Accordo Trentino-governo

Nove miliardi e seicento milioni di euro. È quanto costerà al Trentino, dal 2015 al 2022, il patto finanziario siglato dal presidente Rossi a Roma con il governo. Ieri Rossi ha presentato in consiglio provinciale i contenuti dell'accordo e si è dovuto difendere da una grandinata di critiche. Se quelle delle opposizioni erano scontate, meno gradite sono state quelle degli alleati del Pd, con Zeni «richiamato» per aver ironizzato sull'esercito austriaco che «verrà a salvare le nostre finanze» visto che il testo del patto sarà spedito per conoscenza a Vienna. Alla fine il governatore pare essere riuscito a convincere della bontà dell'accordo solo il «suo» Patt.

di Luisa Maria Patruno

del rioAccordo raggiunto con lo Stato per quanto riguarda i rapporti finanziari con le Province autonome. Ecco il testo.

 

ROSSI IN CONSIGLIO
«Non sono venuto in aula per cantare vittoria ed esultare: in quest'accordo ci sono obblighi, rinunce e oneri, ma ci sono anche più garanzie e opportunità per l'autonomia della Provincia di Trento». Il governatore  Ugo Rossi  ieri ha presentato in consiglio provinciale una relazione sui contenuti del patto finanziario siglato a Roma con il governo mercoledì scorso e le ha dovuto difendere da una valanga di critiche giunte dalle opposizioni, ma anche da non pochi dubbi emersi pure in maggioranza.

 

E ha ammonito: «Ho sentito commenti sguaiati in quest'aula. Ricordo che ogni frase che diciamo viene monitorata dai nemici dell'autonomia che albergano nei partiti nazionali e al governo. E chiedo rispetto per i nostri interlocutori di Bolzano - ha proseguito rispondendo a chi come Luca Zeni (Pd) ha ironizzato sull'esercito austriaco che verrà a salvare le nostre finanze visto che il testo del patto sarà spedito per conoscenza a Vienna - il fatto che abbiano firmato anche loro l'accordo è un elemento di garanzia in più e tiene unita la nostra autonomia». Le otto pagine di spiegazione del «dare e avere» contenuto nell'accordo e dei tempi di applicazione dell'intesa hanno mostrato in tutta la sua crudezza il peso enorme del contributo finanziario che la Provincia deve al risanamento dei conti pubblici nazionali nei prossimi otto anni, pur con una riduzione (viene escluso il concorso sul patto di stabilità). Dal 2015 al 2022 i sacrifici sottoscritti dalla Provincia arrivano in totale a  9 miliardi 595 milioni .
 

Fino al 2017 quasi 1,6 miliardi.
Fa impressione leggere le cifre del concorso chiesto dallo Stato con la serie di manovre degli ultimi anni ( 1.160 milioni  all'anno), che fino ad ora la Provincia aveva sempre contestato e con questo patto invece accetta di pagare fino al  2017 , ritirando i ricorsi davanti alla Corte costituzionale. Se a quanto chiesto da Roma unilateralmente si somma poi quanto concordato dal patto di Milano del 2009 ( 569 milioni  l'anno), si arriva a un totale di  1 miliardo 585 milioni  di euro l'anno ( vedi infografica ) per tre anni, che è pari al  33%  del bilancio della Provincia.
All'interno dei sacrifici ci sono anche  40 milioni  di euro in più all'anno per tre anni che erano stati chiesti alla Provincia di Bolzano e che ora vengono caricati su Trento per un nuovo calcolo del riparto. In compenso Bolzano cederà a Trento spazi finanziari sul patto di stabilità per 34 milioni l'anno.
Ieri Rossi ha spiegato di aver accettato di ritirare i ricorsi perché salvo le «riserve all'erario» di  180 milioni  di euro l'anno che la Consulta ha già definito incostituzionali, sul resto: «C'è un significativo processo evolutivo della giurisprudenza costituzionale diretto a rafforzare le prerogative statali con riguardo alla finanza pubblica. Ciò ha determinato un'alea non trascurabile sull'esito dei ricorsi con particolare riferimento agli accantonamenti e alle misure di razionalizzazione e di contenimento della spesa». Insomma, la Provincia non è più così sicura di vincere i ricorsi su norme in cui lo Stato fa valere ragioni di equilibrio di bilancio (nuovo art. 81 Costituzione).
 

Dal 2018 al 2022 compreso si scende a 928 milioni.
Il patto riduce questo enorme contributo finanziario della Provincia per 5 anni dal  2018  al  2022  per effetto principalmente del venir meno del concorso al patto di stabilità di  414 milioni  l'anno e dal  2019  anche dei 180 milioni di riserva all'erario. Il sacrificio richiesto all'anno sarà di  380 milioni . Da notare che proprio dal  2018  lo Stato concluderà i trasferimenti alla Provincia degli arretrati dovuti sulle quote variabili pari a  400 milioni  l'anno che oggi arrivano. Sostanzialmente dunque il peso dei sacrifici fino al 2017 e quelli dal 2018 al 2022 sarà per il bilancio della Provincia quasi analogo.

