La storia dell'inceneritore in Trentino

Tredici anni. In cui si è detto tutto e il contrario di tutto. Si sono dati dei numeri, poi si sono dimezzati, poi addirittura decimati, o quasi. Ma soprattutto in cui si sono spesi fiumi di parole. Probabilmente soltanto sull'ipotesi di realizzazione della Pirubi (ora diventata Valdastico nord) i giornali hanno scritto più pagine (ma lì il «tira e molla» dura da 50 anni o più) ha occupato più spazio sui giornali locali dell'inceneritore di Trento

di Daniele Battistel

Tredici anni. In cui si è detto tutto e il contrario di tutto. Si sono dati dei numeri, poi si sono dimezzati, poi addirittura decimati, o quasi. Ma soprattutto in cui si sono spesi fiumi di parole.
Probabilmente soltanto sull'ipotesi di realizzazione della Pirubi (ora diventata Valdastico nord) i giornali hanno scritto più pagine (ma lì il «tira e molla» dura da 50 anni o più) ha occupato più spazio sui giornali locali dell'inceneritore di Trento.
Tutto comincia a fine ‘99 quando Lorenzo Dellai, da poco eletto presidente della giunta provinciale, e Alberto Pacher, che lo aveva appena sostituito sulla poltrona di sindaco, comunicano l'intenzione di costruire a Ischia Podetti un inceneritore per i rifiuti urbani. Allora si parlava proprio di «inceneritore», termine che nel corso degli anni sarà sostituito dalle definizioni più  politically correct  di «termovalorizzatore» o «impianto di trattamento dei residui solidi». Si sceglie Ischia Podetti semplicemente perché lì c'è la discarica.
Inizia il dibattito politico-cittadino che porta al via libera del consiglio comunale. A quel punto, siamo nella primavera del 2001, la Provincia dà ufficialmente la delega all'allora Sit (poi Trentino Servizi, ora Dolomiti Energia) a predisporre il progetto.
Nel novembre di quell'anno viene comunicata la capacità di smaltimento dell'inceneritore: 330 mila tonnellate di rifiuti l'anno. Un bestione.
Qui il punto di svolta. L'opinione pubblica inizia a porsi degli interrogativi. Vengono avanti un po' alla volta nuove sensibilità ambientali, si fanno strada i concetti di raccolta differenzita, riciclo e riuso. Luigi Merler, allora delegato del sindaco Pacher ad occuparsi della questione rifiuti, critica le scelte della Provincia e dimostra - dati alla mano - che con una buona raccolta differenziata l'inceneritore potrebbe essere molto più piccolo e con emissioni più contenute.  L'Adige , grazie all'impegno del collega Luca Malossini , inizia ad occuparsi quotidianamente del caso, con inchieste, interviste, confronti con realtà territoriali che hanno fatto scelte diverse. Tra chi, lavorando nel settore, mostra perplessità su un mostro da 330 mila tonnellate c'è anche l'ingegner Andrea Miorandi, che una decina di anni dopo troviamo sindaco di Rovereto.
Le associazioni ambientaliste (Nimby di Adriano Rizzoli e Simonetta Gabrielli in testa) chiedono il ridimensionamento dell'impianto e, prima ancora della stesura del progetto, la revisione del piano provinciale dei rifiuti.
Dellai, che fino a quel momento aveva tenuto duro sull'impostazione iniziale, è costretto alla prima cessione. L'inceneritore scende a 280 mila tonnellate.
Ma ancora non basta. La protesta continua. Anzi, l'argomento è ormai tema di dibattito in ogni sede.
Nel 2003 il consigliere comunale di An Tullio Buffa propone un referendum  contro l'impianto, sostenuto da tutta l'opposizione di centrodestra ma anche dai Verdi e dall'ormai ex delegato rifiuti Merler, entrato in rotta di collisione con Dellai e fatto «saltare». Nonostante la grande mobilitazione il referendum risulta un flop: va a votare solo il 26% dei cittadini di Trento.
L'obiettivo di convincere la politica che una soluzione diversa dal «bruciare tutto» esiste è comunque raggiunto.
Nel 2006 viene fatto il terzo aggiornamento del piano rifiuti che pone ambiziosi traguardi sul versante della raccolta differenziata e sulla diminuzione della produzione dei rifiuti.
Vengono proposte ipotesi diverse (bioessiccatore, gassificatore) ma la Provincia- supportata da un gruppo di lavoro ad hoc - mantiene ferma la scelta di un impianto «a griglia». Ma con capacità ulteriormente ridotta: 103 mila tonnellate.
Nel dicembre 2010  viene presentato il bando per realizzare e gestire l'impianto. La gara va deserta. In pratica è la parola fine all'inceneritore.  D.B.

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