Case e capannoni: in collina e a Trento nord edifici occupati

di Zenone Sovilla

Una trentina di persone o poco più, che si spostano negli spazi vuoti, specie nella periferia nord della città, in cerca di un riparo.

La questione è tornata alla ribalta nei giorni scorsi, con il caso di un uomo che si è recato a Cognola in una casa di sua proprietà che però non viene utilizzata regolarmente: arrivando si è accorto che la porta d’ingresso era stata forzata, ha chiamato la polizia che una volta giunta sul posto è entrata e all’interno ha trovato e arrestato tre estranei, vecchie conoscenze delle forze dell’ordine, che bivaccavano nell’abitazione probabilmente nel corso di un tentativo di furto.
Comunque sia, la cronaca degli ultimi anni ci restituisce una fotografia di dimensioni assai contenute delle occupazioni di edifici a Trento, specie se comparata alle situazioni delle grandi città (in tutta Italia si stimano 48 mila stabili abitati «illegittimamente»).

Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di locali industriali o commerciali dismessi, in particolare nella zona nord della città.
Pochissime, invece, le case private non utilizzate dai proprietari e diventate «dimora» di persone in cerca di un tetto. Parliamo di qualche abitazione nella zona collinare che va da via dei Giardini (sopra piazza Venezia) fino a Cognola. Chiedendo al vicinato si possono ricostruire alcune situazioni specifiche che danno l’idea della natura e delle dimensioni del fenomeno. In un caso l’abitazione occupata era in costruzione, ma poi sopraggiunse il fallimento dell’impresa edile, a cantiere quasi finito.

Dopo un po’ di tempo qualcuno evidentemente notò quello stabile nuovo inutilizzato e decise di entrarci. Idem per una villetta che era rimasta chiusa perché non usata dalle persone che l’avevano ricevuta in eredità. In questo caso, però, i legittimi proprietari, stando alle voci raccolte in zona, avrebbero proceduto con la denuncia alle forze dell’ordine e da parecchi mesi sarebbe in corso l’iter che, attraverso i passaggi in Procura e al Commissariato del governo, dovrebbe condurre alla firma di un decreto di sgombero.
Molto simile quanto accaduto in un’altra villetta, sempre sulla collina, nell’area di Cognola: qui nell’attesa della formalizzazione dell’intervento forzoso delle autorità, gli occupanti abusivi sono stati costretti ad andarsene perché gli eredi hanno avviato lavori di ristrutturazione dell’edificio.
Fatte salve queste circostanze estreme, si sono avuti alcuni episodi di «occupazione» temporanea di abitazioni, durante brevi assenze dei proprietari: in tutti questi casi è stato sufficiente l’arrivo delle forze dell’ordine per indurre i malintenzionati alla fuga precipitosa, per evitare guai più seri con la giustizia.

Diversa è la vicenda degli ex spazi industriali che vengono utilizzati a Trento nord e dintorni: si tratta di tre-quattro immobili, cui si aggiungono insediamenti improvvisati su terreni inutilizzati, dove vengono costruite delle baracche. Un accampamento, in condizioni particolarmente degradanti, si trovava negli anni scorsi nell’area (fra l’altro contaminata e da bonificare) della ex Sloi, in via Maccani. Qui fin dal 2016 l’accesso è interdetto e la sorveglianza regolare evita che si ripetano le situazioni del passato.

Quanto alle persone che vivono nelle condizioni di occupanti, si tratta di stranieri (per lo più dell’Europa orientale e nordafricani) ma anche di italiani spesso sofferenti per varie forme di disagio sociale e di malattia (specialmente l’alcolismo e la tossicodipendenza). In questi ultimi casi forze dell’ordine e servizi sociali cercano di intervenire per accompagnare le persone verso strutture di accoglienza e di cura, un percorso - questo - più complicato per gli stranieri extracomunitari senza famiglia. Numericamente, sempre stando ai dati storici ricavabili dalle cronache, nonché alle testimonianze del vicinato e degli operatori sociali, si registra un’impennata quando si va verso la stagione fredda, a metà-fine ottobre. Successivamente, con l’apertura dei dormitori pubblici, la gran parte delle persone che occupano i capannoni o strutture simili si spostano per l’inverno. Poi, magari, ritornano negli edifici abbandonati, anche perché le proprietà (o in qualche caso i curatori fallimentari) non hanno interesse a denunciare e quindi a sobbarcarsi le spese (anche di ripristino) derivanti da un eventuale iter giudiziario di sgombero.

I rari casi, qui menzionati, di vere e proprie abitazioni occupate, proseguono di solito anche d’inverno, malgrado ovviamente si tratti di locali privi degli allacci per l’elettricità e il gas, è probabile che ci si riscaldi a legna. In ogni modo, nel contesto trentino gli uffici competenti dispongono di una mappatura pressoché completa di tutte le realtà di alloggio «improprio» e ci si premura di verificare puntualmente che non vi siano coinvolti soggetti deboli (come i minori o le donne in stato di gravidanza).

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