Vitalizi, tagli del 30%, via 3.000 euro al mese

Un taglio del 30% agli assegni precedenti alla riforma che può arrivare a far perdere ai vecchi consiglieri che ricevono il vitalizio fino a oltre 3.000 euro lordi al mese rispetto al vecchio sistema. È l'arma di dissuasione introdotta nella nuova versione del disegno di legge sulla riforma dei vitalizi d'oro. L'obiettivo è quella di evitare che i consiglieri che restituiscono l'anticipo per passare al vecchio regime possano averne un vantaggio, soprattutto se l'assegno viene incassato per parecchi anni I vostri commenti 

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TRENTO - Un taglio del 30% agli assegni precedenti alla riforma che può arrivare a far perdere ai vecchi consiglieri che ricevono il vitalizio fino a oltre 3.000 euro lordi al mese rispetto al vecchio sistema. È l'arma di dissuasione introdotta nella nuova versione del disegno di legge sulla riforma dei vitalizi d'oro. L'obiettivo è quella di evitare che i consiglieri che restituiscono l'anticipo per passare al vecchio regime possano averne un vantaggio, soprattutto se l'assegno viene incassato per parecchi anni.


Ma vediamo cosa cambierebbe per alcuni degli interessati in causa. Per Luis Durnwalder, ad esempio, la restituzione degli 860.000 euro di anticipo ricevuto consentirebbe di fargli riottenere il vitalizio col sistema precedente alla riforma. Visti i 40 anni di versamenti dal 1974 al 2014 da parte dell'ex presidente della Provincia di Bolzano, a lui sarebbe spettato il vitalizio lordo massimo mensile pari a 10.400 euro. Con il taglio del 30%, però, si arriva a meno di 7.000 euro lordi mensili che si riducono alla fine a circa 4.800 euro netti. Con il taglio precedente (il 20%), il netto sarebbe stato superiore ai 5.000 euro netti. L'intenzione è quella di rendere meno conveniente il ritorno al vecchio sistema e di convincere i consiglieri ad accettare i tagli all'attualizzazione. Secondo le stime, infatti, la riduzione dell'attualizzazione (cioè degli anticipi d'oro) fino al 40% (in media sarà di circa il 30%), conviene alle casse pubbliche rispetto al ritorno al vecchio sistema dei vitalizi.

 

 

Ma, secondo i bene informati, la norma potrebbe venire nuovamente modificata, proprio su pressione di chi, come la Svp, ritiene rischiosa una norma che potrebbe mettere in dubbio il criterio di ragionevolezza della nuova legge. Ancora da definire, invece, la questione della maggiore penalizzazione per coloro che vogliono prendere l'assegno vitalizio prima dei 66 anni. Oggi la riduzione per ciascun anno di anticipo fino ai 60 anni (prima non è possibile risalire) è del 2% sull'entità del vitalizio a cui si aggiunge un altro 2% sul valore dell'attualizzazione. Secondo molti si tratta di una riduzione troppo bassa, perché avvantagerebbe chi anticipa rispetto a chi prenderebbe l'assegno ai 66 anni.


Secondo una parte della maggioranza, il tasso dovrebbe salire ad almeno il 3%. In questo caso, ad esempio, si può verificare se ci sarebbe un risparmio per la Regione. Poniamo il caso di una persona che va a 66 anni con un assegno di 3.000 euro lordi e una attualizzazione di 300.000 euro. Se andasse a 60 anni con il taglio del 18% sull'assegno, quest'ultimo si abbasserebbe a 2.460 euro lordi, mentre l'attualizzazione scenderebbe a quota 246.000 euro. In totale dunque i 6 anni di anticipo varebbero 246.000 euro di anticipo più, in una ottica di vita di 85 anni, 738.000 euro di assegni, quindi pari a circa 984.000 euro. Chi va a 66 anni, invece, prenderebbe 300.000 euro più 3.000 euro al mese. Nel caso di altri 19 anni di vita fino a 85 anni, il costo per la Regione sarebbe pari a 984.000 euro anche in questo caso.

 

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