Personaggi / Il lutto

Addio alla "mamma" di tanti roveretani: Cecilia Bonifazi è scomparsa la Vigilia di Natale

Era ginecologa e molto attiva nel volontariato. Anche quando lavorava al Santa Maria del Carmine, però, le ferie estive le passava in Africa, a prestare la sua professione nelle strutture al limite dell'Angola, del Nicaragua e altrove nel Sud del mondo dove c'era bisogno

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Ha fatto nascere migliaia di roveretane e roveretani, accogliendo i nuovi cittadini con quel sorriso coinvolgente che non l'ha abbandonata nemmeno nell'ultimo giorno di un'esistenza piena e contagiosa. Cecilia Bonifazi se n'è andata la vigilia di Natale, a 67 anni, strappata agli effetti di un'intera comunità da un male incurabile che si è propagato con una rapidità tale che ha lasciato sconcertati gli stessi medici.

Si è spenta così, poche settimane dopo aver scoperto di essere malata, senza nascondere l'ospite subdolo ma sempre dispensando sorrisi. E pure un saluto, inviato a parenti e amici su Whatsapp poco prima di dire addio al mondo: «Sono abbastanza tranquilla, mi sto preparando all'aldilà».

Era una donna di fede, Cecilia Bonifazi, e di grande disponibilità. Il volontariato era la sua seconda pelle, un'attività portata avanti senza retorica, una presenza fissa in tutte le realtà che frequentava: dalla parrocchia di San Giuseppe a quella di Santa Caterina ma anche al Portico, al Gruppo immigrazione salute, al Punto d'Approdo e con Ala Kipengere. Trovava il tempo per assistere tutti, specie dopo la pensione.

Anche quando lavorava al Santa Maria del Carmine, però, le ferie estive le passava in Africa, a prestare la sua professione di ginecologa, tanto apprezzata da noi, nelle strutture al limite dell'Angola, del Nicaragua e altrove nel Sud del mondo dove c'era bisogno.

Cecilia la conoscevano tutti in città. E la risposta alla notizia del decesso ha letteralmente travolto da affetto e incredulità la famiglia. Che era originaria di Volano ma si era stabilita da anni a Rovereto. Il padre Sergio era stato segretario comunale e le cinque figlie hanno sempre avuto ruoli importanti nella comunità.

Elisa è insegnante di chitarra, Elena lavora in Comune, Anna insegna all'università in Germania mentre Maria, scomparsa dieci anni fa, era professoressa di italiano e latino al liceo Rosmini. Cecilia, come detto, era ginecologa e all'ospedale ha messo al mondo tantissimi roveretani. Gli stessi che ora ricordano in lacrime quella donna intensa, vera, presente. E alla camera mortuaria del Santa Maria del Carmine in molti hanno fatto visita alla salma per un saluto, in singhiozzi, increduli. «É impossibile non immaginare che sia qui lei a consolarci, a supportarci».

Ma non era solo la Ginecologa con la «G» maiuscola e una donna che sosteneva parrocchie, associazioni e che si era pure offerta volontaria per dare slancio alla campagna vaccinale anti-Covid; era anche una corista, ha cantato con diversi gruppi, soprattutto con il coro Concilium di Alessandro Martinelli e con il coro di Russia cristiana.

Per questo per il funerale di oggi (ore 14.30) don Ivan Maffeis ha suggerito di celebrare le messa nella chiesa della Sacra Famiglia, più grande. Perché ci saranno tanti cantori a dire addio all'amica. Anche se l'invito della famiglia è a non abbracciarsi per via del Covid, una scelta in linea proprio con il pensiero di Cecilia, che era preoccupata per il diffondersi della pandemia. E a pregare per lei, a distanza e inconsapevole, ci sarà anche il tredicesimo nipotino, nato ieri in California.

Un parto a cui non potrà assistere anche se l'attesa l'ha seguita di continuo, rallegrandosi per quella nuova vita che stava per fare capolino nella sua grande famiglia.

«Sono tanti i nipoti e i pronipoti - ricorda il cognato Tommaso Calarco - L'ultimo in attesa per oggi (ieri, ndr) l'aveva sempre seguito, anche se è a Los Angeles. Era davvero amata da tantissima gente. Anche perché aveva una rete di contatti molto ampia e da quando era in pensione era ancora più impegnata nel volontariato. Siamo stati travolti dall'affetto, perché davvero era sempre presente. Ci conforta sapere che se n'è andata in pace, con una forza d'animo incredibile. Se dovesse capitare a me una cosa del genere non so se riuscirei a comportarmi allo stesso modo. Perché è stata una malattia improvvisa, inverosimile”.

E ancora: “Vari oncologi hanno commentato che solo tre volte in carriera avevano assistito ad una cosa del genere. Aveva mal di gola ma l'ecografica era negativa. È stata la Tac a inizio dicembre a rivelare la malattia ormai troppo estesa. Nonostante tutto Cecilia è riuscita a prepararsi con razionalità medica, senza nascondersi, senza disperazione, senza rinchiudersi o isolarsi. Non ha strombazzato la cosa, certo, ma non l'ha nemmeno nascosta, non ha avuto alcuna vergogna ed è stata lucida e presente fino alla fine, è andata addirittura a fare la spesa una settimana prima. Gli ultimi giorni è stata seguita benissimo all'ospedale di Rovereto”.

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