«Così gioco la partita per vincere il male»

Sara Ruaben, 36 anni, sta vincendo la sua battaglia

di Andrea Bergamo

Il supporto di amici e parenti nell'affrontare il male al quale ha dichiarato guerra, è stato accompagnato dalla fondamentale passione per l'Aquila basket. Ora Sara Ruaben, 36 anni di Gardolo, sta vincendo la sua battaglia. «Era maggio, e tossivo da un paio di mesi. Sembrava che il momento della guarigione non arrivasse mai, così mi sono rivolta ai medici e gli esami hanno evidenziato una macchia su un polmone. Allora è iniziata la mia avventura. Ho affrontato 12 cicli di chemioterapia e 18 di radioterapia, a gennaio ho in programma l'ultimo controllo ma la massa sembra sia sparita, c'è solo una piccola ombra. Sono fiduciosa» riferisce Sara.

La ragazza protagonista di questa storia è un'inguaribile ottimista. Nel corso delle settimane e dei mesi, mentre si divideva tra lavoro, ospedali e palazzetti non ha mai smesso di guardare avanti con il sorriso sulle labbra. «Il supporto della Dolomiti Energy mi ha dato grande forza, specialmente all'inizio quando non sapevo bene cosa mi stesse aspettando» commenta lei. La sua è una passione viscerale per il basket: «Di questo sport sono innamorata» confessa Sara, che seguiva le partite della Virtus Bologna in tivù, e da circa quattro anni non si perde una partita dell'Aquila: «L'azienda per la quale lavoro si occupa della stampa delle magliette della squadra e così una sera ho accompagnato la mia titolare al palazzetto. E' stato amore a prima vista».

Nel corso degli anni Sara è passata dagli spalti al bordo campo per immortalare Toto Forray e compagni con la reflex che le ha regalato la famiglia per il compleanno: «Mi sono fatta avanti per propormi come fotografa, così i miei scatti vengono spesso scelti dalla società per accompagnare i servizi di Lella Savorelli. Una bella soddisfazione». Sara è dunque diventata una di famiglia, e Filippo Baldi Rossi glie l'ha detto chiaramente: «Tu fai parte della nostra squadra». La giovane non si perde dunque un match, tanto da prendere l'aereo per Bilbao, dove in settimana si è disputata l'ultima gara della prima fase di Eurocup: «Purtroppo non è andata come speravamo, ma siamo pronti per la trasferta di oggi al Pianella, per guadagnare l'accesso alle Final Eight di Coppa Italia».

La squadra aveva dimostrato il proprio sostegno a Sara Ruaben anche dopo le prime chemio, quando era stata costretta a rimanere a casa: «Erano giorni difficili, e non potevo frequentare i posti affollati. Gli amici mi avevano però fatto sentire con loro allo stadio, inviandomi sul cellulare le fotografie dei giocatori in campo». Prima del fischio d'inizio i ragazzi della Dolomiti Energia avevano voluto tributare di un grido di incoraggiamento alla giovane, indossando le magliette rosse con la scritta «Saruzza, keep calm and stay strong». La sua reazione? «Ho pianto di gioia. Tra l'altro il colore delle t-shirt era lo stesso della mia moto, la Ducati, il cui motore viene detto "desmodromico"». E richiamando questo nome, Sara ha definito «desmochemio» il liquido rosso della chemioterapia. Per questo Natale, la fotografa esprime un desiderio che spera di poter realizzare presto: «Vorrei seguire la squadra in trasferta, dalla partenza da Trento all'arrivo in albergo, fino all'entrata in campo, immortalando ogni attimo con la macchina fotografica».

Intanto, la giovane desidera ringraziare tutto il personale del reparto di Ematologia del Santa Chiara, che l'ha seguita passo passo nella sua battaglia: «Ho incontrato delle persone eccezionali sia nel day hospital sia quando sono stata ricoverata. Si sentono tante cose sugli ospedali, ma voglio testimoniare che a Trento ho incontrato professionisti competenti e, soprattutto, umani».

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