Rifiuti, serve l'accordo con Bolzano

Tra le priorità che la nuova giunta provinciale sarà chiamata ad affrontare a breve, vi è sicuramente la questione dei rifiuti residui e della loro destinazione finale. Con lo stop di Alberto Pacher nel marzo scorso alla costruzione dell'inceneritore a Ischia Podetti, cavallo di battaglia per un quindicennio dei governi Dellai, è rimasto in sospeso il destino delle 70-75 mila tonnellate di residuo non differenziabile o riciclabile che annualmente producono i trentiniI tuoi commenti

di Pierangelo Giovanetti

INCENERITORETra le priorità che la nuova giunta provinciale sarà chiamata ad affrontare a breve, vi è sicuramente la questione dei rifiuti residui e della loro destinazione finale. Con lo stop di Alberto Pacher nel marzo scorso alla costruzione dell'inceneritore a Ischia Podetti, cavallo di battaglia per un quindicennio dei governi Dellai, è rimasto in sospeso il destino delle 70-75 mila tonnellate di residuo non differenziabile o riciclabile che annualmente producono i trentini.
Per ora lo si continua a far affluire nelle discariche, le quali entro pochissimi anni, massimo il 2018, risulteranno esaurite.
Nell'annunciare che il termovalorizzatore non si farà più, il presidente Pacher parlò di smaltimento del residuo in centrali termiche alternative. Si ipotizzò quelle venete di Sallonze e Fusine, o addirittura il cementificio Italcementi delle Sarche, visto le possibilità offerte dal decreto del ministro Clini.
Una soluzione chiara finora non c'è stata, e anche ipotizzando un'ulteriore riduzione del residuo migliorando ed affinando la raccolta differenziata, la questione resta insoluta.
A pochi chilometri da Trento, nel frattempo, a Bolzano Sud, è entrato in funzione il nuovo inceneritore, che ha una potenzialità di smaltimento di 135.000 tonnellate di rifiuti annui, mentre la produzione attuale di residuo in Alto Adige non supera le 100.000 tonnellate, ed è destinata a ridursi ulteriormente con l'entrata un funzione del nuovo sistema di raccolta avviato nella città.
Per Bolzano è un problema serio, perché il nuovo inceneritore «ha bisogno» di quella quantità di rifiuti per funzionare a pieno regime e coprire i costi di gestione. Tanto che Durnwalder venti giorni fa ha annunciato che la Provincia è «a caccia di rifiuti» per poter sfruttare al 100% le potenzialità dell'inceneritore. 

Insomma, Trento è alla ricerca di dove poter bruciare i rifiuti residui, e Bolzano è alla ricerca di rifiuti da bruciare. Sembrerebbe ovvio un accordo fra le due province - forse addirittura un impegno normativo alla cogestione dell'impianto - per garantire pro futuro una amministrazione comune regionale dei residui, senza continuare ad esportare «balle» di rifiuti fuori regione, come ha fatto finora il Trentino. E invece niente. Ad oggi non s'è fatto nulla. Non solo non c'è un accordo, che parrebbe lo sbocco logico, naturale, sensato, razionale. Ma non c'è nemmeno l'intenzione.
È vero che in passato Bolzano ha sempre messo i bastoni fra le ruote ad un'intesa regionale e - come per l'aeroporto, l'università, il forno crematorio, i musei, eccetera eccetera - ciascuno è sempre andato per conto suo, quasi in una gara a chi facesse l'opera più grande e il dispetto più irritante all'altro. I tempi non sono più quelli delle piramidi faraoniche con cui ciascun governatore voleva farsi ricordare. Ora - se non altro per i costi e l'ingente potatura ai bilanci provinciali - la collaborazione risulta una via obbligata.
Per Trento il problema è ancor più stringente. La normativa attuale, sia la direttiva europea del 2008 che il decreto legislativo del 2006, impongono i principi di autosufficienza e prossimità nello smaltimento dei rifiuti (secondo l'assioma: «chi inquina, paga»), incalzando anche sui tempi di adeguamento nel rendersi autosufficienti. Fino ad oggi Piazza Dante appare inadempiente.
Ma la vera e propria bomba ad orologeria che grava sulla testa dei trentini è la clausola con cui finora sono state firmate le convenzioni di esportazione dei rifiuti fuori dal territorio provinciale. Ossia la reciprocità in caso di bisogno, con l'impegno a riprendersi i rifiuti riportandoli in Trentino.
Questo vuol dire che dei rifiuti che finora abbiamo «esportato» (per esempio in Lombardia) pagando denaro sonante, non ce ne siamo liberati. Abbiamo firmato l'impegno a riprenderci quantità analoghe di rifiuti se la Lombardia o le altre regioni destinatarie dei nostri residui lo richiedessero.
È evidente che non possiamo far finta che il problema non esista. Le discariche si stanno esaurendo (alcune di queste sarebbe anche il caso di bonificarle, svuotandole dei rifiuti stoccati).
Sul nostro futuro incombono i rifiuti già «esportati», che possono ritornare a casa. E tuttora, nonostante i buoni risultati della differenziata in Trentino, si continua a produrre ogni giorni residuo.
Cosa si aspetta, allora, per trovare una soluzione? Stavolta è anche a portata di mano, e forse con il cambio di giunta di Bolzano, vi sono pure condizioni politiche migliori per trovare un accordo sensato. Magari creando anche una cornice quadro per stabilire che, d'ora in avanti, la questione rifiuti sarà affrontata sempre insieme, fra le due province, a livello regionale. Garantendo così continuità anche per il futuro.
Sta alla giunta Rossi, ora, fare il primo passo.
 
 p.giovanetti@ladige.it   Twitter: @direttoreladige
 

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