieri, volontari, cani da ricerca. Ben presto però le indagini si allargano dalla val di Genova per seguire ogni flebile possibilità, fino ad ipotizzare, addirittura, una possibile partecipazione alla guerra in Ucraina. La moglie arriva in Trentino e ad un certo punto incarica anche un investigatore senza alcun risultato.

Ben presto l'ipotesi è di allontanamento volontario. Dieci giorni fa il colpo di scena e Pietro riappare per rassicurare tutti. Il messaggio che consegna all'Adige è strano: «Non sono in Ucraina. Sono nell'Est e voglio solo dire a mia moglie e ai miei figli che sto bene. Mi dispiace se li ho fatti soffrire perché sono persone che amo, ma voglio che possano avere una vita migliore».

Mercoledì 22 dicembre, Pietro è apparso a "Chi l'ha visto", intervistato in località segreta, e ancora le sue risposte spiazzano chi cerca una logica di qualche genere. «In un primo periodo volevo che sembrasse una morte in montagna - racconta - Ero assolutamente consapevole di provocare uno shock alle persone vicine, ma sarebbe stata una cosa breve, potevano sostenere questo dolore».

Pietro ribadisce che nella sua sparizione c'è solo il desiderio di «dare a moglie e figli la possibilità di ricominciare». «Dal punto di vista mia - ripete - ho offerto ai miei figli, a Katia, la possibilità di avere una vita da donna amata, che possa vivere una vita da coppia. La amo ancora, ma lei sta meglio così». L'uomo racconta di come si sia reso conto, in seguito, che «è difficile sparire», ma ripete che vuole restare dove si trova.

«Tornare indietro - rimarca - significa creare una situazione in cui non ci guadagna nessuno». Per Katja ha parole dolci: «Non ho altre donne. Con questa intervista le faccio capire i miei motivi: lei mi ha sempre sostenuto, la voglio rassicurare che non è colpa sua, che è la moglie più fedele, migliore che si possa avere. Lei ha fatto tutto l'immaginabile.

E conclude: «Tornare indietro è da stupido». Alle parole del marito Katja risponde: «Quando è sparito, ho trascorso tre giorni di inferno: sono grata alle forze dell'ordine. Noi sappiamo che non è colpa del padre se suo figlio è scomparso: questo era un piano progettato meticolosamente da settimane e mesi».

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