Sentinelle di quartiere, Lizzanella prima a partire

di Enrico De Rosa

Arrivano le sentinelle di quartiere a Lizzanella e nel centro storico. Gruppi di normali cittadini, formati dalle forze dell'ordine, e disposti a diventare gli occhi e le orecchie dell'amministrazione a tutela dell'ordine e del decoro del rione, prevenendo eventuali reati grazie allo scambio delle informazioni.

Prende corpo così il progetto del controllo di vicinato o «Rovereto. Circoscrizione sicura», secondo la dicitura ufficiale, avviato quasi due anni fa dalla giunta Valduga I. Tutto è stato organizzato su base volontaria e sotto il controllo dei presidenti di circoscrizione e della polizia locale. Quindi è ormai questione di giorni, al più un paio di settimane, e nei quartieri di Lizzanella e del centro storico prenderà forma un progetto pionieristico per il Trentino.

«Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Anzi è un'iniziativa sperimentale nei rioni della Sud e della Centro. - spiega il presidente della circoscrizione di Lizzanella Andrea Gatti - I gruppi sono ancora aperti e possono aggiungersi altri volontari. Al momento contiamo una quindicina di persone che faranno alcuni incontri con la polizia locale per essere formati. Devono essere sentinelle sul territorio per migliorare il vivere quotidiano. Non solo, per ogni gruppo c'è un rappresentante delle forze dell'ordine che filtra le informazioni».

Come si ricorderà, l'amministrazione ha più volte sostenuto di voler puntare le sue carte sulla possibilità di avviare a Rovereto una più efficace vigilanza del territorio con una innovativa politica della sicurezza. Questo spiega l'iniziativa, il cui primo passo risale al marzo 2019 con la firma del protocollo di intesa. Poi il secondo passaggio con il vaglio del ministero dell'Interno. Ma a causa della pandemia tutto viene rinviato fino a quando, inaugurata la giunta Valduga II, si riprende in mano il progetto per attuarlo.

Va detto, però, che nel resto d'Italia il controllo di vicinato non è una novità, al contrario. Sono migliaia i Comuni, dal Veneto alla Lombardia e all'Emilia Romagna e in generale a tutto il Settentrione, che già si avvalgono dal 2008 di queste politiche di valorizzazione della collaborazione con i cittadini.

Si tratta, in altri termini, di un gruppo di cittadini, i cosiddetti capifamiglia (ma il termine non deve ingannare, possono partecipare anche le coppie o i single) che hanno deciso di collaborare con le istituzioni al fine di segnalare tutti quei comportamenti che lasciano adito a sospetti o appaiono comunque anomali nel proprio quartiere.

Però, si è ribadito da palazzo Pretorio, si eviteranno allarmismi o i rischi di esasperare la percezione della insicurezza. Per questo la collaborazione e le eventuali segnalazioni sono sottoposte a più filtri. Per non fare che un esempio, il primo metro di valutazione di una segnalazione, che potrebbe essere uno strano e continuo andirivieni da un locale abbandonato o un insistito curiosare nei pressi di un cestino dell'immondizia, è quello degli altri capifamiglia di quartiere che possono confermare o meno l'impressione raccolta da uno di loro. In seconda battuta subentra la valutazione del rappresentante delle forze dell'ordine, cui spetta il compito di confermare o meno la segnalazione, inviandola agli organi preposti delle forze dell'ordine, che prendono in carico l'informazione, verificandola con i propri mezzi.
«Noi presidenti di circoscrizione - commenta ancora il presidente Gatti - abbiamo un ruolo super partes. Teniamo le fila e raccogliamo i nomi di coloro che vogliono partecipare».

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