Olivi: «Non solo tagli, la Provincia investirà»

Un no al progetto di Lorenzo Dellai («Non esiste spazio per un centro polo, anche in Trentino c'è un bipolarismo di coalizione»), l'indicazione di nuove priorità per la scuola («Non le lingue, ma il dialogo tra impresa e insegnamento»), lo stop al solo rigore di bilancio («Dobbiamo creare crescita con una nuova politica economica pubblica»). Alessandro Olivi indica per il suo partito e l'esecutivo targato Ugo Rossi la strada da seguire. Secondo il vicepresidente della giunta, invece, dalla crisi si esce solo facendo guadagnare di più la genteI tuoi commenti

di Angelo Conte

oliviTRENTO - Un no al progetto di Lorenzo Dellai («Non esiste spazio per un centro polo, anche in Trentino c'è un bipolarismo di coalizione»), l'indicazione di nuove priorità per la scuola («Non le lingue, ma il dialogo tra impresa e insegnamento»), lo stop al solo rigore di bilancio («Dobbiamo creare crescita con una nuova politica economica pubblica»). E, soprattutto, la volontà di fare del Pd l'asse della coalizione: per «evitare che diventi conservatrice, che ci sia una metamorfosi antropologica del centrosinistra autonomista che ci faccia chiudere verso l'esterno e ci porti su posizioni di conservazione». Alessandro Olivi, vicepresidente Pd della giunta, indica per il suo partito e l'esecutivo targato Ugo Rossi la strada da seguire in vista della prima tappa: il bilancio 2014. Lo fa con una pesante strigliata a quelle banche che, tagliando il credito, «rischiano di vanificare anche la parte sana dell'economia trentina, che ha voglia di investire ma che si trova davanti alla strozzatura del credito».
Dal suicidio alla nuova fase.
Con le primarie di luglio il Pd rischiava di disintegrarsi e di fare un suicidio politico. Ora il Pd da quella lezione deve ripartire, dopo il buon risultato delle elezioni, e tradurre in risultati e capacità di incidere sulle scelte una leadership che dobbiamo conquistare anche se non esprimiamo la presidenza.
Il ruolo del Pd nella legislatura.
Un grande partito popolare come il Pd deve affermare il primato nelle scelte della legislatura. Non si tratta di superiorità culturale, ma di spostarsi verso un Trentino che vogliamo europeo, aperto, socialmente inclusivo e più moderno. Il Pd deve incalzare la giunta sulla strada delle riforme.
I timori di una coalizione conservatrice.
Il Pd si trova alla vigilia di 5 anni in cui voglio pensare che il partito lavori per una maggioranza in cui sia la forza più incisiva. Vedo il rischio che la coalizione di centrosinistra autonomista si trasformi in un contenitore politico che veda i riferimenti esterni a noi solo come antagonisti e non come dei partner per progredire. Ho grande rispetto per il Patt per il lavoro che sta facendo sul territorio, ma non voglio pensare che il Patt sia la forza che aggrega attorno a sè il popolarismo e le culture riformiste.
La svolta territoriale del Pd.
Un partito territoriale che nasce attorno al Patt è debole, perché rischia di essere asfittico: dobbiamo farlo noi del Pd, che abbiamo riferimenti nazionali ed europei. Si evita così di confondere il localismo con il concetto della territorialità.
New deal per gli incentivi.
Si deve passare da aiuti a un'economia senza specializzazioni come in passato, a una politica di sostegno pubblico a quattro aree in cui il Trentino può unire istruzione, impresa, ricerca, capacità di esportare. Dobbiamo puntare su industria meccatronica, distretto agro-alimentare, tecnologie informatiche e economia green nel senso di compatibile con l'ambiente.
L'edilizia o è verde o non ha futuro.
Per l'edilizia dobbiamo pensare a un nuovo sistema di incentivi che non possono andare semplicemente a chi ha tecniche di costruzione superate. O l'edilizia diventa green o non ha futuro. La Provincia e i Comuni possono guidare questo cambiamento con un grande piano di edilizia green, alzando l'asticella dei requisiti necessari a ottenere il sostegno pubblico.
Lavoro, aiuti a chi è in mezzo al guado.
Sul lavoro ok alla flexsecurity ma non solo in entrata, anche in uscita. Dobbiamo aiutare chi ha meno e chi è in difficoltà nel trovare un lavoro, a qualsiasi età sia. Il sostegno va a chi deve trovare un lavoro dopo che l'ha perso, per evitare che passi in una situazione di povertà e emarginazione. E a chi esce dalla scuola.
Le lingue non sono la priorità.
Sulla scuola trentina, che ha flessibilità e autonomia di gestione, dico che la principale priorità non sono le lingue, che do per scontate per chi vuole muoversi sul mercato internazionale. Il problema è che c'è troppa distanza tra mondo delle imprese e della scuola: non solo nelle scuole professionali, ma pure nelle tecniche e nell'università. Il modello da seguire è meccatronica, con le imprese e gli studenti che sono integrati.
Strigliata alle banche.
Le banche, per risolvere la questione delle sofferenze, rischiano di non sostenere con il credito anche le imprese che hanno piani di investimento. Abbiamo moltissime domande di contributi autorizzate da noi che si bloccano perché le banche non danno il via libera all'istruttoria. La Provincia sta mettendo risorse (50 milioni sul fondo di rotazione, 75 sul fondo strategico), le banche devono moltiplicare per due-tre volte le risorse e dare credito.
Imprese portate allo stremo.
Ho l'impressione che oggi rispetto a qualche anno fa ci sono imprese che possono intraprendere che hanno ricominciato a progettare investimenti ma che sono frenate dalla restrizione nell'accesso al credito, che è letale. In un momento in cui i depositi aumentano e gli investitori istituzionali hanno cassa le banche, non dando risorse, rischiano di annientare la parte sana del sistema economico trentino. Per le imprese il problema principale è la strozzatura del credito.
Isa, Itas, battete un colpo.
Sul fondo strategico dove sono Isa, Itas e la Finanziaria Trentina? I 75 milioni di euro messi dalla Provincia e il progetto sta trovando il meritorio consenso di Laborfonds. Anche sul fondo di rotazione hanno firmato solo Mediocredito e Cassa centrale. Dove sono Unicredito e Intesa? Se le risorse pubbliche non aiutano l'economia, tornino indietro.
Non solo tagli, serve Keynes.
La nuova fase della giunta non si può limitare a guardare dall'esterno i problemi che provoca la crisi. Serve domanda pubblica per sostenere la crescita. Non si può solo risparmiare riducendo i costi, dobbiamo stimolare meccanismi per sostenere l'economia.
Agevolazioni per la produttività.
In questo senso confermiamo anche per il 2014 l'aiuto, che era di 14 milioni di euro sul biennio, per chi sigla accordi aziendali che migliorano la produttività.

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