Moltrer: «Risposte rapide»

Il presidente del Consiglio regionale Diego Moltrer interviene sull'Adige sui vitalizi: «Per ridare credibilità alla politica occorre fornire risposte vere e immediate: i problemi ci sono e vanno risolti. L'impressione che ho, talvolta, è che ci sia chi è più interessato a sollevare polverone e lasciare tutto come sta, piuttosto che lavorare seriamente e con quella concretezza che mi appartiene e che mi aspetterei ora da chi è stato incaricato dai cittadini di rappresentarli» I vostri commenti 

 
Egregio Direttore, nascondere è una parola che non rientra nel vocabolario del mio modo di fare politica. Sono stato il primo a pubblicare i dati e a rendere note le cifre che oggi tanta stampa alimentano. Da quando ho assunto l'incarico di Presidente del Consiglio regionale, mi sono adoperato perché la trasparenza fosse la prima regola di questo Ufficio, come ho testimoniato con il mio agire.
 
In questi ultimi mesi ho concentrato tutti i miei sforzi e quelli degli uffici per poter dare una risposta in tempi rapidi alla richiesta che nasce in prima istanza dalla popolazione sulla questione dei vitalizi, una risposta che non può essere il frutto di un agire impulsivo, ma che deve avere basi giuridiche certe per essere poi inoppugnabile e soprattutto deve essere improntata alla sobrietà ed all'equità.
 
Sto chiedendo per questo ulteriori pareri legislativi - anche sul piano fiscale e costituzionale - affinché queste verifiche agevolino il Consiglio regionale nel costruire una legge blindata rispetto ai ricorsi che inevitabilmente ci saranno. È un lavoro che mi vede personalmente impegnato quotidianamente e che occupa a tempo pieno la maggior parte dei dipendenti. La comprensibile onda emozionale di indignazione causata dalla applicazione della legge 6/2012 è oggi cavalcata da alcune forze politiche che, anziché mettersi in gioco per aiutare nella creazione di una riforma, stanno animando una «caccia alle streghe», continuando a depositare interrogazioni che sembrano avere come unico scopo quello di andare ad accendere nuovi focolai.
 
Gli Uffici del Consiglio regionale, che sono composti da un numero esiguo di persone, sono gravati dalle richieste, a cui tuttavia riescono a dare risposte in tempi più che ragionevoli. Questo stillicidio di interrogazioni è un ulteriore appesantimento del lavoro, che invece dovrebbe essere concentrato sul futuro e non sul passato: conoscere quanto hanno versato i Consiglieri dal 1948 a oggi, considerando che prima delle riforme della XIVª legislatura l'attribuzione di un vitalizio non rispondeva a un sistema contributivo ma a una legge che lo prevedeva a prescindere dal versato, è una richiesta fine a se stessa. Se davvero vogliono sapere quanto è stato versato da ogni singolo consigliere a partire dalla prima legislatura, sarò felice di mettere i dipendenti del Consiglio a cercare negli archivi, la maggior parte ancora cartacei, e a creare tabelle e tabelle che potranno avere un meritato spazio sui quotidiani, congelando per i prossimi due mesi così non solo il progresso della proposta di riforma della legge 6, ma anche l'attività routinaria del Consiglio, compresi gli emolumenti dei Consiglieri e dei dipendenti tutti.
 
Faccio appello alla coscienza di tutti i Consiglieri regionali nel volersi impegnare davvero ora a trovare una soluzione in tempi e modalità ragionevoli: potranno avere il loro spazio con le loro proposte, purché credibili, anziché ergersi a nuovi Torquemada per avere due righe in più che certifichino la loro «purezza» di fronte ai cittadini. Purezza discutibile, visto che alcuni, quando è stata approvata la legge, erano presenti in aula e quando è stato loro proposta l'attualizzazione - prima che io stesso fossi a conoscenza dell'esistenza di questa normativa e che iniziasse in Alto Adige lo scandalo - non hanno certo sbandierato il cedolino del versamento. Per ridare credibilità alla politica occorre fornire risposte vere e immediate: i problemi ci sono e vanno risolti.
 
L'impressione che ho, talvolta, è che ci sia chi è più interessato a sollevare polverone e lasciare tutto come sta, piuttosto che lavorare seriamente e con quella concretezza che mi appartiene e che mi aspetterei ora da chi è stato incaricato dai cittadini di rappresentarli.

Diego Moltrer
Presidente del Consiglio regionale
 

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