Ai bimbi, litigare  serve a crescere

Più litighi bene oggi, meno violento sarai domani? Insegnanti aggiornatevi: litigare in classe si può, ci vuole solo un po' di metodo. Niente più caccia al colpevole che ha cominciato e armistizi forzati. Daniele Novara , pedagogista e direttore del Centro Psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza dal 1989, contro il tabù del litigio infantile ha ideato da anni un metodo maieutico, basato sull'apprendimento come comprensione interna

di Silvia Tarter

bullismo_1.jpgTRENTO - Più litighi bene oggi, meno violento sarai domani? Insegnanti aggiornatevi: litigare in classe si può, ci vuole solo un po' di metodo. Niente più caccia al colpevole che ha cominciato e armistizi forzati. Daniele Novara , pedagogista e direttore del Centro Psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza dal 1989, contro il tabù del litigio infantile ha ideato da anni un metodo maieutico, basato sull'apprendimento come comprensione interna. Anziché smorzare le liti e rimuoverle quindi, analizzarle, per raggiungere un accordo. Dopo il suo «Litigare fa bene» (Rizzoli 2013) dedicato ai genitori, arriva quindi «Litigare con metodo: gestire i litigi dei bambini a scuola» , scritto con l'insegnante Caterina di Chio, presentato a Trento negli scorsi giorni.
È mai stato punito a scuola per un litigio, poi rimosso?
«In prima elementare ho avuto l'unica sospensione della mia carriera scolastica. La maestra era uscita e aveva lasciato un capoclasse, cosa non gradita da cui era nato un litigio. Quando rientrò, la maestra diede la colpa a me, chiamò il bidello e mi spedì a casa. Non trovai niente di meglio che annunciare a mia madre che avevo la febbre, per evitare il conflitto che avrei avuto con i miei genitori, febbre che poi mi è venuta davvero».
I bambini oggi sono davvero più liberi di litigare?
«Una volta i bambini cercavano di non farsi beccare dagli adulti quando litigavano, mentre oggi le famiglie con più di un figlio sono "densamente popolate" di litigi, così la scuola: i bambini comunicano di più e litigano di più».
E agli adulti prende spesso la paura di gestirli e li bloccano.
«Negli ultimi 25 anni è cresciuto l'iper accudimento, una delle nuove forme di mantenere la vecchia pedagogia, colpevolizzando, mortificando i bambini con interventi preventivi eccessivi. Ma a litigare non succede nulla. Ovviamente, ci vuole metodo, partendo da quello che conosciamo dei bambini. Una psicologa russa ha scoperto che se coi bambini piccoli gli adulti non intervengono entro un minuto, smettono di litigare, accordandosi. Secondo una ricerca americana poi, i bambini piccoli hanno dagli 11 ai 13 litigi al minuto, ma si vede che sopravvivono lo stesso. C'è però ancora un'idea estremamente pregiudiziale e negativa dell'infanzia che nonostante tutto continua e ai bambini non viene lasciato lo spazio vitale per muoversi, giocare, litigare. Come per quei terribili insegnanti che sospendono l'intervallo perché i bambini si sono comportati male. Un'autorità dovrebbe intervenire e impedirglielo».
Togliere il problema senza risolverlo. Troppo sfasamento tra metodi vecchi e menti nuove?
«Ogni decade il quoziente intellettivo aumenta di 3 punti, ma i metodi degli educatori sono sempre gli stessi: coercitivi, non più fisici ma psicologici. Nella scuola italiana da 15-20 anni in molti casi non si fa più vera formazione del personale. Non si può pretendere che i genitori trovino una classe di professionisti all'altezza della nuova situazione sociale. Ma se non ci sono risorse per un progetto di aggiornamento, e la voce scuola viene tagliata, come fanno a conoscere queste metodologie, che comunque iniziano a diffondersi?».
Lei ha messo alla prova il suo metodo a Torino, in una scuola per l'infanzia e una primaria. Continua a funzionare?
«Siamo tornati un anno dopo e le insegnanti sono entusiaste. In alcune classi è successo anche che siano scomparsi i litigi, quello che non era nostro obiettivo. In fondo i bambini sono anche conformisti: quando capiscono che litigare non è più trasgressivo non litigano più».
In che misura il metodo stimola la capacità di rielaborazione?
«Abbiamo preparato un kit molto sensoriale, il Kit gomitolo. Chi ha in mano il gomitolo parla delle proprie ragioni alla controparte: questo è il cuore del metodo. È straordinario anche per difendere i deboli, dando loro la parola».
Un input per abituarsi al rispetto. Il metodo può davvero aiutare a prevenire anche il bullismo?
«Il bullismo è una vera forma di violenza, da riconoscere e distinguere dal puro e semplice litigio o conflitto. Farei più attenzione all'autolesionismo che non al bullismo, assolutamente enfatizzato in Italia e confuso con episodi sporadici di litigio. Litigare bene da piccolo permette un apprendimento, antidoto sicuro alla violenza, ponendo le basi per l'educazione alla cittadinanza».

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