Giustizia / Il caso

Omicidio Perraro, la difesa dice che è stato il cane, ma il perito non lo può analizzare

Scontro legale, ma molto importante per la prossima udienza: la Corte autorizza una analisi dell'animale ma l’esperto incaricato può vederlo solo da «lontano»

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. La «perizia» - le virgolette sono d'obbligo - sul cane Achille è stata un buco nell'acqua. Il processo per femminicidio che vede imputato Marco Manfrini, insomma, non potrà giovarsi dell'ispezione del cane che, secondo la difesa, sarebbe l'assassino di Eleonora Perraro. La battaglia per poter analizzare il labrador è stata osteggiata fin dall'inizio dalla procura ma alla fine, all'ultima udienza, il presidente della corte d'assise ha dato l'ok. E questo, si badi bene, non è solo un particolare macabro in un quadro già tragico.

La questione del cane di Eleonora Perraro, la 43enne massacrata di botte la notte del 5 settembre 2019 al Sesto Grado di Nago, è entrato a far parte anche delle indagini sull'omicidio: i legali della famiglia, fin dall'inizio, hanno depositato in procura tutti gli atti finalizzati a provare che l'animale è stato picchiato, la stessa notte in cui è stata aggredita la sua padrona.

Per la difesa che, ha analizzato le foto della scientifica dei carabinieri, a massacrare la vittima sarebbe stato invece proprio il cane. Per questo ha insistito per un'analisi seria sull'animale. E i periti messi in campo dall'avvocata Elena Cainelli non sono certo degli sprovveduti. Tutt'altro.

E gli elementi che riportano - e che illustreranno a processo il 18 maggio - è che a massacrare la malcapitata sarebbe stato proprio il labrador.

Oltre alla relazione dettagliata di Paolo Pascolo - docente universitario a Udine e rappresentante dell'ateneo friulano per i rapporti con i corpi dello Stato - sarà presentata in aula anche una relazione dell'anatomopatologo Carlo Moreschi, lo stesso che si è occupato dei casi di Eluana Englaro e, più recentemente, del giocatore della Fiorentina Davide Astori.

Analizzando i dettagli delle foto scattate dalla scientifica dei carabinieri il giorno dopo l'omicidio i due esperti concordano nell'attribuire le lesioni mortali inferte ad Eleonora proprio al «cucciolone».

I segni dei denti sul volto devastato della vittima e l'impronta della zampa sul collo (che, secondo i consulenti, sarebbe alla base dello strangolamento che ha portato alla morte) sarebbero segnali inequivocabili. E citano pure l'assenza di sangue sulla dentiera di Manfrini trovata in terra. Se avesse preso a morsi la moglie, insistono, avrebbe dovuto essere lorda.

Certo che, almeno nell'immaginario collettivo, pensare ad un labrador come ad un cane assassino lascia perplessi. Ma i periti della difesaassicurano che ogni animale, se non addestrato a dovere, è pericoloso. E riportano casi proprio di labrador che hanno ammazzato tanto bambini quanto adulti. Tant'è che all'ultima udienza l'istanza sul cane presentata dalla difesa è stata accolta.

La corte ha infatti acconsentito al perito Paolo Pascolo di incontrare il labrador Achille, il «cucciolone» di 10 mesi e 32 chili (all'epoca dei fatti) che secondo una lettura fornita da chi cerca di scagionare l'imputato sarebbe il responsabile dell'uccisione di Eleonora Perraro. E mercoledì il consulente della difesa ha incontrato Achille ma, contrariamente a quanto avrebbe dovuto fare, gli è stato impedito di effettuare misurazioni e considerazioni de visu. In parole povere, il perito ha potuto osservare il cane solo da distanza. Una sorta di incidente probatorio, dunque, inutile ed al quale hanno preso parte anche gli assistenti di parte civile.

«Mi hanno impedito di analizzare il cane. - conferma Paolo Pascolo - La visione di Achille, per capirci, il giudice l'ha data a me ma io, per correttezza, ho invitato tutti a partecipare come osservatori. Peccato, però, che i carabinieri, su ordine della procura di Rovereto, abbiano bloccato le operazioni peritali e non abbiano concesso alcuna misurazione. Non solo, Achille è stato portato in un posto senza riferimenti per evitare appunto di essere misurato. Non mi è stato concesso nemmeno di posare una moneta a terra e men che meno di controllare il microchip».

Insomma, una trasferta inutile per il perito della difesa ma anche per le altre parti in causa. «Preciso che l'accesso è stato autorizzato solo a me ma per trasparenza ho voluto informare tutte le parti processuali al fine di prendere parte dell'operazione peritale. Normalmente per visionare si intende non solo vedere il colore del pelo o la forma dell'animale, che hanno caratteri tipicamente soggettivi e quindi inutili, ma si intende stabilire la difformità o meno del cane dallo standard di razza, il che implica inevitabilmente alcuni rilievi metrici: l'altezza al garrese e la circonferenza toracica. Il cane è costituito anche dalla testa, ovviamente, e la bocca fa parte del cane: durante il sopralluogo mi è stato impedito di effettuare qualunque tipo di misura ancorché di tipo comparativo, ad esempio porre un a moneta da 2 euro dinanzi alla zampa del cane. Mi è stato anche impedito di visionare la bocca del cane, mi è stato impedito di toccare il cane anche per una eventuale carezza o anche per il controllo del microchip che si può effettuare solo con idoneo strumento fatto scorrere sul corpo dell'animale. Alla mia domanda all'attuale proprietaria di sollevare il labbro allo scopo di visionare i denti mi è stata negata anche questa possibilità adducendo il fatto che visionare la bocca non è visionare il cane. Ho anche chiesto di muovere il cane al trotto per visionarne l'andatura e anche questo mi è stato negato. Fortunosamente il cane ha aperto la bocca mentre lo stavo fotografando, così ho potuto constatare le dimensioni della dentatura inferiore che è considerevole. Quindi anche quella superiore molto maggiore dei 1 cm detto in udienza».

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