In arrivo la tassa sul tombino. Giugni: chi la deve pagare?

A breve potrebbe scattare a Trento la caccia all'ultimo precario. Attenzione: non si tratta di posti di lavoro ma di evasori ignari. Perché la tassa in questione riguarda i «precari edilizi»

di Nicola Guarnieri

La crisi, stavolta, c'entra poco o nulla e nemmeno la disoccupazione. A breve, però, potrebbe scattare a Trento la caccia all'ultimo precario. Attenzione: non si tratta di posti di lavoro ma di evasori ignari. Perché la tassa in questione riguarda i «precari edilizi»: intercapedini, griglie, bocche di lupo, botole, tettucci, lucernari, tombini... in breve tutti gli elementi edilizi che, benché meno vistosi dei chioschi e dei plateatici, presuppongono un'occupazione del suolo pubblico ad uso privato. La maggior parte di questi «manufatti», pertinenze accessorie di molti edifici, costituisce elementi edilizi fondamentali perché garantisce la rispondenza ai requisiti igienico-sanitari, in termini di aerazione e illuminazione, di locali interrati e seminterrati. E come tali sono sottoposti alla Cosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico appunto. 

Per i condomini, per esempio, le tariffe sono applicate ogni anno sulla base dei metri quadrati e rientrano nelle spese condominiali. Molti pagano regolarmente ma altri no. E quanti sono gli evasori? È quanto chiede alla giunta la consigliera comunale Giovanna Giugni. Una domanda che ha già «allarmato» uffici ed assessori. Perché, in «slang» in uso in tutta Italia, è stata ribattezzata «tassa sul tombino» ma in pochissimi ne conoscono l'esistenza. «Ma ogni occupazione di suolo pubblico va pagata. - taglia corto l'assessore Fabiano Condini - E non a caso c'è gente che paga. Si tratta di accessi alla cantina passando dal suolo pubblico, di botole. Ma non scordiamoci che si paga anche per i cavi che passano sopra le strade. Però sono cifre irrisorie e ricordo che il pubblico non si può rifiutare di far pagare e che non è giusto che sia gratuito».

Sul punto, come detto, la consigliera Giugni vuole vederci chiaro. «Per molti motivi e non ultimo perché spesso chi ha una grata o una bocca di lupo, e paga la tassa, poi se le trova occupate magari da cassonetti. Perché si paga per aver diritto alla luce e all'aria nello scantinato. Ma non tutti sanno questa cosa. Quanti sono quelli che pagano bocche di lupo, feritoie, sfiati? E quanto ricava il Comune da questa imposta?». E ancora: «Questi spazi vengono rispettati o occupati abusivamente da cassonetti della spazzatura?».

La Giugni cita l'esempio di Torino dove qualche tempo fa è scattata la caccia all'evasore. Che, tanto per snocciolare cifre, ha fruttato all'ente pubblico un introito di 8 milioni di euro. «Per alcuni si è trovato un accordo: niente tassa in cambio della pulizia e della manutenzione. L'applicazione dell'imposta, però, non è sempre nota ai soggetti passivi ed è compito dell'amministrazione comunale far conoscere ai contribuenti la natura di ciò che viene più spesso percepita come una modalità per fornire luce ed aerazione a locali privati piuttosto che come un'occupazione del suolo pubblico e privato».

Insomma, la tassa sul tombino c'è ma non si vede e, spesso proprio per questo, non si paga. E così Giovanna Giugni, in un'interrogazione, chiede alla giunta «quante siano le occupazioni di suolo pubblico con chiusini, pozzetti, bocche lupaie e feritoie gravate da imposta Cosap; a quando risale l'obbligo di richiesta di concessione e relativo pagamento; a quanto ammonta l'entrata di questa concessione; se i proprietari possano vantare qualche tipo di tutela, da parte della polizia locale, nei confronti di chi occlude abusivamente gli spazi».

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