L’omicidio /Giustizia

Gli avvocati della famiglia Setti: “L'omicidio di Iris non è stato un raptus ma un femminicidio”

Andrea de Bertolini all’attacco: “Il fatto che la donna sia stata spogliata, anche se non completamente, a nostro avviso indica un movente sessuale. Quindi Iris è diventata vittima in quanto donna. Ci sarebbe stato quindi un tentativo di violenza sessuale degenerato poi in omicidio e rapina”

IL DELITTO Iris Setti uccisa al parco

ROVERETO. L'omicidio di Iris Setti, la sera del 5 agosto scorso, non è la conseguenza di un momento di follia, di un raptus ma è un femminicidio. A dirlo sono gli avvocati della famiglia della donna, Andrea de Bertolini per l'anziana madre, Giovanni Rambaldi per lo zio materno. Distinzioni importanti in vista del processo che vedrà sul banco degli imputati Chukwuka Nweke, il nigeriano 37enne in carcere dal 5 agosto accusato di aver ucciso con la sola forza dei pugni la 61enne nel parco Nikolajewka, in Santa Maria.

Omicidio con l'aggravante della rapina, questo il capo d'accusa al momento. La nomina dei due legali è questione di pochi giorni fa, ma il lavoro è già iniziato. Partendo dall'analisi di quello che mostra uno dei video girati quella terribile sera che hanno documentato la brutale aggressione nel parco. Immagini che spingono gli avvocati Rambaldi e de Bertolini a sottolineare come l'omicidio (anzi il femminicidio come sottolineano) non sia il frutto di un raptus.

«Non mi sento di dare per scontata - spiega de Bertolini - la furia folle del soggetto, la malattia mentale come "causa" dell'assassino». Come dire: non mettiamo a priori l'etichetta dell'incapacità di intendere e volere su questo terribile fatto. «L'azione finale, la rapina dell'anello - proseguono i legali - dura qualche secondo e non c'è alcuna parvenza di follia. La rapina di un oggetto che si presume prezioso è un'azione molto determinata, come lo è il tentativo di violenza sessuale. E ci sono altri aspetti da evidenziare. E sono i movimenti di Nweke prima dell'omicidio. È andato a firmare puntuale in caserma, è andato al dormitorio, da dove è stato cacciato, e poi ha iniziato a vagare per Rovereto: anche in questi atteggiamenti non ci sono segni di follia».

Per i due avvocati, quindi non è pacifico che l'aggressione brutale sia il gesto di un folle e quello che chiedono è di evitare che ci siano valutazioni frettolose e scontate. «Ci sono elementi specifici e puntuali a una conclusione opposta» ripetono. E poi una puntualizzazione sul reato, una puntualizzazione non secondaria.

«Non c'è dubbio - spiega ancora de Bertolini - che quello di Iris Setti sia un femminicidio. Il fatto che la donna sia stata spogliata, anche se non completamente, a nostro avviso indica un movente sessuale. Quindi Iris è diventata vittima in quanto donna. Ci sarebbe stato quindi un tentativo di violenza sessuale degenerato poi in omicidio e rapina. Ed è per questo che l'assassinio della 61enne è certamente un caso di femminicidio. Siamo fiduciosi - conclude - nel lavoro degli inquirenti e della procura, superata una prima fase in cui sono state fatte dichiarazioni da parte della Procura a nostro avviso irricevibili».

Per la famiglia di Iris Setti, dopo 20 giorni da quella terribile sera, il dolore è sempre lo stesso. Dolore per la perdita di una persona cara, dolore per il modo in cui lei ha perso la vita. Una sofferenza che prende forma anche nelle assenze quotidiane nella casa dell'anziana madre Carla Santacatterina. Era Iris, figlia unica, che si prendeva cura di lei. La figlia per lei era una presenza quotidiana, la spalla su cui appoggiarsi per i piccoli e grandi problemi.

La gestione delle questioni di mamma Carla era tutta nelle mani e nel cellulare di Iris. «Ed è per questo - spiega l'avvocato de Bertolini - che facciamo richiesta per ottenere il dissequestro del telefono di Iris. Lì dentro ci sono tutti i contatti per garantire l'assistenza della madre».

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