Cultura / Il caso

Manca personale, chiudono i musei di Rovereto: colpa del mancato rinnovo contrattuale del Progettone

Per un mese, intanto. Tutto febbraio. Poi si vedrà. Ma se non ci saranno cambiamenti importanti, l'apertura a singhiozzo - o addirittura la serrata - potrebbe anche essere a tempo indeterminato. Aperto invece il Mart. Si tratta di un pessimo segnale per quella che, almeno fino a qualche tempo fa, era considerata l'"Atene del Trentino"

di Matthias Pfaender

ROVERETO. I musei di Rovereto, eccetto il Mart, sono in grave emergenza personale. Tanto che alcuni sono costretti a chiudere. Come fossero dei bar: manca la gente per andare avanti col lavoro, si chiude bottega. Per un mese, intanto. Tutto febbraio. Poi si vedrà. Ma se non ci saranno cambiamenti importanti, l'apertura a singhiozzo - o addirittura la serrata - potrebbe anche essere a tempo indeterminato. Pessimo segnale per quella che, almeno fino a qualche tempo fa, era considerata l'"Atene del Trentino". E anche l'autonomo ed eccellente Trentino non ci fa una grande figura.

La causa della clamorosa chiusura dei musei cittadini è il venir meno del personale del Progettone assegnato loro dalla Provincia, strutturalmente indispensabile per l'apertura al pubblico e la custodia del Museo della Guerra, del Museco Civico e della Campana dei caduti. Oggi, 31 gennaio, scadono i contratti a termine di centinaia di lavoratori. Contratti che non sono stati, ad oggi, rinnovati. Nonostante da Piazza Dante, nelle figure degli assessori provinciali Mirko Bisesti (Cultura) e Achille Spinelli (Lavoro), siano in realtà arrivate, spiegano i referenti delle istituzioni culturali, ampie assicurazioni circa la dotazione di personale per quest'anno. Ma alle parole, evidentemente, finora non sono seguiti i fatti.

«Purtroppo dobbiamo comunicare che, per carenza del personale di custodia, il Museo della città resterà temporaneamente chiuso al pubblico per tutto il mese di febbraio 2023» campeggiava ieri sui social della Fondazione di Borgo Santa Caterina. «Non possiamo fare altrimenti - spiega il presidente Giovanni Laezza -. Finora abbiamo sempre avuto personale aggiuntivo da parte del Sova (Servizio provinciale per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale, ndr). Otto persone nel 2022. Ma dal primo di febbraio saranno solo due. Allora abbiamo scelto di dirottare le nostre risorse sulla sede storica del museo, in Santa Caterina, garantendone l'apertura, e di chiudere temporaneamente il nuovo "Museo della città"».

«Verremo meno ad una tradizione che dura da tantissimi anni - ammette amaramente Marco Marsilli, ex ambasciatore ed oggi reggente della Fondazione Campana dei caduti di Rovereto -. Era un motivo di orgoglio aprire 363 giorni all'anno, chiudendo solo a Natale e a Capodanno. Oggi dovremo chiudere tutti i lunedì e martedì di febbraio, e limitare ogni giorno l'orario di visita alle 16.30. Con le sei persone che la Provincia ci fornisce dal primo febbraio questo possiamo fare. Si tratta di un taglio netto del 50% della disponibilità di personale. L'unica nota positiva è che questo è di fatto il periodo dell'anno con minore affluenza».

Ma c'è chi vive una situazione agli antipodi. Perché se per Civico e Maria Dolens i primi mesi dell'anno sono di bonaccia, per il Museo della Guerra sono i mesi più caldi, per l'arrivo delle scolaresche da tutta Italia. Soprattutto quest'anno, il primo "libero" dopo tre anni di stop per il Covid. Ed è per questo che al Castello di Rovereto faranno i salti mortali pur di non chiudere. «Ma siamo in una condizione di difficoltà estrema - considera il direttore del Museo della guerra Francesco Frizzera -. Per febbraio riusciremo ad aprire». Come? Frizzera non può dirlo, ma la risposta è facile, l'unica possibile. Facendo lavorare di più il resto del personale.

«Lo facciamo perché siamo consapevoli che la chiusura sarebbe un fallimento della politica culturale. Ma potremo farlo per poco. Un mese, forse poco di più. Se non ci saranno correttivi, dovremo anche noi programmare la chiusura. A regime ci vengono assegnate 18 persone, che garantiscono dalle 56 alle 64 ore di apertura del museo ogni settimana. Oggi abbiamo a disposizione cinque persone su 18. Di cui una a part-time. È evidente che non sostenibile a tempo indeterminato». «Ma io voglio fidarmi di quanto mi ha detto l'assessore Spinelli - dichiara il presidente del Museo della Guerra Alberto Miorandi -, che mi ha assicurato che nel 2023 non avremo problemi di personale».

Beh, al massimo non avranno problemi per quel che resta del 2023, visto che i problemi del personale sono oggi un dato di fatto. Sarà un fronte compatto di presidenti e direttori di musei quello che lunedì 6 febbraio prossimo affronterà in una riunione in Provincia l'assessore Mirko Bisesti. Perché oltre a Civico, Museo della Guerra e Campana dei Caduti saranno seduti al tavolo anche il MAG (Museo alto Garda), il Diocesano e il Museo Storico del Trentino.

«A Bisesti farò un discorso chiaro - argomenta Laezza -: o la Provincia ci fornisce di nuovo il personale sufficiente all'esercizio culturale delle istituzioni museali che rappresentiamo, o ci fornisce le risorse per farcele assumere in proprio. L'alternativa è solo la chiusura».

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