Movimento 5 Stelle: via i vitalizi

Dimezzare l'indennità mensile lorda dei consiglieri regionali, che attualmente ammonta a circa 12.000 euro, portandola a 6.500 euro, comprensivi dei 1.500 di quota previdenziale da versare individualmente, ricalcolare i vitalizi già assegnati sulla base delle indennità attualizzate e dei contributi già versati, eliminare la diaria esentasse. Queste le proposte del disegno di legge, presentato oggi dal Movimento 5 stelle del Trentino, sul trattamento economico e l'abolizione del vitalizio dei membri del Consiglio regionale(Nel video di Giuseppe Fin, l'intervista a Bottamedi e Degasperi) I vostri commenti 

Dimezzare l'indennità mensile lorda dei consiglieri regionali, che attualmente ammonta a circa 12.000 euro, portandola a 6.500 euro, comprensivi dei 1.500 di quota previdenziale da versare individualmente, ricalcolare i vitalizi già assegnati sulla base delle indennità attualizzate e dei contributi già versati, eliminare la diaria esentasse. Queste le proposte del disegno di legge, presentato oggi dal Movimento 5 stelle del Trentino, sul trattamento economico e l'abolizione del vitalizio dei membri del Consiglio regionale.

 

Parlano Bottamedi e Degasperi 

di Giuseppe Fin

 

 

I consiglieri pentastellati sostengono che il ddl consente di bypassare la questione della non retroattività e abrogare così la legge del 2012 sul regime previdenziale dei membri del Consiglio regionale, facendo appello a più sentenze della Corte costituzionale, "in cui il principio della ragionevolezza è prioritario e in cui si consente l'intervento su indennità e acconti previdenziali in caso di evidenti disuguaglianze".

 

"Se fosse approvato - hanno affermato Manuela Bottamedi, Flippo Degasperi e Paul Koellensperger - il nostro ddl riporterebbe nella casse del Consiglio regionale l'intero Fondo family, in cui sono confluiti oltre 30 milioni di euro dei contributi versati dai politici". 

 

 

 

WANDA CHIODI

chiodi leveghi santini«Sono pronta a ridare tutto, ma serve una legge e che i consiglieri dell’ultima consigliatura ridiano indietro i 210.000 euro ciascuno che hanno ricevuto». Wanda Chiodi, ex Pd («dall’anno scorso non sono più nel partito» spiega), risponde così alla sollecitazione dell’assemblea dei democratici che ora chiede agli ex consiglieri di restituire la parte in più degli anticipi d’oro (240.000 euro in contanti e 325.000 euro nel fondo family) rispetto ai contributi versati durante la propria permanenza in consiglio regionale. E accusa:«Dov’erano i colleghi del Pd e quelli dell’ufficio di presidenza regionale quando hanno votato la legge? Come fanno a dire ora: non sapevamo cosa stavamo votando?»


Allora ex consigliera Wanda Chiodi, cosa pensa della richiesta di restituire quanto ottenuto con la riforma dei vitalizi?
Sono disponibile a tutto, ma prima voglio dire due cose. Primo: che facciano una legge che dica che si può restituire, visto che secondo me in un ente pubblico occorre che ci sia una norma in questo senso. Secondo: che sui vitalizi si torni indietro cancellandoli totalmente, mentre di fatto sono stati reintrodotti.
Fa riferimento alla pensione che si prende dopo soli 5 anni di contribuzione?
Sì, non ha senso che si siano fatte grandi battaglie per abolire i vitalizi e che poi ora di fatto ci sia di nuovo chi prenderà ancora degli assegni per l’esperienza in consiglio regionale.
Lei è disponibile quindi a restituire quanto ha ricevuto?
Io sono disponibile a tutto, anche perché certe cifre mi fanno effetto e mi mettono a disagio con le persone che conosco. Ma chiedo anche di non essere usata: restituisco i soldi, ma li ridaranno indietro anche i consiglieri dell’ultima legislatura che hanno preso i 210.000 euro.

 

LUCIA FRONZA CREPAZ

Nel pieno dello scandalo vitalizi, la neoeletta assemblea provinciale del Pd del Trentino, ha pensato bene l’altra sera di accompagnare l’approvazione di un documento contro i vitalizi con l’elezione come presidente - su proposta della lista di Vanni Scalfi - di Lucia Fronza Crepaz, 58 anni, che fu deputata per meno di due legislature (dall’87 al ’94) e gode di un vitalizio da ex parlamentare di 2.905,46 euro netti al mese. Fronza Crepaz è anche figlia di Bruno Fronza, ex consigliere regionale, che percepisce un vitalizio di 5.841,69 euro netti al mese. Insomma, è tra i pochi superprivilegiati ad avere due vitalizi in famiglia.
Lei riceve il vitalizio da ex parlamentare. E in assemblea ha detto di sentirsi a disagio. In effetti il Pd che sceglie come presidente una persona con il vitalizio in questo momento non è inopportuno?
Io l’ho detto all’assemblea che il mio punto debole è il fatto che prendo il vitalizio da tre anni, da quando ho compiuto 55 anni. Io ho optato per non usarlo in casa ma per la Scuola di preparazione sociale fondata nel ’57 da De Marchi oggi guidata da Alberto Zanutto, per la quale lavoro. Lo uso per un «servizio pubblico». Ma ora mi rendo conto, dopo quello che è uscito sui vitalizi provinciali e l’aggravarsi della crisi, che non è più sufficiente. Ho telefonato alla presidente Boldrini chiedendo se è possibile fare un fondo di solidarietà in modo che nelle more in cui cambieranno, speriamo, la legge, sia possibile per chi vuole mettere tutto o parte del vitalizio. Io verserei tutto, salvo il pregresso.
In questi giorni nell’elenco degli ex consiglieri regionali che prendono il vitalizio abbiamo ricordato anche il nome di suo padre Bruno Fronza. Nella vostra famiglia ci sono ben due vitalizi. Pensa che anche suo padre dovrebbe restituire il vitalizio?
Per me è un’altra cosa, perché per la mia generazione la presenza nelle istituzioni non è stata un’opzione totale, ma una parentesi di dieci anni. Per mio padre e per i politici di allora, penso a Giorgio Grigolli, Bruno Kessler, che non c’è più, o altri, è stata un’opzione di vita. Mio padre è commercialista e i suoi colleghi hanno guadagnato molto di più nella vita. Lui ha rinunciato ad altre cose. Per i democristiani e i comunisti era un’opzione di vita. Servivano la società attraverso la politica. Io oggi, come parla il documento che ha approvato l’assemblea, mi rivolgerei ai politici del Pd, che è un partito nuovo della seconda Repubblica. Sul pregresso starei più attenta, anche se c’è qualcuno che può scegliere di restituire come Tarcisio Andreolli.
Quindi dovrebbero rinunciare al vitalizio persone tipo Olivieri e Schmid o Pinter, Chiodi e Cogo, non i politici della prima Repubblica?
Certo, il documento è rivolto a politici di quella generazione.

 

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