Bilanci e debiti: la Corte dei conti dà le pagelle ai Comuni

Tutti promossi, ma alcune amministrazioni con «debito». Si potrebbe riassumere così, in gergo scolastico, la «pagella» che la Sezione di controllo della Corte dei conti ha dato ai bilanci dei Comuni trentiniLeggi la relazione completa

di Sergio Damiani

corte dei conti di trentoTutti promossi, ma alcune amministrazioni con «debito». Si potrebbe riassumere così, in gergo scolastico, la «pagella» che la Sezione di controllo della Corte dei conti ha dato ai bilanci dei Comuni trentini. È un lavoro certosino quello fatto dai giudici contabili (e in particolare dal relatore Gianfranco Postal) riassunto nelle 108 pagine della relazione «Esiti dell’attività istruttoria sull’andamento gestorio e sulle relazioni dei revisori dei conti relative ai rendiconti 2012 e ai bilanci di previsione 2013 dei Comuni della Provincia autonoma di Trento». Vediamo per sommi capi alcuni dei rilievi mossi dai giudici tenendo presente, però,  che alcune delle criticità potrebbero già essere state risolte.

 

Patto di stabilità. Espressione antipatica e mal digerita perché fa rima con rigore, talvolta eccessivo. Diciamo subito che le amministrazioni sono state nel complesso virtuose: dei 28 comuni soggetti al patto (cioè superiori ai 3.000 abitanti) per i rendiconti 2012 «non sono emerse criticità». Dall’analisi dei pareri sui bilanci preventivi 2013 dei 111 Comuni soggetti al Patto (superiori ai 1.000 abitanti), «per 5 Comuni (Ala, Dimaro, Mezzolombardo, Vermiglio, Ziano di Fiemme) si prevede di non raggiungere l’obiettivo 2013». Quanto agli obiettivi di contenimento della spesa corrente per le spese di personale «si suggerisce di monitorare i seguenti Comuni: Arco, Dro, Levico. Mezzocorona, Mezzolombardo, Mori, Riva, Pergine e Rovereto, in quanto hanno incrementato la spesa di personale e hanno effettuato nuove assunzioni» (Levico, Mezzocorona, Mezzolombardo e Mori si sono giustificati spiegando che erano situazioni “una tantum”). Da monitorare anche «Ala, Predazzo, Storo e Tione in quanto presentano un’incidenza rilevante (spesa del personale su spesa corrente, ndr), pari rispettivamente a 42,76%, 41,90%, 45,89%, 45,77%».
 

Residui. Per i Comuni superiori ai 5.000 abitanti per i residui originati dalla competenza 2012 la Corte dei conti segnala alcune criticità. Mezzocorona («indici di formazione dei residui attivi e passivi complessivi pari a 52,5% e 58%»); Riva («indice di formazione dei residui attivi complessivi pari all’83,4% elevato sia riguardo alla parte corrente (84%) che alla parte capitale (83%)»; Levico («indice di formazione dei dei residui attivi e passivi complessivi pari rispettivamente al 62% e al 63%»); Lavis («indice di formazione  dei residui attivi di parte corrente che supera il 100% (138%)». I giudici citano anche Cles, Borgo Valusgana e Mezzocorona. Quanto invece ai residui attivi derivanti dalla gestione residui anni precedenti vengono segnalati ancora Cles, Borgo, Riva, Mezzolombardo, Mezzocorona. Inoltre «per 6 comuni (Lavis, Ledro, Cles, Trento, Borgo, Levico) esistono problemi di esigibilità residui attivi».

 

Indebitamento. Scrive la Corte dei conti: «Dalle verifiche effettuate il limite di indebitamento previsto per gli enti in esame è stato da tutti rispettato».


Debiti fuori bilancio. In 5 Comuni (Avio, Cavedine, Lona-Lases, Mezzana e Trento) è stata riscontrata la presenza costante di debiti fuori bilancio in tutti gli esercizi del triennio 2010-2012, situazione in contrasto con la natura straordinaria di tali debiti». Inoltre - si legge - «si invita il Comune di Avio ad una migliore programmazione delle spese poiché sia nel 2011 che nel 2012 ha riconosciuto debiti fuori bilancio consistenti rispetto alla dimensioni del Comune stesso». Su questo fronte richiamati anche Telve di Sopra e Mezzana.

 

Organismi partecipati. La Corte dei conti segnala numerose situazioni di «disequilibrio», in alcuni casi si tratta di un dato fisiologico trattandosi di “start-up”, in altri casi «lo squilibrio sembra essere strutturale con la presenza di di ripetute perdite di esercizio che hanno progressivamente eroso i capitali investiti». Tuttavia «da parte degli enti locali controllati, appare un diffuso disinteresse nei confronti dell’andamento di tali società e delle conseguenti ripercussioni sugli enti stessi». Insomma, l’invito è ad essere più vigili. In altri casi le società partecipate offrono importanti “boccate d’ossigeno” ai bilanci di alcune amministrazioni. «I Comuni di maggiore dimensione fanno grande affidamento, nella determinazione delle loro politiche di spesa, sui devidendi derivanti dagli organismi partecipati». Qualche esempio: «per il Comune di Rovereto i dividendi percepiti hanno consentito la chiusura dell’esercizio con un risultato economico positivo, a fronte di un risultato della gestione operativa ampiamente negativo». Ma questo vale anche per Pergine e per Trento (dove l’equilibrio economico senza questa voce sarebbe risultato a rischio).

 

Inventario. È una voce che appare “in disuso”. Dieci Comuni hanno dichiarato di non avere un inventario: Castelfondo, Cimone, Daone, Garniga, Lasino, Luserna, Spera, Sporminore, Vermiglio, Villa Agnedo. Ma ci sono anche 28 Comuni che in proposito non hanno dichiarato nulla. In altri come Cagnò l’inventario non viene aggiornato da 20 anni.

 

Trasparenza. Nell’era delle amministrazioni 2.0 ci sono Comuni che ancora non hanno un sito internet o il cui sito non brilla per trasparenza. I giudici contabili hanno individuato carenze, sollecitandone il superamento, per i Comuni di Ala, Borgo, Cles, Ledro, Levico, Mezzocorona, Mezzolombardo, Mori, Pergine, e Riva. C’è anche una lista di Comuni che, al momento della rilevazione, non avevano ancora un sito dedicato. Sono «invitati a provvedere sollecitamente in attuazione degli obblighi di legge e dei diritti di informazione dei citadini» Bolbeno, Bresimo, Fierozzo, Palù del Fersina, Panchià, Pelugo, Preore, Romallo, Ronzone, Vignola Falesina, Vigo Rendena.

 

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