Rovereto si interroga sulle baby gang: "Tessuto sociale sano, ma bisogna stare in guardia"

di Barbara Goio

Violenza giovanile in città: dopo la denuncia di due trentenni che sono rimasti loro malgrado coinvolti in una rissa esattamente due settimane fa, come raccontato ieri sulle pagne dell’Adige», sale l’attenzione per come sta crescendo il disagio giovanile anche in quella che per anni è stata considerata una sorta di “isola felice” come Rovereto. I segnali sono senza dubbio preoccupanti: la coppia di trentenni ha raccontato infatti che sabato l’altro, intorno alle 19 in via Manzoni, quindi in pieno centro, hanno visto un gruppo di ragazzini aggredire con estrema violenza altri due giovani che stavano aspettando l’autobus per Riva del Garda. Intervenuti per fare da paceri, sono stati a loro volta picchiati tanto da richiedere l’intervento dei sanitari e rimediare dieci giorni di prognosi ciascuno per le contusioni riportate al viso, al costato e alla schiena. Nonostante l’intervento della polizia, prontamente chiamata sul posto, in un secondo tempo i due hanno riportato di essere stati presi nuovamente di mira dal gruppo di ragazzini violenti, una “baby gang”, che li ha raggiunti all’incrocio tra via Tommaseo e il Corso Rosmini, e li ha nuovamente minacciati, cercando di colpire la loro auto con dei bolognini di porfido. A questo punto sono arrivati sia la Polizia che i Carabinieri, con due pattuglie, e si è proceduto all’identificazione dei giovanissimi picchiatori. Due giorni dopo, lunedì mattina, la coppia di trentenni ha presentato denuncia.
«Stiamo ancora indagando sull’episodio specifico - spiega la dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Rovereto Ilva Orsingher - che è sicuramente grave, ma i cui contorni devono essere attentamente vagliati. Per questo sono state raccolte le diverse testimonianze e, per ora, possiamo dire che si tratta di un episodio circoscritto. È vero che inizialmente si è parlato di una rissa con una trentina di persone coinvolte, ma tutta questa gente, in realtà, era alla fermata dell’autobus in attesa dei mezzi, e quindi è stata testimone del fatto, non direttamente coinvolta».
«Un secondo punto - precisa la vicequestore - riguarda i capi di imputazione che non sono stati ancora formalizzati: un caso, il più grave, sarebbe senz’altro quello della rissa, ovvero di bande di ragazzini che si fronteggiano in maniera violenta; diverso è invece il caso di un’aggressione, ovvero di un paio di ragazzi, probabilmente ubriachi, che si fanno avanti con fare minaccioso per screzi precedenti e gli altri giovani che si difendono. Per ora abbiamo identificato i ragazzi coinvolti, minorenni e maggiorenni da poco, e stiamo effettuando tutti gli accertamenti relativi a questo episodio, sentendo i testimoni per la puntuale ricostruzione dei fatti». «Per alcuni giorni - riprende la dirigente - abbiamo anche monitorato il pronto soccorso per rilevare la presenza di giovani coinvolti in episodi simili».
Quanto al fatto che solo i due trentenni sarebbero intervenuti a fare da paceri nell’indifferenza generale, Orsingher precisa: «In quell’occasione, erano subito arrivate diverse chiamate di cittadini presenti, e noi ci siamo immediatamente messi in moto. Il tessuto sociale a Rovereto è buono, e il controllo dei cittadini è costante e puntuale: spesso ci chiamano per segnalare assembramenti, o comportamenti poco rispettosi, o anche episodi di urli e spintoni. In questo periodo accade dopo le 18, quando i bar chiudono, e i ragazzini si ritrovano, a volte anche alterati dall’alcol, prima di fare rientro a casa».
Sull’ipotesi che il prolungato lockdown abbia in qualche modo influito sul disagio giovanile, per Orsingher «è il caso di fare le opportune riflessioni», considerando che «la mancanza di vita sociale ha diminuito le occasioni per esprimere le proprie esigenze». «Il nostro compito - conclude la dirigente - è comunque stare sempre molto attenti e presidiare i luoghi di ritrovo: il controllo diffuso ed il presidio delle forze dell’ordine sono costanti ed efficaci».
Anche per il sindaco Francesco Valduga, gli episodi di violenza, pur se «preoccupanti», vanno comunque verificati, per vedere se «si inseriscono in un contesto più ampio». Il sindaco precisa: «L’attenzione è molto alta, la polizia locale è stata potenziata e sono aumentati i controlli nelle periferie; prosegue il protocollo scuole sicure in collaborazione con la polizia e le unità cinofile».
«Esistono zone con più problemi - ammette il primo cittadino - come per esempio vicolo Parolari, e proprio per questo la polizia locale ha intensificato i controlli. Sostanziale è comunque la collaborazione tra le varie forze dell’ordine, la presenza di telecamere, e soprattutto la prevenzione: oltre al progetto con gli educatori di strada, un bando complesso, ci sono le tante realtà locali che promuovono l’associazionismo e contrastano il disagio giovanile».

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