Attesi duemila trentini per il Dalai Lama

A Sardagna, a pochi metri dal Centro congressi Panorama, quattro alpinisti della zona hanno appeso una bandiera del Tibet: un atto simbolico per esprimere il loro sostegno alla causa tibetana. La bandiera saluterà il Dalai Lama, che viene in Trentino per la quarta volta. Al palazzetto dello sport, giovedì alle 13.30, terrà una conferenza pubblica dal titolo «La felicità in un mondo di crisi». Ingresso libero fino ad esaurimento posti

di Andrea Tomasi

A Sardagna, a pochi metri dal Centro congressi Panorama, quattro alpinisti della zona hanno appeso una bandiera del Tibet: un atto simbolico per esprimere il loro sostegno alla causa tibetana. La bandiera, 6 metri per 5, è stata calata di 2 metri sotto il bordo strada. Così sostituisce quella collocata più sotto lo scorso ottobre, che era stata portata via dal vento. Pare. Dalla città la nuova bandiera è ben visibile. È stata «appesa» alla parete rocciosa nella notte fra sabato e domenica. Saluterà il Dalai Lama, che viene in Trentino per la quarta volta. Al palazzetto dello sport, giovedì alle 13.30, terrà una conferenza pubblica dal titolo «La felicità in un mondo di crisi». Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Nella struttura di via Fersina i responsabili dell'Asis si aspettano un minimo di 2000 spettatori. In caso di necessità, fra sedie mobili e uso delle tribune, si potrebbe arrivare ad un massimo di 2600 posti. Ad ascoltare le parole di Tenzin Gyatso (questo il nome del quattordicesimo Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989, nato a Lhamo Dondrub 78 anni fa) non ci saranno solo buddisti, ma anche simpatizzanti e semplici curiosi. L'appuntamento con il monaco buddista - ex leader politico, ma figura simbolica della causa del Tibet - è considerato un appuntamento con la storia. Secondo calcoli sommari i buddisti presenti in Trentino sono circa un migliaio. Ma molte sono le persone che si stanno avvicinando a questa religione, con diversi approcci.
In provincia i punti di riferimento principale sono il Sentiero del Tibet e l'associazione Italia Tibet (per le questioni politiche),  il Centro di Meditazione Kushi Ling di Arco, il Centro Vajrapani di Bosentino e e l'Associazione Samten Chöling di Ravina (per preghiera e meditazione). Il responsabile di quest'ultimo centro è Gianni Festini Brosa. Lui conferma le cifre: «Un migliaio sono i buddisti, poi a questa religione, che per molti è più che altro una filosofia, si avvicinano molte altre persone. C'è chi va una volta o due alle sedute di meditazione, c'è chi va ad ascoltare i monaci tibetani, che però non sono fissi, vanno e vengono; c'è ci si avvicina in uno spirito new age e non è alla ricerca della dottrina». Lo dice in senso negativo? «Assolutamente no. A Roma ci puoi arrivare in vari modi: in aereo, in treno, in auto, in bici o a piedi. Lo stesso vale per il buddismo. Non importa come ci arrivi». Spiega che ai centri la gente si avvicina perché il buddismo, nelle sue varie declinazioni, significa capacità di fare meditazione, ricerca della pazienza, ricerca della consapevolezza della ragione per cui si è nati e desiderio di trovare la felicità attraverso l'aiuto che si dà agli altri».Claudia Wellnitz, del centro di meditazione Kushi Ling di Arco, spiega che il Dalai Lama piace non solo perché si tratta di una figura carismatica, ma perché è uomo del dialogo, «perché non cerca di fare proselitismo. Lui dice che non c'è incompatibilità fra l'essere cristiano e il buddismo. Anzi, invita a non recidere le radici della religione di appartenenza, ma di vivere in uno stile buddista. Il buddismo tibetano appartiene alla scuola mahayana, dove è forte la componente dello sviluppo della compassione per tutti: non si cerca solo una soluzione ai propri problemi, ma si cerca di aiutare gli altri, di dare il cuore». Dice che sono ancora pochi i giovani interessati, ma che sono in aumento el persone che si avvicinano ai centri di meditazione. «Età media? 50 anni, tendenzialmente donne». Marina Frattini Mattedi de «Il sentiero del Tibet» afferma che i trentini sono molto sensibili alla questione tibetana, come dimostra «il successo del Tibet Film Festival». Per giovedì al PalaTrento si attende la folla delle grandi occasioni.

comments powered by Disqus