Agricoltori e boscaioli in piazza a Trento con Coldiretti In corso la manifestazione, allarme incendi boschivi

Sono migliaia gli agricoltori scesi in piazza questa mattina a Trento per difendere i boschi italiani che a causa del degrado e dell’abbandono sono diventati vere giungle ingovernabili in preda ai piromani con rischi per l’ambiente e la stabilità idrogeologica.

L'incontro con gli esponenti dell'associazione e i rappresentanti delle istituzioni avviene al teatro Sociale, al cui ingresso poco fa c'era una lunga coda.

«La legge sugli ecoreati ha avuto un impatto a livello di prevenzione, ma in sei mesi di applicazione se ne sono contati 20.700, ancora troppi», ha detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, parlando a Trento.
«Sono orgoglioso di avere proposto questa legge al Parlamento - ha proseguito - perché ora chi commette reati paga e anche con la galera. Chi pensa di incendiare i nostri boschi lo perseguirò fino alla fine. Ma non ci sono solo i boschi, ci sono anche le contraffazioni e i reati sull’agroalimentare».

Oltre alla tematica delle foreste, si è analizzato in generale lo stato, a tratti preoccupante, dell'agricoltura in montagna che ha perso molti addetti e molte aziende negli ultimi due decenni.

«L’Italia - spiega la Coldiretti, nel capoluogo trentino in occasione del Tour 2016 - non è mai stata così ricca di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali. Una situazione insostenibile per boscaioli e agricoltori che per la prima volta si sono dati appuntamento a Trento, scelto perché ha oltre la metà del territorio coperto dai boschi, per chiedere di trasformare i rischi in opportunità e valorizzare il potenziale ambientale, economico ed occupazionale del bosco in un Paese che importa l’80% del legno che utilizza».

In piazza Battisti è presente l’intera filiera, dai taglialegna agli artigiani del made in Italy, ma anche i prodotti del bosco a tavola a rischio di estinzione e le nuove tecnologie per affrontare i boschi più impervi.

È già arrivato in città il presidente nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo, con l’intera giunta nazionale, e sono attesi anche il viceministro del ministero delle Politiche Agricole e Alimentari Andrea Olivero e il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi.

Su twitter è attivo l’hashtag #orgoglioboscaiolo.

L’allarme incendi non è stato mai così alto con la superficie boschiva che ha raggiunto quest’anno in Italia il massimo storico di sempre a causa del degrado e dell’abbandono che lascia campo libero ai piromani e alle ecomafie, con rischi per l’ambiente e la stabilità idrogeologica.

I dati sono cointenuti nel Dossier Coldiretti, presentato alla mobilitazione in corso a Trento.

«Un mix esplosivo scatenato dalle previsioni di una estate 2016 torrida che - sottolinea la Coldiretti - si sommano all’inarrestabile avanzata della foresta, che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai con 12 miliardi di alberi, più di un terzo della superficie nazionale, con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza.
Già lo scorso anno - ricorda la Coldiretti - gli incendi gli incendi erano aumentati del 49% mandando in fumo più di 37.000 ettari di bosco».

«Gli incendi - continua la Coldiretti - provocano danni incalcolabili dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del paese e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Ogni ettaro di macchia mediterranea - precisa la Coldiretti - è popolato in media da 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali che a seguito degli incendi sono andate perse. Nelle foreste andate a fuoco - continua la Coldiretti - sono impedite per anni anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati».

«I boschi - ricorda la Coldiretti - ricoprono peraltro un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici in corso. Di fronte ad un fenomeno ormai strutturale bisogna lavorare sulla prevenzione poichè - sostiene la Coldiretti - sono alla mercè dei piromani la maggioranza dei boschi italiani che, per effetto della chiusura delle aziende, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore.

«Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinchè si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.


Sono 35.000 i nuovi posti di lavoro che potrebbero nascere dall’aumento del prelievo del legname dai boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari, praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari.

Emerge sempre dal Dossier Coldiretti, presentato alla mobilitazione di migliaia di agricoltori e boscaioli scesi in piazza a Trento «per salvare la foresta italiana».
Sotto accusa il mancato riconoscimento culturale, sociale ed economico di chi vive e lavora a difesa del paesaggio e dell’ambiente, nell’interesse dell’intera collettività che ha provocato - sottolinea la Coldiretti - una inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti con una densità che la rende del tutto impenetrabile, con rischi per l’ambiente, gli incendi e la stabilità idrogeologica. «Ogni anno in Italia si utilizza - continua la Coldiretti - solo il 30% della nuova superficie boschiva il che significa che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 30 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%».

«Il risultato - spiega la Coldiretti - è che si importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 3,7 miliardi nel 2015 e un incremento del 6% nel primo trimestre del 2016. Tra l’altro - precisa la Coldiretti - l’Italia è il principale importatore mondiale di legna da ardere per un quantitativo di 3,4 miliardi di chili nel 2015 con una tendenza all’aumento del 5% nel primo trimestre del 2016.
L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato. Il dato più eclatante è che, mentre ben l’81,3% della superficie forestale nazionale è potenzialmente utilizzabile, la produzione italiana di legname da opera è pari a 2,5 milioni di metri cubi e copre appena il 5% del consumo di legno valutato intorno a 40-45 milioni di metri cubi.

«Gestire il bosco o meglio coltivare il bosco significa lavorare per la valorizzazione complessiva di un territorio, ma questo non è possibile senza convenienza economica« ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che »ci sono tutte le condizioni per trasformare i rischi in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del made in Italy». (ANSA).

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