 

Il rischio del 10% più 10%.
Ieri il presidente Rossi ha spiegato che proprio visto il rischio sui ricorsi alla Corte costituzionale, nell'accordo è stata riconosciuta la possibilità allo Stato dal  2018  di chiedere di più nel caso di «eccezionali esigenze di finanza pubblica» ma non oltre il  10%  dei  380 milioni , dunque altri  38 milioni . Un ulteriore  10%  è possibile per «manovre straordinarie per rispetto di vincoli europei». «Aver definito la fattispecie e il limite - ha detto Rossi - ci dà più forza davanti alla Corte nel difendere il restante 90%».

 

L'ACCORDO

"E' un passaggio che apre una nuova stagione dei rapporti fra il Trentino e Roma - sottolinea il presidente Ugo Rossi - . Con  un quadro finalmente più stabile, sarà possibile accelerare le politiche per lo sviluppo del territorio. Certamente il Governo ci chiede anche di rispettare certe condizioni, e di sostenere da qui al 2017 lo sforzo che sta facendo sul versante dei conti pubblici. Ma le opportunità che si aprono per la Provincia autonoma sono molte. Se dunque su un piatto della bilancia ci sono i sacrifici chiesti per risanare i conti del Paese, sull'altro ci sono le prerogative della nostra Autonomia, con tutto quel che ne consegue in termini di rafforzamento della buona amministrazione e di crescita della competitività. Direi che abbiamo trovato un buon equilibrio".

 

Restano 1,5 miliardi fino al 2017

Per i prossimi tre anni -  2015-2017  - la Provincia di Trento si impegna a confermare il concorso al risanamento dei conti pubblici, sia per quanto riguarda gli accantonamenti richiesti che il patto di stabilità, che nei tre anni varia fra  1,4 miliardi  e  1,5 miliardi  l'anno. Rispetto a queste cifre, dunque, la riduzione dal  2018  a  981 milioni  l'anno è senz'altro molto importante. E soprattutto l'accordo esclude che fino al 2017 lo Stato possa chiedere sacrifici aggiuntivi rispetto a queste cifre a cominciare dai tagli che si profilano con la nuova legge di stabilità. Per le Regioni sono in arrivo tagli per  3 miliardi  la cui quota per il Trentino sarebbe di altri  50 milioni , che invece non saranno chiesti.

 

Patto di stabilità, 250 milioni per i Comuni

Tra le novità importanti c'è la previsione dal 2016 dell'allentamento del patto di stabilità e dal 2018 l'azzeramento. Vengono liberati invece dal 2015 spazi finanziari per  250 milioni  che resteranno fuori dal patto di stabilità da usare per estinguere i debiti dei Comuni. C'è l'impegno politico del sottosegretario Delrio a verificare la possibilità di aprire nuovi spazi di utilizzo nel 2015 della «cassa» vincolata al patto di stabilità da parte della Provincia ( 1 miliardo  che oggi non si può spendere).

 

Riserva all'erario, rimane

L'accordo prevede che lo Stato restituisca la riserva all'erario definita incostituzionale di  140 milioni  l'anno dal 2014 al 2017, totale  560 milioni , ovvero il gettito fiscale che la Provincia oggi deve lasciare allo Stato. Lo farà però solo dal  2019  e a rate di  20 milioni  l'anno. Ci vorranno 28 anni. In compenso lo Stato mantiene la possibilità di tenersi il gettito (riserva all'erario) derivante da maggiorazioni di aliquote o nuovi tributi istituiti per la copertura di spese a carattere non continuativo e per un periodo limitato, contabilizzando distintamente queste somme nel bilancio dello Stato. Si supera così la censura della Corte costituzionale.


Via libera ai crediti d'imposta

Una novità molto importante contenuta nell'accordo riguarda la possibilità per le due Province di concedere crediti d'imposta alle imprese o ai privati sulla propria quota di gettito di tutte le imposte anche nazionali (compresa Irpef e Ires). Si dovrà fare una convenzione con l'Agenzia delle entrate.
 

Trento paga 100 milioni di Bolzano

È stato definito anche il riequilibrio del riparto del contributo delle Province di Trento e Bolzano che pesava molto più sull'Alto Adige, che è stato alleggerito per i tre anni dal  2015  al  2017  di  33,54 milioni  l'anno, che sono stati caricati su quanto dovuto dal Trentino, ovvero altri  100,62 milioni . Ma la Provincia di Bolzano si impegna a cedere a Trento spazi finanziari del patto di stabilità.
 

Ritiro di tutti i ricorsi

L'accordo prevede che una volta approvata la legge di stabilità che conterrà le norme di questo accordo, la Provincia di Trento e quella di Bolzano ritirino tutti i ricorsi con cui hanno impugnato davanti alla Consulta le richieste unilaterali fatte dello Stato in questi anni per un valore di circa 3 miliardi a testa.
 

Accordo trasmesso all'Austria

Su richiesta in particolare della Provincia di Bolzano nel prembolo del patto si precisa che l'accordo che disciplina i rapporti finanziari fra Stato, Regione Trentino Alto Adige e le due Province verrà trasmesso per informazione al cancelliere della Repubblica d'Austria.

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