«Il treno gratis?  Ci serve per lavoro»

Quasi tutti i parlamentari, a precisa domanda, rispondono che no, che le tessere per i trasporti servono per lavoro, che gli spostamenti sono per adempiere all'incarico ed è giusto siano spesati. Dimenticando che non ci risulta esistano molti lavoratori dipendenti cui i datori pagano la benzina per il tragitto casa ufficio, casa negozio, casa scuola. Né molti lavoratori autonomi cui qualcuno riempie il serbatoio del furgone ogni mattinaI tuoi commenti

di Leonardo Pontalti

cameraTRENTO - Non è solo questione di indennità, di diarie, di stipendi. È soprattutto questione di risparmi. Risparmio sulle spese quotidiane. C'è gente che rinuncerebbe a parte dello stipendio se, in cambio, ogni mese non dovesse pagare la benzina per andare al lavoro o la bolletta di telefono, connessione e cellulare.


I parlamentari, invece, hanno trasporti terrestri (treno, autostrada) e aerei gratuiti e fino a 3.500 euro all'anno di rimborsi telefonici. Oltre a tante altre comodità meno evidenti nel quotidiano ma che se fossero da saldare, peserebbero a fine mese. E in più, guadagnano cifre che - onestamente, su - permetterebbero loro di andare su e giù da Roma due o tre volte alla settimana con un'auto e relativo serbatoio da riempire, telefonare ore e ore al giorno, e prendersi anche qualche aereo. E accantonare lo stesso un bel gruzzolo per vivere felici, loro e famiglia.


Ma sul punto, in pochi vogliono sentirci. Quasi tutti, sembrano vivere lontani dalla realtà. Quasi tutti, a precisa domanda, rispondono che no, che le tessere per i trasporti servono per lavoro, che gli spostamenti sono per adempiere all'incarico ed è giusto siano spesati. Dimenticando che non ci risuta esistano molti lavoratori dipendenti cui i datori pagano la benzina per il tragitto casa ufficio, casa negozio, casa scuola. Né molti lavoratori autonomi cui qualcuno riempie il serbatoio del furgone ogni mattina.


Eppure «è per fare il nostro lavoro che ci spostiamo», per dio. Neppure Florian Kronbichler, che su Facebook ha «denunciato» di essere sottoposto al lusso di viaggiare gratis, è disposto a rinunciare alla tessera benefit: «Meglio tagliare gli stipendi, ma la tessera serve per lavoro». Aridaje.
Almeno il Coni, ha tagliato la testa al toro: basta tessere omaggio per entrare negli stadi. Del resto, in quel caso sarebbe stata dura dimostrare l'ingresso in tribuna centrale centralissima per lavoro.

 

Almeno, sul fronte dei benefit interni, qualcosa sta cambiando: «Il barbiere ora si paga e i prezzi alla bouvette sono quelli di un bar normale», racconta ancora Kronbichler dopo un prosecco pagato 3,50 euro. Però che bello se qualcuno ci avesse detto che, almeno finché non gli tagliano l'indennità, il biglietto della Freccia se lo paga e ripone il tesserino in tasca. Aspettiamo: chi vuole essere il primo?

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