Solteri, addio a zia Ada La storica sacrestana

di Guido Pasqualini

«C’è tanta tristezza oggi tra noi ed è la tristezza dettata dalla consapevolezza che non incontreremo più Ada per le strade e nelle chiese del rione». Nella frase con cui ieri pomeriggio don Claudio Leoni ha cominciato il funerale di Ada Antolini Iegri c’è tutto il senso del lutto che ha colpito la comunità parrocchiale dei Solteri.

Perché la «zia Ada», come era conosciuta da tutti nel quartiere fin dai tempi dei campeggi parrocchiali in val Genova, non era soltanto la storica sacrestana della parrocchia dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro. Ai Solteri Ada era un’istituzione, una presenza conosciuta e riconosciuta da tutti. I parroci si sono alternati, sei quelli da lei serviti dai giorni dell’alluvione nel 1966 fino ad oggi («e a tutti ho voluto bene in maniera eguale», amava sempre ricordare), e Ada era sempre lì, ad assistere e, talvolta, guidare non soltanto i «suoi» sacerdoti ma tutta la comunità, cattolica e non.

«Devo trasgredire alla promessa fattale – ha detto ieri don Claudio durante l’omelia – e parlare di lei, non solo del Signore Dio come Ada avrebbe voluto. Ma lei se lo merita».

E anche la moltissima gente accorsa a salutare, che la chiesa dei Solteri non è riuscita a contenere, ha applaudito a più riprese al termine dei commossi ricordi tributati a lei, che gli applausi in chiesa non li voleva sentire. Ada, donna di pazienza infinita, perdonerà tutti. «Ha fatto del suo meglio in vita ed è stata padrona della sua morte», ha sottolineato il parroco. Ada, 95 anni, ha atteso l’alba del giorno di Pasqua, il giorno della resurrezione, per andarsene dopo mesi di sofferenza sopportati con grande dignità. Non poteva accadere altrimenti a una donna che, per alleviare i dolori dei malati in pellegrinaggio, non aveva badato alla sua età per poter continuare a offrire la sua assistenza gratuita.

Ai Solteri Ada, più che una zia, per molti, tanti, è stata una mamma e una nonna. Lei ha voluto bene alla gente e la gente le voleva bene. Ed è con questo spirito che, dopo la sepoltura nel cimitero di Trento, i parrocchiani sono tornati alla chiesa, la vera casa di Ada, per salutarla con un rinfresco come lei aveva richiesto: «Dovete festeggiare e bere un bicchiere per ricordarmi». Dimenticarla non sarà possibile.

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