Dellai: «Nessun dubbio tra Renzi e Berlusconi»

Il ritorno di Casini all'ovile berlusconiano ha spiazzato i «popolari», rimasti sempre più soli e pochi a presidiare il centro. Lorenzo Dellai, però, va avanti, insieme al senatore Andrea Olivero, ex presidente delle Acli, e al ministro Mario Mauro, con i quali ha dato vita ai «Popolari per l'Italia», dopo aver rotto con Scelta Civica. È convinto che per quanto piccolo possa essere oggi il nuovo partito, è utile coltivare il progetto di una forza autenticamente popolare, una «Nuova Margherita», come identità politica, che «non potrà mai stare in un centrodestra berlusconiano»I tuoi commenti

di Luisa Maria Patruno

dellaiTRENTO - Il ritorno di Casini all'ovile berlusconiano ha spiazzato i «popolari», rimasti sempre più soli e pochi a presidiare il centro. Lorenzo Dellai, però, va avanti, insieme al senatore Andrea Olivero, ex presidente delle Acli, e al ministro Mario Mauro, con i quali ha dato vita ai «Popolari per l'Italia», dopo aver rotto con Scelta Civica. È convinto che per quanto piccolo possa essere oggi il nuovo partito, è utile coltivare il progetto di una forza autenticamente popolare, una «Nuova Margherita», come identità politica, che «non potrà mai stare in un centrodestra berlusconiano».
Onorevole Dellai, Casini torna con Berlusconi, mentre si sta per approvare una riforma elettorale bipolarista, che obbligherà a scegliere con chi stare. Che senso ha ora il vostro progetto sempre più isolato e ridotto?
Noi la settimana scorsa avevamo già dato vita a un soggetto politico i «Popolari per l'Italia» che già non comprendeva Casini. È promosso da persone che per l'appunto ritengono che la prospettiva di una cultura popolare non può coincidere con la riproposizione del centrodestra nei termini espressi da Casini. La sua posizione era già nell'aria e probabilmente è frutto di una sua spiccata attitudine tattica. Dopo la discussione sulle legge elettorale si è fatta avanti l'idea che, appunto, la prospettiva politica può essere solo la ricostruzione di un bipartitismo.
Viste le reazioni, a cominciare da quella di Alfano del Nuovo centrodestra, c'è la netta sensazione che si tenterà di ricomporre la Casa delle libertà che vinse nel 2001. A quel punto voi dovrete scegliere di stare con il centrosinistra?
È evidente che Berlusconi un po' alla volta si sta ricostruendo la sua area. È chiaro che la legge elettorale che Berlusconi ha imposto a Renzi puntava a bloccare i processi politici avviati. E ne prendiamo atto. Certamente noi non parteciperemo alla costruzione del centrodestra, la cultura popolare nasce dalla sconfitta del berlusconismo, che ha dimostrato quanto lontano sia dai principi e valori del popolarismo. Certo, la strada è ancora più in salita e se le circostanze ci mettessero nella condizione di scegliere tra Berlusconi e Renzi non abbiamo alcun minimo dubbio su chi scegliere. Solo speravamo che fosse venuto il tempo di una rappresentazione più articolata delle culture politiche italiane e continuiamo a sperarlo.
Nei gruppi parlamentari siete insieme all'Udc. Cosa accadrà?
Sui gruppi vedremo. Non è un problema.
Il ministro Delrio, molto vicino a Renzi, si è rivolto a voi e a Scelta Civica parlando di collaborazione con il Pd, ci sarà?
Su Scelta Civica non so dire, perché ci sono all'interno anime diverse, per quanto ci riguarda abbiamo sempre avuto un atteggiamento di collaborazione con il Pd. Ma dipenderà molto dal Pd stesso. Se deciderà di avere un rapporto politico con una realtà popolare ci saranno le condizioni per costruirla. Quello che dico è che non si esce dal ventennio berlusconiano riproponendone i contenuti e la classe dirigente. Comunque seguiremo gli eventi. Noi abbiamo una solidità di posizione che non è solleticata dalle furbizie tattiche di Casini, non potremo mai fare parte di un nuovo centrodestra.
Ma vista la situazione non è neanche possibile immaginare un percorso vostro distinto dal centrosinistra, no?
Dobbiamo capire cosa si intende per centrosinistra. Se prevale l'opzione bipartitica, avremo il Pd e Forza Italia e poi non si sa. Certamente noi, per quanto piccoli, ci saremo come «Popolari». È chiaro che abbiamo interesse che si arrivi a una rottura con il passato. Ma oggi c'è una cultura berlusconiana molto forte, al di là della persona, che ipoteca una parte del quadro politico e noi, a differenza di Casini e Alfano, lì non ci possiamo stare. Io sto andando in giro in varie parti d'Italia e spesso mi viene chiesto: «Perché non promuovete una sorta di Nuova Margherita»? E questo perché c'è un'area politica che non è del Pd in senso stretto e che non è neanche di destra. È fatta di popolari e liberaldemocratici. Il problema fino ad ora è che non siamo riusciti a mettere in rete questa realtà. Avevamo cominciato a farlo. Questa svolta di Casini, se da una parte complica la vita, perché crea un'altra divisione, dall'altra la semplifica, perché fa chiarezza.  L.P.

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