Olivi: «Un Pd litigioso  allontana i candidati»

L'assessore provinciale all'industria, artigianato e commercio, Alessandro Olivi, sembra aver superato lo sconforto seguito alla sconfitta alle primarie per il candidato presidente, nelle quali la latitanza del partito è stata clamorosa regalando la vittoria al Patt, e si mostra deciso a far sì che il Pd riesca a presentarsi con una lista competitiva alle elezioni provinciali di ottobre, consapevole che il clima è molto diverso da quello del 2008I tuoi commenti

di Luisa Maria Patruno

oliviTRENTO - «Il risultato del Pd alle elezioni del 27 ottobre è fondamentale per il successo della coalizione e del candidato presidente, ma anche perché si possa dire che c'è ancora una prospettiva per questo partito. Il rischio, infatti, se il Pd non dovesse confermarsi come la prima forza politica del Trentino, è che si vada verso uno scenario di dissoluzione dei vincoli delle diverse aree politiche che hanno dato origine al Pd».

L'assessore provinciale all'industria, artigianato e commercio, Alessandro Olivi, sembra aver superato lo sconforto seguito alla sconfitta alle primarie per il candidato presidente, nelle quali la latitanza del partito è stata clamorosa regalando la vittoria al Patt, e si mostra deciso a far sì che il Pd riesca a presentarsi con una lista competitiva alle elezioni provinciali di ottobre, consapevole che il clima è molto diverso da quello del 2008.
Olivi guiderà la lista del Partito democratico ed è stato recentemente incaricato dal partito di svolgere il compito di coordinatore per il programma e per la campagna elettorale, nonostante i mugugni dell'area che fa riferimento al capogruppo provinciale Luca Zeni, che invocava un deciso cambio di rotta dopo le primarie, ma che si è ritrovata in minoranza.
Assessore Olivi, il Pd ha perso un recordman di preferenze come Alberto Pacher e non avrà più in lista neppure Marta Dalmaso e Margherita Cogo, con il loro bel pacchetto di voti, che hanno raggiunto il limite di mandati. Come pensate di poter anche solo avvicinarvi al risultato elettorale del 2008? Avete nomi competitivi?
Non c'è dubbio che oggi la situazione è completamente differente rispetto al 2008. Allora il Pd era appena nato e si presentava ricco di speranze con il suo progetto aperto a diverse componenti culturali. Era la forza trainante più popolare e rappresentativa e Alberto Pacher era il fulcro di questa stagione di successi. Io già durante la campagna per le primarie avevo espresso l'esigenza di serrare le fila, abbandonare la tentazione all'inerzia per fare uno sforzo di reattività e ritrovare motivazione. Non è stato così, ma ora dobbiamo guardare avanti e non serve recriminare. Un grande partito deve dimostrare la capacità di rimettersi in cammino senza sprecare energie nei tatticismi interni e negli individualismi.
Ma lo ritiene possibile visto che non siete riusciti neppure a trovarvi d'accordo sul nome di un segretario per pochi mesi che prendesse il posto del dimissionario Nicoletti?
Mi auguro che l'assemblea del 26 agosto chiuda questo dibattito sugli assetti interni, affidandoci a una persona che sia capace di fare sintesi. Penso che l'assessore comunale Italo Gilmozzi sia la figura adatta. Lo vedo capace di ricostruire quei legami tra il partito e il mondo reale che si sono persi e mi auguro, se sarà lui, che sappia preservare il Pd dall'errore di definire pluralismo del partito l'accettare che tutti facciano quello che vogliono, compreso costruire percorsi paralleli di autopromozione.
Si riferisce a Luca Zeni e Donata Borgonovo Re?
Parlo di chi usa il partito come veicolo per la propria autoaffermazione con un'idea di Pd come somma stratificata di individualità litigiose. In questi giorni sto contattando molte persone come possibili candidati alle elezioni di ottobre e tanti mi dicono che sarebbero disponibili se il Pd non avesse questo livello così alto di litigiosità ma sapesse esprimere una sintesi condivisa.
Ma come sceglierete i candidati? Gli uscenti ci saranno tutti?
Penso che chi ha alle spalle una sola legislatura, assessore o consigliere, sia giusto che possa proseguire il suo impegno. Non penso invece che per presentare una lista competitiva oltre agli uscenti basti mettere in fila qualche amministratore locale, sindaci o assessori, proposti dai territori. L'ho detto alla commissione elettorale.
Ma come? Si stanno già facendo i nomi come quelli di Alessio Manica, Gigi Olivieri, persino Adalberto Mosaner. Non vanno bene?
Non dico no agli amministratori, dico che non possiamo pensare di completare la lista solo con personale del ceto politico del Pd, ma dobbiamo cercare di fare uno sforzo per andare oltre, con candidature espressione di mondi diversi dell'impresa, del lavoro, della sanità, della cultura, per dimostrare radicamento e acquisire nuove competenze. Il Pd deve superare gli stereotipi del partito del settore pubblico, lasciando all'Upt il ruolo di rappresentare i ceti produttivi e al Patt la cultura delle valli. Deve cercare di mescolare mondi, competenze e sensibilità diverse, facendole parlare tra loro, come una squadra. E questa è poi la sfida del progetto originario del Pd. Noi non vogliamo un Trentino localistico ma moderno, aperto e solidale. Solo così possiamo rimotivare gli elettori.
Pensa che il Pd potrebbe concedere una deroga ad Elisa Filippi consentendole di candidarsi alle elezioni provinciali nonostante si sia candidata alle primarie per le politiche?
Io sono scettico sulle regole che impediscono le candidature, ma quando un partito se le dà è serio che si rispettino per non essere contraddittori e ambivalenti. È vero, però, che la valutazione non può essere asettica. E se c'è una presenza giovane e di valore che potrebbe rafforzare la squadra non può essere un formalismo a decidere per noi.

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