Mentì alla polizia, assolto

Disse di aver scordato la patente, mai conseguita

Fermato per un controllo dalla polizia municipale il 28 giugno del 2015 a bordo di una Bmw 320, un 25enne residente a Canova cercò di cavarsela dichiarando agli agenti di aver dimenticato a casa la patente. Ma ancor più ai tempi di internet, le bugie hanno le gambe corte. Alla polizia bastò infatti un rapido accesso alle banche dati per scoprire che il guidatore in realtà la patente non l'aveva mai conseguita. A suo carico dunque scattò una denuncia per guida senza patente (con rischio di sanzione da 5 a 30 mila euro) e per falso (pena prevista da 1 a 6 anni). Un bel guaio da cui l'imputato, assistito dall'avvocato Giuliano Valer, è uscito grazie ad una difesa tutta in diritto.

L'uomo è stato assolto da entrambe le imputazioni: il falso (perché il reato non sussiste) e la guida senza patente (perché il reato è stato depenalizzato). Il giudice ha aderito alla tesi della difesa secondo la quale il rilascio della patente di guida, concretandosi in una mera autorizzazione amministrativa, non incide sull'identità e non attribuisce al soggetto stesso una qualità personale. «Non integra il delitto di falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico - spiega l'avvocato Valer - la condotta di colui che, fermato dalla Polizia alla guida della propria auto, dichiari falsamente di essere in possesso di patente di guida e di averla dimenticata a casa, non sussistendo, in tal caso, l'obbligo del privato di dire la verità, posto che il verbale della polizia, contenente le dichiarazioni del privato, non è destinato ad attestare la verità dei fatti dichiarati ed il reato in questione è ravvisabile quando l'atto pubblico, nel quale sia trasfusa la dichiarazione del privato, sia destinato a provare la verità dei fatti attestati».

Attenzione, però, perché in molti altri casi il reato di falso si configura, oppure mentendo si rischia di sconfinare nel favoreggiamento. «Conviene non improvvisarsi giuristi ed andare cauti - sottolinea il penalista - perché il mendacio, raramente paga, mentre l'onestà e la limpidità di comportamento è spesso indice di una buona fede, che spesso apre le porte all'assenza di volontà di mentire e quindi all'assoluzione per le involontarie false dichiarazioni. Esemplificando, quindi, mentre non costituisce qualità personale l'abilitazione alla guida di veicoli, lo è, invece, il nome, il cognome, i precedenti penali, le condizioni economiche per le esenzioni; il titolo di studio, la residenza, sulla cui falsità il sistema reagisce, in modo molto severo».

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