Sulla questione Valdastico Ugo Rossi non dice «no»

La Valdastico, dopo oltre 30 anni che se ne parla, è ancora un tema caldo nelle campagne elettorali. E anche mercoledì sera al dibattito tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra autonomista per la scelta del candidato presidente della Provincia, nella sala di rappresentanza della Regione a Trento, è arrivata puntuale la domanda dal pubblico, rimasto numeroso fino alle 23.30, dopo due ore e mezza di domande e risposte, nonostante la bella serata estiva. E così si è scoperto che il «no» alla Valdastico tra i candidati del centrosinistra autonomista assume sfumature diverse

di Luisa Maria Patruno

La Valdastico, dopo oltre 30 anni che se ne parla, è ancora un tema caldo nelle campagne elettorali. E anche mercoledì sera al dibattito tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra autonomista per la scelta del candidato presidente della Provincia, nella sala di rappresentanza della Regione a Trento, è arrivata puntuale la domanda dal pubblico, rimasto numeroso fino alle 23.30, dopo due ore e mezza di domande e risposte, nonostante la bella serata estiva.
E così si è scoperto che il «no» alla Valdastico tra i candidati del centrosinistra autonomista assume sfumature diverse con la contrarietà netta di Alessandro Olivi (Pd), Mauro Gilmozzi (Upt), Lucia Coppola (Verdi) e Alexander Schuster (Psi) e invece una posizione più possibilista di Ugo Rossi (Patt), il quale ha detto: «Il Veneto vuole passare dal Trentino anche perché vuole il rinnovo della concessione dell'autostrada Serenissima, ma deve decidere insieme a noi se o come passare. Dobbiamo tenere conto che dobbiamo confrontarci con altri senza posizioni ideologiche, ma l'importante è che non si decida senza di noi». Insomma, Rossi non alza le barricate contro la realizzazione dell'autostrada che dovrebbe sbucare a nord di Rovereto, mentre Olivi ha ricordato che: «La giunta provinciale ha già detto no alla Valdastico». E dunque la posizione del candidato presidente del Pd resta quella. Anche l'assessore Gilmozzi ha usato parole piuttosto chiare. «È un'opera inutile - ha esordito l'assessore dell'Upt - che non ha alcun senso visto che l'obiettivo europeo è l'alta capacità del trasporto merci su ferrovia nell'asse Monaco-Verona e Venezia-Milano. Un'autostrada che porta i camion da Vicenza a Besenello invece è illogica. Il Veneto ci ha preso per il loro tubo di scappamento». Alexander Schuster ha messo in guardia dal rischio che «per salvare la concessione dell'A22, alla fine il Trentino non ceda alla realizzazione della Valdastico».
Sempre in tema di trasporti, tutti i candidati hanno confermato l'impegno a rendere più competitivo il trasporto pubblico come alternativa al trasporto privato «aumentando la capillarità e la frequenza delle corse», come ha detto Rossi, che sono le due leve che possono spingere a preferire il mezzo pubblico all'uso dell'auto, anche se proprio l'esigenza del contenimento dei costi negli ultimi anni sta andando in direzione opposta pur ampliando il ricorso dell'appalto a privati dei servizi pubblici nelle aree più disagiate. I cinque candidati si sono impegnati, tra l'altro, a favorire la parità di presenza di donne nelle istituzioni, come prevede la Carta d'intenti del centrosinistra. Ma proprio da questo tema ha preso spunto l'ex difensore civico Donata Borgonovo Re, per fare un breve accenno polemico contro il Pd, che è il suo partito, per non averle consentito di partecipare come candidata presidente alle primarie, prima di porre alcune domande agli assessori. «Mi si stringe il cuore e il fegato - ha esordito Borgonovo Re - nel sentire oggi queste riflessioni sulla presenza della donna in politica». La serata ha consentito di toccare un ampio spettro di questioni, oltre al tema centrale del lavoro di cui abbiamo già riferito ieri nella cronaca della prima parte del dibattito: dalla riforma delle Comunità di valle ritenuta necessaria da tutti (l'assessore Gilmozzi ha parlato di assemblee di 15-20 persone, oggi si arriva a 90), alle ricette per riuscire a tenere insieme la riduzione della spesa pubblica, vista la prospettiva di un bilancio provinciale più magro, con l'esigenza di mettere in campo politiche per il sostegno della crescita dell'economia trentina. Gli assessori hanno poi difeso le caserme dei pompieri, mentre hanno frenato su nuovi impianti di risalita e piste da sci a basse quote e a nuovo consumo di territorio.  L.P.

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